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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Il Dittamondo (1-26)
Post n°767 pubblicato il 09 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO PRIMO CAPITOLO XXVI Cotal, qual io ti conto, fu il mio Scipio e tal mi convenia, se ’l ciel dovea ridurre a buona fine il bel principio. Lo padre e ’l zio giá perduti avea avvolpinati a forza e per ingegno 5 da Asdrubal, che la Spagna possedea, quando, con prego assai onesto e degno, per vendicare il danno ricevuto, da me partio questo mio sostegno. Non è da trapassar lo bello aiuto 10 di Claudio e di Valerio, il cui ben fare fece ben fare al popol mio minuto. Non è ancora da voler lasciare sí come Fabio del figliuol li piacque la morte, piú che ’l fallo perdonare. 15 Qui ritorno a colui, che propio nacque per me, che, poi che ne la Spagna giunse, a far mio pro un’ora non si tacque. Piú e piú volte Asdrubale compunse; prese Mago, di ch’io feci gran festa, 20 e la nuova Cartago strusse e munse. Ad Annibal mandò Claudio la testa d’Asdrubal, de la qual rider s’infinse: credo per piú celar la sua tempesta. E tanto Scipio i suoi e sé sospinse 25 a dí a dí, prendendo le province, che tutta Spagna in poco tempo vinse. Poi, ritornato a me questo mio prince, ed essendo al Consiglio disperato, mostrò l’ardire onde ogni roman vince. 30 Qui passo a dir ciò che fu consigliato per Fabio e per lui; ma ben t’accerto che ’l suo buon dir piacque a tutto ’l senato. Con poca gente nel cammino esperto si mise e poi passò, senza periglio, dove il lito african li fu scoperto. Di tanta grazia ancor mi maraviglio: che ’n breve tempo in campo uccise Annone ed anche a Sifax re diede di piglio. E questo posso dir fu la cagione 40 che le cittá d’Italia ritornaro la maggior parte a la mia intenzione. E perché gli African da poi mandaro per Annibal, che ben diece e sette anni m’avea fatto sentir tormento amaro, 45 diliberata fui da’ suoi affanni: pianse il partir, perché fra tanto spazio veduta non m’avea dentro da’ panni. Di molti Italiani fece strazio; ma pria che giunto fosse a l’altro lito, 50 per malo agurio fu del cammin sazio. E poi che ebbe il gran valore udito di Scipio, dubitando in fra se stesso, pensò far pace per alcun partito. E tanto seguitò di messo in messo, 55 che ’l dí fu posto e data la fidanza; poi funno insieme, come fu promesso. Qui era il grande orgoglio e la baldanza; qui era la virtute e l’ardimento del mondo, potrei dire, e la possanza: 60 ché vo’ che sappi che ’l gran parlamento che Dario scrive ch’a Troia fu fatto povero fu a tanto valimento. Livio ti conta l’accoglienza e l’atto e ’l bel parlar di questi due gran siri 65 e come si partîr senza alcun patto. Però passo oltre e vegno ai gran martiri de la battaglia, che fu sí aspra e forte, che lungo tempo poi funno i sospiri. Non saprei dire di ciascun la sorte, 70 né che fe’ Scipio né Annibal; ma, pensa, piú vergogna temea ciascun che morte. Pure a la fine il Sommo, che dispensa le grazie sue come a lui piace, volse che sopra gli African fosse l’offensa. 75 Ma sappi che Annibal mai non si tolse del campo, in fin che colpo vi si diede: l’ultimo fu, tanto ’l partir li dolse. E posso per ver dire, e farne fede, che in quel giorno la vittoria presi, 80 onde al mondo per me legge si vede. Apresso questo, i gran Cartaginesi per voler d’Annibal, che si partio, domandâr pace e fu tal ch’io la ’ntesi: però che tutti sotto al regno mio 85 vennero gli African, ch’eran sí bravi: seguitâr loro e fenno al mio disio. Portate funno a Scipio le chiavi de la cittá ed el v’entrò co’ suoi; poi arse lor ben cinquecento navi. 90 Apresso, a me tornato, saper puoi ch’io il trionfai con la sua milizia e pensar non potresti a li dí tuoi la festa, ch’io ne feci, e la letizia. |
Inviato da: Vince198
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