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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Il Dittamondo (2-27)
Post n°883 pubblicato il 22 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti CAPITOLO XXVII Trenta volte quaranta e venti piue d’anni correa, allora che ’l secondo buon Federigo incoronato fue. Costui si vide grazioso al mondo, largo, con bei costumi e d’alto core 5 e ne la scienza sottile e profondo. E piú mostrato avrebbe il suo valore, non fosse stato Onorio e Gregoro, che mal seguiro in lui lo primo amore. Quel ch’io dico ora nota, e non sie soro, 10 per dare asempro a molte lingue adre, che dàn crudei biastemie a’ figliuol loro. Nicola, biastemiato da la madre che non potesse mai del mare uscire, convenne abbandonar parenti e padre; 15 e poi, volendo il precetto ubbidire di Federigo, nel profondo mare senza tornar mai su si mise a ire. In questo tempo, che m’odi contare, Michele Scotto fu, che, per sua arte, 20 sapeva Simon mago contraffare. E se tu leggerai ne le sue carte le profezie ch’el fece, troverai vere venire dove sono sparte. In questo tempo udii novelle assai 25 de’ Tartari, di ch’io presi gran dubio, e gli Ungar ne sentîr tormento e guai. E certa sono, e qui nol pongo in dubio, che ’l danno m’era piú che la paura, non fosse stato il fiume del Danubio. 30 Ben vo’ che ponghi a quel ch’or dico cura: solo per un cagnuol, ch’è una beffe, si mosse sdegno e guerra ch’ancor dura (se ’l sai non so) dica dal .P. all’Effe, tra i quai di Falterona un serpe corre, 35 che par che ’l corpo di ciascuno acceffe. Oh quanto è saggio l’uomo, che sa porre freno a la lingua e a la mano ancora e che, per fallo altrui, sé non trascorre! In questo tempo appunto, ch’io dico ora, 40 funno tremoti con sí gran fracasso, ch’assai Borgogna pianse e Brescia allora. E fu trovato nel centro d’un sasso, ch’era senza rottura intero tutto, un libro grande, d’assai bel compasso, 45 dentro dal quale era, in breve costrutto, da Adamo fino al tempo d’Anticristo ciascuna profezia che porta frutto. E ne la terza parte ancor fu visto ebraico, greco e latino scritto: 50 – De la vergin Maria nascerá Cristo. E io, che sono in questo sasso fitto, sarò trovato al tempo che Ferrante re di Castella sie nomato e ditto –. Qui torno al mio signore, ch’un diamante d’animo fu, ch’oltra mar fe’ il passaggio, vincendo molto de le terre sante. E piú avrebbe fatto nel viaggio, se ribellato non li fosse stato il regno tutto, ch’era suo retaggio. 60 Volsesi a dietro e, poi che tu tornato, tal lavor fe’ de’ molti che ’l tradiro, che non parve giustizia, ma peccato. E cosí venne di leone un tiro: morse la Vipera e la Capra e poi 65 fece a Flaminea portar gran martiro. Fieri e forti funno i fatti suoi e videsi montare in tanta gloria, che ciascuno il temé di qua fra noi. E se non fosse ch’el fu a Vittoria 70 per lo suo falconare in fuga volto, ancor farei maggior la sua memoria. Ma prima che da me fosse disciolto per colei che disfá ciò che s’ingenera, veduto avea trent’anni il suo bel volto. 75 E perché veggi e pensi quant’è tenera questa rota, che l’uom monta e discende, e che ogni suo ben tosto s’incenera, qui vo’ che ponghi il cuore e che m’intende: sei figliuoli ebbe e ciascun grande e re: 80 li tre di sposa e gli altri d’altre bende. E tutta questa schiatta si disfé e venne men con ogni signoria forse in venti anni, come udrai per me. Arrigo e Enzo n’andâr per una via; 85 Currado, dopo il padre, visse forse due anni in Puglia con gran maggioria; Giordano e Federigo ciascun corse nuovo cammino; poi a Manfredi Carlo lo regno tolse e la morte li porse. 90 Io so bene che quel che qui ti parlo è tanto scuro e breve, che fia grave d’intendere a ciascun senza chiosarlo. Al fine Corradino di Soave si mosse e andò in Puglia e fu sconfitto; 95 poi fu tradito, preso e messo in nave. Dinanzi un poco a questo ch’io t’ho ditto, Fiorenza prese Pistoia e Volterra e poi fece al Pisan danno e dispitto. E tanto andò cosí di guerra in guerra, 100 che fu la gran battaglia a Monte Aperti, ch’arricchio Siena d’arnese e di ferra. A ciò fu Farinata de gli Uberti col gran valore e col sottile ingegno, Giordan, Gerardo e molti in arme sperti; 105 a ciò fu il Bocca del mal voler pregno e Razzante bugiardo e lo Spedito prosuntuoso, ingrato e pien di sdegno, e ’l Tegghiaio nel consiglio male udito. |
Inviato da: Vince198
il 25/12/2023 alle 09:06
Inviato da: amistad.siempre
il 20/06/2023 alle 10:50
Inviato da: patriziaorlacchio
il 26/04/2023 alle 15:50
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il 17/04/2023 alle 16:00
Inviato da: ragdoll953
il 15/04/2023 alle 00:02