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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Il Dittamondo (4-09)
Post n°1004 pubblicato il 08 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO QUARTO CAPITOLO IX Seguita ora a dir del quarto seno che da Bisanzo Europa racchiude in fin al Tanai, dove vien meno, overo a le Meotide palude, lo qual con sette stadii divide 5 l'Asia da noi con le ripe crude. Il nostro mar, che la terra ricide fino a la Tana, a dietro ritorna, perché strada non v’è che piú lá il guide. Il Tanai, che nasce de le corna 10 di Rifeo, per la Sizia profonda passa a la Tana, ma piú dí soggiorna. Or ciò che chiudon, da la nostra sponda, lo mare e ’l Tanai, Europa è detta con quanto l’Oceano la circonda. 15 Sopra ’l golfo di Trazia, in su la stretta che chiude il mare in cinquecento passi, del qual Costantinopol tien la vetta, giunti eravamo, e io pur dietro a’ passi de la mia guida; e trapassammo Pera, 20 che terra e porto di Genova fassi. Cosí cercando per questa rivera andavam noi e riguardando sempre s’alcuna novitá da notar c’era. Qui mi disse Solin: "Quando tu tempre 25 la penna, per trattar di questo mare, ricordera’ ti, e fa che tu l’assempre, di quel ch’or dico". E presemi a contare la forma del delfino e la natura e quanto è velocissimo il suo andare, 30 e come ancor gli piace la figura umana di vedere e propio quella, ch’a riguardare è piú pargola e pura. Apresso questo, disse la novella come un s’innamorò giá d’un fanciullo, 35 ch’assai mi fu miracolosa e bella. Sopragiunse: "Di tutti i pesci, nullo è da notar per maggior maraviglia de l’echin, ch’a vederlo è poco e brullo. Questo ha la schiena ch’un arco somiglia, 40 piena di squame agute e paion ferra, con cui in mezzo il mar la nave piglia. E poi che bene a essa s’afferra, remi o vento a muoverla han men forza, che s’ella fosse in su la ferma terra. 45 E questo avièn quando il mare si sforza di muover forti venti e gran tempesta; poi sen va, come il mal tempo s’ammorza". Per quelle vie, che m’eran sí foreste, trovammo un serpe, che per sette porte passa nel mare con sette sue teste. E, quando giunge, è sí feroce e forte, che ben quaranta miglia dentro corre, prima che ’l mar gli possa dar la morte. E sí come ’l discepol, che ricorre 55 al suo maestro, quando in dubbio vive d’alcuna cosa che voglia comporre, dimandai il mio: "Di’ come si scrive il nome di costui e dove nasce e quant’è grande in fine a queste rive". 60 "De’ germanici monti, tra le fasce di Soapia, rispuose, par si spicchi e quivi come agnel prima si pasce. Poi, cercando Baviera e Ostericchi, truova il fratello di gran signoria 65 e l’uno in corpo a l’altro par si ficchi. Indi da Buda cerca l’Ungheria, Burgaria, Pannonia, Mesia e Trazia, e tre isole forma ne la via. Seicento miglia di terra nol sazia: 70 da sessanta figliuoi seco conduce, qual Drava, Ordesso, dove qui si spazia. Istro lo chiamo e dove si riduce, per lo cammino, Danoia si dice; e qui Vicina il suo nome riluce". 75 Cosí parlando, per quelle pendice Costanza vidi, Laspera e Mauro Castro, Barbarisi che ’n mar tien la radice. E vidi, ricercando per quel nastro, Pagropoli e Caffa del Genovese, 80 Soldana, Vespro, Gabardi e Palastro. E poi che ’n verso il Tanai discese presso a Porto Pisan, sopra la Tana, la scorta mia a ragionar mi prese: "Qui la pontica gemma è molto strana: 85 alcuna in color d’oro, chiara e bella, e qual sanguigna, quasi come grana, e dentro il mezzo lor luce una stella". Apresso questo mi disse del fibro come e perché si caccia, la novella, 90 cosí come la scrive nel suo libro. |
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