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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
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Il Dittamondo (4-10)
Post n°1006 pubblicato il 09 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo di Fazio degli Uberti LIBRO QUARTO CAPITOLO X Ora passiamo tra popoli barberi, bestiali, mostruosi e salvatichi quanto le scimmie che stanno tra gli alberi. "Qui si convien ch’accortamente pratichi, disse Solin, ché ne’ tempi preteriti 5 ismarriti ci son di ben grammatichi. E però fa, ch’andando, chiaro averiti per me o per altrui d’ogni tuo torbido, se de la gran fatica aspetti meriti". "Non dubbiare, diss’io, che sia sí orbido 10 ch’io scriva cosa, onde non abbia copia per te o per autor sentito o morbido; ché matto è quel che sí nel cuor s’appropia una cosa, che solo a sé vuol credere, veggendo che fa male e follia propia". 15 Qui non fu piú né ’l dimandar né ’l chiedere; la strada prese per la nostra Sizia su da levante, come dee procedere. Noi fummo dove Meotide ospizia con la figliuola, che vincea di correre 20 ciascun, secondo che di lá s’indizia. Questo è paese a non voler trascorrere: acquoso è molto, ma, dove tu ’l semini, frutta sí ben, ch’altrui ne può soccorrere. Non lungi qui fu il regno de le femini 25 che co’ mariti lor negavan vivere, salvo ch’al tempo del Toro e del Gemini. E se le lor confine deggio scrivere, sí l’Europa e l’Asia le dividono, che da niuna parte son dilivere. 30 E con tanta franchezza giá si vidono, che Greci e Persi, quando n’han memoria, per danno antico e per vergogna stridono. Piú secoli regnaro in questa gloria; l’ordine loro assai fu bella e strania, 35 come’ veder si può ’n alcuna storia. Di sotto a queste è ’l paese d’Albania, dove si truova gente senza novero; acerbi, ch’a passarvi è una smania. Cosí, seguendo dietro al mio ricovero, 40 attraversando vidi il fiume d’Ipano tal, ch’ogni altro appo lui di lá par povero. Lungo ha sí il corso, che quei che s’arripano al suo principio, de la fine ignorano; ed e converso quei ch’al fin si stipano. 45 In questa parte gli Auceti dimorano, ai quali il fiume pare un gran rimedio: navican quello piú che non lavorano. Utile è molto in fine a Callipedio, dove trova Exampeo, che, nel suo giungere, 50 di natura il trasforma e fassi tedio. "Qui non bisogna ch’io ti debba pungere, disse Solin, perché a’ luoghi domestichi mille anni ognor ti dee parer di giungere. Maraviglia udirai, se tu lo investichi, 55 de’ Neuri che in lupi si figurano la state, e vanno silvani e rubestichi. In fin che ’l sole è in Leo, cotali oscurano; poi ciascun torna in sua figura ed essere: non so il peccato, onde tal pena durano". 60 "Qui si conviene, a lui diss’io, compessere la lingua"; e, se non fossi il testimonio, non l’ardirei nei miei versi tessere. Tra questi corre il fiume Boristonio, abondevol di pesce buono e nobile, 65 del qual le spine tenerume conio. Vidi i Geloni, gente ferma e immobile, e queste genti i corpi lor dipingono e piú e men com’hanno onore e mobile. Qui presso gli Antropofagi si stringono 70 i quali vivon tanto crudelissimi, che d’usar carne umana non s’infingono. Qui passai boschi d’animai fierissimi che’n fin al mare di Tabi si stendono: piú e piú dí penai, sí son lunghissimi. 75 Qui sono i Seres, che ’n Asia s’intendono, onde Solin mi disse: "Buono è volgere come a settentrion le strade scendono". Le prime genti, che qui seppi sciolgere, Calibi e Dachi fun, che senza regola 80 vivon crudei, né mai li puoi rivolgere. Una gente non lungi a lor s’impegola, gli Esidoni, sí piena d’ogni vizio, ch’a riveder quanto la morte negola. Qui fui ed ebbi di ciò vero indizio: 85 che tanto sono acerbi li Scitauri, che squartan l’uom per farne sacrifizio. Li Numadi si pascon come tauri; li Satarcei, nemici d’avarizia, negan l’argento o cosa che s’inauri. 90 Tutti i diletti e tutta la letizia de’ Georgi è quando i campi lavorano e che n’abbian ricolta con dovizia. Gli Asiati qui presso dimorano: costor non han de l’altrui desiderio 95 né per ricchezza piú fra lor s’onorano. Albergo od ospidale o monasterio non vi trovai e però nel mio vivere usar mi convenia gran magisterio. Qui non val saper leggere né scrivere; 100 né qui per cenno alcun ti sanno intendere; quivi non giova aver fiorin né livere, onde a’ bisogni tuoi li possi spendere. |
Inviato da: cassetta2
il 12/08/2024 alle 08:41
Inviato da: amistad.siempre
il 11/08/2024 alle 23:52
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il 25/12/2023 alle 09:06
Inviato da: amistad.siempre
il 20/06/2023 alle 10:50
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il 26/04/2023 alle 15:50