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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
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I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)
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Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)
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Il Dittamondo (5-13)
Post n°1110 pubblicato il 24 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo poi disse: "Figliuol mio, se bene aviso, la sete tua non pare ancor rasciutta; 5 però dimmi s’è il ver, com’io diviso". "In veritá, rispuosi, non ben tutta; ma presso sí, al modo di colui, che siede a mensa e dimanda le frutta. Assai, diss’io, udito ho per altrui 10 parlar di Macometto; ma sí chiaro giá mai, come ora, certo non ne fui. E però dite, ché l’udir m’è caro, se v’è miracol ch’el facesse scorto al tempo, che nel mondo fe’ riparo". 15 Ed ello a me: "Costui mai alcun morto non suscitò, né diede luce a cieco, né fece dritto andar zoppo né torto, né parlar muto; come ho detto teco, sempre in vertú, dicea, solo de l’armi 20 venuto sono e qui la grazia è meco. Vero è che l’Alcoran conta in piú carmi rotta la luna e ch’esso la rintegra: ch’una sciocchezza, a ragionarlo, parmi; ancor, ch’essendo la notte ben negra, 25 che Dio per lui Gabriel mandava: e di ciò il Saracino udir s’allegra. Sopra elborac, una bestia, montava veloce sí, che, in men d’una mezz’ora, lo spazio d’anni ventimila andava. 30 Cosí in un batter d’occhio dice ancora che da Mech in Ierusalem andasse alla ca’ santa e lí non fe’ dimora; ma, giú smontato, Gabriello il trasse dinanzi a Dio, su, di cielo in cielo, 35 e che con lui, palpandolo, parlasse. Quel che conta che disse non ti svelo né ch’el vide; poi l’angel fe� ritorno dove elborac legato era a lo stelo. Su vi montò e, pria che fosse il giorno, 40 ne ’l portò a Mech; or qui lor dottor sono che chiose fan, qual dèi pensar, d’intorno. Ancor ne l’Alcoran, ch’io ti ragiono, truovo che disse che ’l sole e la luna eran pari di luce e d’ogni bono, 45 e che non era distinzione alcuna intra ’l dí e la notte, tanto eguali sopra la terra risprendea ciascuna. Or pon che, discendendo quelle scali, Gabriello, quando a la luna giunse, che la percosse e la ferí con l’ali, e che in tal modo, in quel punto, la punse, che de la luce, ch’avea tanto viva, essa aombrata, come or par, la munse. Ancora al dí giudicio par che scriva 55 che i dimoni d’inferno salveranno con quanti n’ha per l’aire e per le riva. Apresso pon che quelli che saranno beati, ne’ lor corpi ogni diletto, che usano ora, cosí allora avranno. 60 Di questi due miracoli, che ho detto, piú ’l Saracin, che d’alcun altro, gode, se predicati sono in suo cospetto. Similemente allor che contar ode l’altre novelle, ch’io t’ho detto apresso, 65 a Macometto rende grazie e lode. Or hai udito chiaramente, adesso, di quel che mi chiedesti alcuna parte, con quel che per piú bel tra loro è messo. Ma perché non rimagna ne le carte 70 cosa, ch’io pensi che piacer ti debbia, voglio che noti ancor quest’altra parte. Dico che, poi che morte nel cuor trebbia di Macometto, il suocero Acalí il suo Califfo de la vita annebbia. 75 Poi fece ch’el fu nel suo luogo lí; ma, quando morte ogni poder li vieta, nel Califfato succedeo Alí. Costui si volse far maggior profeta di Macometto e piú capitol mise 80 ne la sua le’ e piú di fuor n’arrieta: per questo in due Califfi si divise lo Saracino: l’uno in oriente, dov’è Baldach, io voglio che l’avise; l’altro ha sua seggia e regna nel ponente, 85 in una terra che Morocco è detta: Miramumelin lo noma la gente. E perché mal s’intende l’una setta con l’altra, al Cristianesmo molto giova, però che meno ad acquistar sospetta, 90 quando di lá dal mar pensa far prova". |
Inviato da: Vince198
il 19/03/2023 alle 16:49
Inviato da: marabertow
il 24/02/2023 alle 21:10
Inviato da: valerio.sampieri
il 23/02/2023 alle 18:45
Inviato da: valerio.sampieri
il 23/02/2023 alle 18:43
Inviato da: amistad.siempre
il 16/02/2023 alle 00:17