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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
De claris mulieribus (di Giovanni Boccaccio)
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I trovatori (Dalla Prefazione di "Poesie italiane inedite di Dugento Autori" dall'origine della lingua infino al Secolo Decimosettimo raccolte e illustrate da Francesco Trucchi socio di varie Accademie, Volume 1, Prato, Per Ranieri Guasti, 1847)
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Rime inedite del Cinquecento Indice 2 (di vari autori)
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Il Dittamondo (5-22)
Post n°1146 pubblicato il 26 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo Pensa come Alessandro con gran pene acquistò il mondo e quanto al nobil core parve leggeri e poco tanto bene; e pensa quanto Glauco pescatore s’affaticava e, se prendeva un pesce, rimanea stanco e teneasi signore. Dunque, se per valor del cuor l’uom cresce in fama, non temer, ma prendi ardire e fatti forte, quanto piú t’incresce. Questo cammino, onde ora dobbiam ire, è tanto grave, pauroso e oscuro, quanto alcun altro, ch’io sapessi dire". Cosí quel mio maestro caro e puro mi disse; e io a lui: "Va pure innanzi, ché me vedrai qual diamante duro. Ben penso che di’ questo, perché dianzi mostrai d’aver paura di coloro, dov’io dissi: "Per Dio, che qui non stanzi! –". Non mi rispuose né fe’ piú dimoro; prese la strada dritta in vèr levante, che giá cercato avea di foro in foro. Grande il paese e sonvi genti tante, che pare un formicaio e, se ben vidi, poveri alberghi v’hanno per sembiante. "Tutta Etiopia in due parti dividi, disse il mio sol: l’una è questa in ponente; l’altra suso in levante par s’annidi. Tra l’una e l’altra non abita gente; sí v’è la terra rigida e selvaggia, ch’a la vita de l’uom non vale niente". Cosí parlando, trovammo le piaggia del Negro, un grande e nobile fiume, 35 che bagna l’Etiopo e che l’assaggia. Vero è che, per natura e per costume, questo col Nilo un’acqua si crede: e tal lo troverai in alcun volume. Io vedea per tutto andare a piede 40 uomini e femine e stare in brigata, come fra noi le mondane si vede. Mentre io mirava, disse Solin: "Guata questa gente bestiale e senza legge come al piacer di Venere s’è data. 45 E sappi che di quante se ne legge, non truovi schiatta di questa piú vile: niun conosce il padre, ben ch’el vegge. E per natura il mondo ha questo stile: che ne’ piú stremi i men nobili pone 50 e per lo dritto suo i piú gentile. Al gran calor, che ’l sole qui dispone, Etiopi funno primamente ditti, secondo che alcun vuole e propone. Sotto il cardin meridian son fitti: 55 assai ci sono i quali, spesse volti, lo sol biasteman, sí da lui son fritti. Piú popoli diversi, e bestial molti, si ponno annoverare in questa parte e genti nude, per le piagge sciolti. 60 Poco si curan di scienza o d’arte; la terra han buona e bestiame assai, oro e gemme quanto in altra parte. Truovi ove funno, s’al mezzodí vai, Antipodes da presso a l’oceano, 65 di cui i poeti parlâr come sai". Cosí cercando il paese lontano e ragionando, giungemmo a un lago ch’assai mi parve di natura strano. "Non si vuol esser di quest’acqua vago, 70 disse Solin, per sete che l’uom abbia, perché quella d’Acon non fa piú smago: però che chi ne bee o ello arrabbia o che dal sonno egli è si forte preso, che come morto il portaresti in gabbia". 75 Di lá partiti, io andava sospeso tra quelle genti e davami lagno di veder quel ch’io vengo a dir testeso. Pensa, lettor, se mai fosti in Bisagno o in Poncevere, nel tempo del Gemini, 80 per festa, ch’uom non cerchi alcun guadagno, e veduto hai donne, donzelle e femini coi volti lor piú neri assai che mora e i denti come neve, che ’l ciel semini, tali eran quei di questi ch’io dico ora: 85 e cosí degli azzurri e verdi scuri, sí come quivi, non vedesti ancora. Barba non hanno o poca i piú maturi; le labbra grosse dico e i nasi corti; crespi i capelli e ne la vista oscuri. 90 Assai dei corpi lor son duri e forti, freddi del cuore e vil quanto coniglia e ne l’atto de l’armi poco scorti. Se di guardarli m’era maraviglia, minor non parea lor di veder noi: 95 ridean fra lor, rivolte a noi le ciglia, e l’uno a l’altro n’additava poi. |
Inviato da: Vince198
il 19/03/2023 alle 16:49
Inviato da: marabertow
il 24/02/2023 alle 21:10
Inviato da: valerio.sampieri
il 23/02/2023 alle 18:45
Inviato da: valerio.sampieri
il 23/02/2023 alle 18:43
Inviato da: amistad.siempre
il 16/02/2023 alle 00:17