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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Il Dittamondo (5-30)
Post n°1168 pubblicato il 31 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo LIBRO QUINTO CAPITOLO XXX Cosí andando e ragionando ognora, giungemmo al Nilo e trovammo una barca, dove salimmo senza piú dimora. Posti a sedere, io che avea carca la mente e grave, dimandai Solino: 5 "Dimmi qui, mentre che ’l nocchier ci varca, a ciò che meno c’incresca il cammino, il bo’, che scrivi ch’era in questo fiume, chi fu e quare si li disse Apino?" "Fra l’altre maraviglie, ch’abbian lume 10 di qua, rispuose, giá questa fu l’una e degna a dire in ogni bel volume. Nel destro lato avea una luna corniculata, bianca, e questo usciva de l’acqua in aire senza altra fortuna. Li Egizian correano in su la riva con ogni stormento e come saltava così ciascuno, cantando, saliva. Similemente, quando si posava, la gente lá, con ogni melodia 20 sonando, in su la riva l’aspettava. E come ancor di novo su salia, danzando andavan per quella rivera in fin ch’al tutto da loro sparia. Quivi, con molta fede e grande spera 25 ch’avean nel bo’ che desse legge al Nilo, d’or li gettavan dentro una patera. Apin fu detto, poi ch’Io, col suo stilo, mostrò di qua a lavorar la terra, lettere, a tesser lana e far lo filo. 30 Morto Osiris da le caine ferra, suo buono sposo, sette giorni apresso lo Nilo cerca e, trovato, il sotterra. Nel numer de li dii costui fu messo e celebrato, sí com’ella volse, 35 su per lo Nilo e in ogni tempio espresso. Apin da poi per marito tolse, che, dopo morte, iddio nominaro: tanto l’amaro e tanto a ciascun dolse. E, per onor di lui, poi adoraro 40 il toro, come il corbo per lo sole: e bove Apin, quel che tu di’, chiamaro". Qui tacque; e io, che per le tue parole ingenerato avea novo pensiero, come uom ch’ascolta altrui talor far sole, 45 li dissi: "Assai il tuo parlar m’è intero, però ch’io so chi fu Apino e Io e come venner qua giá lessi il vero. Ma qui d’udire la cagion disio perché il corbo o un altro animale 50 onoravano in nome d’uno dio". "Se cerchi Ovidio, al qual di dir ciò cale, vedrai il vero, dove Calliopé le Pierie sforma per cantarne male": cotal risposta a la dimanda fe’. 55 E io: "Dimmi quale appropiato era a ciascuno di quei dei per sé". Ed ello a me: "Questo modo trovato di qua fu prima e dato il leone a Marte, perch’è fiero e bene armato. 60 Similmente la pecora a Giunone, la cicogna a Cilen, la gatta a Pluto, la vacca a Iside e a Giove il montone. Ancora avresti in quel tempo veduto per Priapus un asino onorare 65 e spesse volte dimandarli aiuto; per Proserpina il nottol, che ’l dí spare; per Bacco il becco, che le piante scialpa; per l’aire un dio, ch’era detto A’ re. A le Furie infernal davan la talpa; 70 la porca a Cere; a Nettunno il cavallo; la testuggin, ch’a terra grave palpa, a Saturno, e la scimia, senza fallo, veduto avresti onorar per Minerva, se fossi stato allora in questo stallo, 75 e cosí ancor per la Luna la cerva; lo pesce per Venus; per Ganimede ogni orcio, dentro al qual vin si conserva. Per Demetra, nel Nilo ponean fede; onoravano il fuoco per Vulcano; 80 per Vesta la fiamma che ne procede; per Esculapio, donde i fisichi hano quasi il principio, onoraro il serpente: né pare indegno a quei che ’l ver ne sano. Onoravano ancora quella gente 85 e monti e valli e boschi e fiori ed acque in nome d’altri iddii similemente". E cosí detto, mi guardò e tacque, perché nel volto si conosce il core, chi non s’infinge, e, veduto, li piacque. 90 Poi sopragiunse: "Demonio maggiore né con piú inganni si vedea in Egitto pien di lusinghe né con falso errore, com’era il toro Apin, del qual t’ho ditto". Per ch’io fra me: In Civitate Dei 95 dice Agustin come costui diritto. Indi li dissi: "Volontier saprei se altra novitá è qui nel Nilo, prima che ’n su la ripa ponga i piei". Allor mi ragionò del coccodrilo 100 la forma, la sua vita e come, mentre che dorme, in bocca li entra lo strofilo. Vero è che ’n prima s’immelma che v’entre; lusingando lo va, per fin ch’è giunto dove gli rode ciò ch’egli ha nel ventre. 105 Poscia mi disse la natura a punto de l’ippopotam, ch’al nitrir somiglia cavallo e quello par di punto in punto. Marco Scauro per gran maraviglia e l’uno e l’altro, per quel che si scriva, 110 pria li scoperse a la roman famiglia. Cosí parlando, discendemmo a riva. |
Inviato da: Vince198
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Inviato da: valerio.sampieri
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il 16/02/2023 alle 00:17