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Il Meo Patacca 01-4

Post n°1187 pubblicato il 02 Febbraio 2015 da valerio.sampieri

Il Meo Patacca ovvero Roma in Feste ne i Trionfi di Vienna. Poema Giocoso nel Linguaggio Romanesco di Giuseppe Berneri Romano Accademico Infecondo.
Dedicato all'Illustriss. et Eccellentiss. Sig. il Sig. D. Clemente Domenico Rospigliosi. In Roma, per Marc'Antonio & Orazio Campana MDCXCV. Con licenza de' Superiori.

Canto primo, ottave 46-60

Sta in alto la gran Frabica, et in cima
Del magnifico Monte. Da lontano
Fa 'na bella comparza, perchè prima
D'arrivacce, una Piazza è giù in tel piano.
Questa veduta si, ch'assai se stima,
Non men dal forestier, che dal romano,
Perchè a ogn'un, che di gusto è un pò capace,
Quanto si vede più, tanto più piace.

C'è una larga e una lunga scalinata.
Che forma una vistosa prospettiva,
E perchè tutta quanta è cordonata
Poco, o gnente in salirla è stentativa;
Di travertini una balaustrata,
Di qua, e di là, da capo a piede arriva;
Di pietra fina poi, ci son giù abbasso
Dui lioni, che sotto hanno un gran sasso.

Stanno un pe' parte accovacchiati, e stesa
In su le zampe reggiono la vita,
Ma tengono la testa alzata, e tesa,
Et un tantino poi la bocca aprita;
Qui c'è un cannello, e giù da questo scesa
Va l'acqua in un pozzolo, che ha l'uscita
Per una ciavichetta, et assai belle
Vengon fatte così due fontanelle.

Dove la scala ha fine, e la pianura
Incominza, ci son due piedestalli
Di marmoro, e in bizzarra positura
Sopra, con zampa in aria, dui cavalli;
Due statue di bellissima scultura
Figurano due maschi, e in osservalli
Chi di favole antiche ha un pò di luce,
Stima che siano Castore e Polluce.

Ciascun di questi ha un dei cavalli accanto,
E sta in piede. Più in là, ma pochi passi,
C'è un gruppo d'armature, e tanto, quanto
Si vede, esser trofei, sculpiti in sassi;
Due altre statuette in un biscanto
Ci son su i piedistalli un po' più bassi:
'Ste sei cose spartite con bell'arte,
Stan tre dall'una, e tre dall'altra parte.

 Poi si spiana uno spazio teatrale
Con un palazzo in faccia, c'ha il portone
In alto, e sotto a questo due gran scale,
Acciò pozzino annacce le perzone;
Stanno iscontro una all'altra in modo tale,
Che s'incontrano in cima. Un fontanone
Giù l'inframezza, e in sedia marmoruta
Ce sta sopra una statua seduta.

In larghezza la vasca assai si spanne.
E a gran quantità d'acqua dà ricetto;
Ci son due statuoni dalle banne
Mezzi colchi, barbuti inzino al petto;
Più finestre ha 'l palazzo belle granne,
Un cornicione ha poi vicino al tetto;
C'è sopra a questo una ringhiera bella,
Ch'è una cosa assai nobile a vedella.

Tutta guarnita di balaustrini
Della facciata uguaglia la lunghezza;
Sono quelli fra loro assai vicini
Con ben semitrizzata aggiustatezza;
Non son di stucco, ma di travertini,
Però nisciuno ancora se ne spezza:
Su 'sta ringhiera, pe' maggior suo vanto,
Statue messe ci son di tanto in tanto.

S'alza in mezzo alla loggia un campanile,
Che propio propio ha del magnificale:
Una sala più granne d'un cortile
C'è giù in Palazzo, che fa Tribunale;
Ce s'essercita quello del Civile,
E un pò più drento ancor del Criminale,
Che ci son le priggioni, e chi ci abbada
Le ferrate ne vede dalla strada.

Perchè a 'st'antica frabica non manchi
Galantaria delle moderne foggie,
Ha due palazzi poco men ch'a i fianchi,
Ch'in cima somiglianti hanno le loggie:
Son come novi, assai puliti, e bianchi,
Se il cornicion li salva dalle pioggie,
E in sopra, col medesimo ornamento,
Delle statue ci sta lo spartimento.

Sotto ci sono i portici, ma fatti,
Non già con archi, come è costumanza;
Ma ritti l'architravi in lunghi tratti
Si vedon qui con crapicciosa usanza;
Poggian però sopra colonne, e in fatti
Ad ogni tanto una quadrata stanza
Vanno formando; ma poi muro alcuno
Non c'è fra mezzo, e 'l portico è tutt'uno.

Son le volte spartate fra di loro,
Larghe sì, ma con poca incurvatura;
È liscio, sodo e nobile il lavoro
Senza il tritume della stuccatura;
Anzi, per così dir, vale tant'oro
Questa, benchè sì semplice fattura;
È come un'onestissima zitella,
Che quant'ornata è men, tant'è più bella.

De fora sì, che fanno scialamento '
De 'sti palazzi novi le facciate,
E d'appoggio, et insieme d'ornamento
Gli servono pilastri, e colonnate.
Alle finestre fanno adornamento
Ringhierette, che sono inframezzate
Da balaustri, un pò più cortarelli
Dell'altri, in tutto poi simili a quelli.

In mezzo a 'ste finestre, un finestrone,
Che pur è ringhierato, de maniera
Si slarga, e slunga, che più di portone
A dire il ver, che di finestra ha cera.
Dà poi, de 'sti palazzi il cornicione
El compimento a tutta la frontiera,
E quelli stanno, perchè assai ne piaccia
La lor veduta, uno dell'altro in faccia.

Le tre machine, c'hanno un ampio sito
Mostrano in alto un spazio riquadrato;
Ma il terreno poi giù paro, e pulito
Da tre scalini in giro è circondato;
Et ecco fatto un circolo, spartito
Giù pe' longo da un marmoro segato
In varie striscie, che son larghe, e piane,
Ma però tra di loro un po' lontane.

 
 
 
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