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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Il Dittamondo (6-07)
Post n°1191 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo "O grazioso sole, che mi guidi, dissi a Solin, cerchiam ben questo regno ch’è tanto degno e che giá mai non vidi: lungo tempo è ch’io n’ho l’animo pregno". Ed el: "Come a te, piace, sia; ché sai che sol per contentarti teco vegno". Giunti in Betania, a notar non trovai piú che gli mur del monister di Lazaro, che Gottifré fe’ bello e ricco assai. Certo, io non so niun cristian sí gazaro che, se vedesse quel loco rimoto chiuso tra cedri, tra ulivi e mazaro, che non venisse pietoso e divoto: per che quanto a me dolse qui non scrivo, poi che per tutto mi fu chiaro e noto. Pur di sotto al bel Monte de l’ulivo, per Iosaphat fu poi la nostra via, dove Cedron vi bagna ogni suo rivo. Se sospirato avea l’anima mia per Lazaro, qui pianse a veder dove fu seppellita la somma Maria. Indi partiti, volgemmo a Emaus, dove Cristo, frangendo il pan, fu conosciuto dopo la morte, com’è scritto altrove. E poi ch’io ebbi quel loco veduto, un pellegrin si mosse e ’l cammin prese né piú né meno come avrei voluto. Per ch’io dissi fra me: Costui m’intese come se stato dentro al mio cor fosse; e ’n verso Betelem diritto scese. Lontanato dal muro e da le fosse, si volse a me e ’n vèr la guida mia e ’n questo modo a ragionar si mosse: "A ciò che meno ci gravi la via, buono è d’alcuna cosa ragionare, 35 ch’oltre ci porti e che util ci sia". E Solino in vèr lui: "Tu dèi pensare che costui, con cui sono, altro non chiede ch’udire o veder cosa da notare. Però, s’alcuna se ne sente o vede 40 per te antica, fa’ che tu ne ’l cibi". Per ch’ello incominciò, movendo il piede: "Tutti i Giudei fun dodici tribi, li quai disceson dai dodici frati, che ’ngenerò Iacob et hic et ibi. 45 Giuda fu l’un, del qual, se ben tu guati, David di grado in grado e Salamone per dritta linea funno ingenerati. Cosí Iosepo dopo piú persone, di Maria sposo, fu di questa schiatta, 50 come Matteo nel suo principio pone. Or pensa come il mondo si baratta: ché, di sangue real, fabbro fatto era: e chi nol crede ha ben la testa matta. Dal lato di Maria funno Anna e Ismera 55 d’Azacar figlie, del tribú Leví sacerdotale, come Luca avera. Qui del cuor apri l’uno e l’altro dí, ché sempre lo ’ntelletto si diletta piú quanto intende meglio ciò che di’. 60 D’Ismera dico che nacque Isabetta, moglie di Zaccaria, e di lor due l’anima del Battista benedetta. D’Anna, che sposa di Gioachin fue, nacque la nostra Luna, onde ’l Sol venne 65 ch’alluminò il mondo e ’l ciel lá sue. Non molto tempo Gioachin la tenne, perché morio; ond’ella con gran doglia vedova stette il tempo che convenne; poi, per seguir de’ parenti la voglia, 70 si sposa a Cleofas, fratel di quello che balió Cristo e che ’l vestio e ispoglia. Due figliuoli ebbe questa santa d’ello, Simeone e Maria, la quale Alfeo isposò poi e diedeli l’anello. 75 Questa Maria quattro figliuoli feo: Iacob e Simeone funno i primi; apresso, come par, seguí Taddeo, Iosep il quarto e voglio che tu stimi che Barsabas si noma e fu sortito 80 per esser con Mattia de’ piú sublimi. Morissi d’Anna il secondo marito e, come al nostro sommo Padre piacque, ch’al miglior sempre drizza l’occhio e ’l dito, Salome poi la sposa e di lor nacque, 85 dico, la terza Maria solamente, e qui di piú figliuoi crear si tacque. Questa terza fu poi tanto possente, che partorio di Zebedeo due stelle, ciascuna tanto innanzi a Dio lucente, 90 che molto poche in cielo son sí belle". |
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