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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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De claris mulieribus 007
Post n°1822 pubblicato il 08 Luglio 2015 da valerio.sampieri
CAPITOLO VII.Venere, Reina di Cipro. Opinione è d’alcuni, che Venere fosse una donna di Cipro; ma è dubbio appresso di molti chi fosse suo padre, o sua madre. Per che alcuni vogliono che essa fosse figliuola di uno che si chiamò Ciro, e d’una donna che si chiamava Ciria; e alcuni dicono che ella fu figliuola di Ciro e di Diona, donna Cipriana. Alcuni per magnificare, secondo che io penso, la sua bellezza, affermano, quella generata da Giove e dalla predetta Diona. E certamente di qualunque padre sia nata, penso, quella porre fra le famose donne piuttosto per la sua bellezza eccellente, che per la sua vituperosa invenzione. Dunque fu tanto splendida per la bellezza della faccia, e di tutto il corpo, che spesse volte ingannava lo vedere di quelli che la vedevano. Perchè alcuni credevano, quella essere stella, che noi chiamiamo Venere, altri credevano che fosse femmina celestiale discesa in terra di grembo di Giove e, brievemente, tutti presi d’oscura ignoranza confermavano, quella essere immortale Dea, la quale eglino sapevano, essere partorita da mortale femmina; e affermavano con tutte le forze, quella madre dello infelice Amore, lo quale egli chiamano Cupidine. E non mancavano a quella l’arti di pigliare con varj atti la mente degli stolti che guardavano quella. Le quali opere lavorando, fu proceduto, che non potendo contrastare alle disonestà di quella donna, le quali non scriverò tutte per ordine, fu reputata figliuola di Giove, e una delle venerabilissime Dee. E non fu onorata solamente d’incenso appresso quelli di Pafo, antica città di Cipro; (pensavano quelli, che quella femmina morta, e disonesta si dilettasse di quell’odore, nello quale vivendo si rinvolgeva per li disonesti luoghi) ma ancora fu onorata presso le altre genti; e appresso dei Romani, i quali edificarono un tempio sotto titolo di Venere madre, e di Verticordia, ancora fu onorata d’altri ornamenti. Fu creduto, questa aver tolto due mariti; ma qual fosse il primo non è assai certo: ma, secondo che è piaciuto ad alcuno, ella fu la prima moglie di Vulcano, re di Lenno e figliuolo di Giove Cretese, il quale poi che fu morto, maritossi a Adone figliuolo di Cinira re dei Ciprj, e di Mirra: la qual cosa è più verisimile, che se noi diremo che Adone era stato lo primo marito. Perchè, o che fusse vizio di sua complessione, o che fusse per convenzione di quella regione, nella quale la disonestà parve avere grazia, ovvero possanza, o che avvenisse per malizia di corrotta mente, essendo già morto Adone, discorse in sì gran furia di disonestà, che parve macchiare ogni fama di sua bellezza con la multiplicata disonestà a quelli che non avevano corrotta la vista; essendo già manifesto nelle prossime regioni, quella essere stata trovata da Vulcano suo primo marito con un uomo d’arme. Per la qual cosa fu creduto che la favola del suo adulterio con Marte fosse trovata, finalmente, acciocchè ella paresse tor via alquanto di vergogna dalla sua disonesta faccia, e a sè concedesse più ampia licenzia di sue lascivie, ella prima pensò vituperosa bruttura; e, secondo che si dice, ella trovò vituperosi luoghi pubblici, e disoneste femmine, e costrinse entrare in quelli donne d’Asia: vituperosa usanza de’ Cipriani, prolungata per molti secoli, ne fa testimonianza. Perchè quelli osservano per lungo tempo mandare le sue fanciulle ai lidi, acciocchè elle pigliassero diletto co’ forestieri che venivano; e così parevano pagare a Venere il fiore della sua virginità per la castità che doveva seguire; e così guadagnavano la dote per suo matrimonio. La quale vituperosa mattezza dappoi passò in Italia, perchè si legge che i disonesti Locresi facevano così. Giovanni Boccaccio De claris muljeribus |
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