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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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De claris mulieribus 008
Post n°1827 pubblicato il 10 Luglio 2015 da valerio.sampieri
Capitolo VIII Isis, la quale innanzi fu chiamata Io, fu non solamente reina degli Egizj, ma finalmente fu sua santissima e venerabile Dea. E nondimeno fu dubbio di che parenti, e in che tempo nata fosse appresso degli antichi scrittori delle storie. Furono alcuni che dissero, quella essere stata figliuola d’Inaco, primo re degli Argivi, e sirocchia di Foroneo; i quali è manifesto avere signoreggiato al tempo di Jacob, figliuolo di Isac. Altri affermano, che ella fu figliuola di Prometeo, essendo signore d’Argo Forbante, lo quale fu molto dopo lo primo tempo. Alcuni affermano, che ella fu al tempo di Cecrope re degli Ateniesi; e alcuni dicono che ella fu al tempo di Liceo, re degli Argivi: le quali varietadi oppresso dei valenti uomini non sono senza ragione. Che questa fosse fra l’altre donne al suo tempo nobile e degnissima di ricordazione, tutti lo affermano. Veramente lasciando le discordie degli scrittori, io ho in animo di seguire quello che i più pensano, cioè, quella essere stata figliuola d’Inaco, la quale benchè gli antichi poeti fingano che ella sia piaciuta a Giove per la sua bellezza e da lui sforzata, e per nascondere il fallo fosse trasmutata in vacca; e sia stata conceduta a Giunone, domandandola ella, e Argo suo guardiano stato ammazzato da Mercurio, e a quella vacca essere stato dato un assillo da Giunone, e ella sia stata condotta in Egitto fuggendo, e in quel luogo ricoverata la prima forma, e dal nome di Io istata chiamata Iside; non si discordano le predette cose dalla verità degli scrittori; essendo alcuni che dicono, quella vergine, fatta corrotta da Giove, e quella per paura del padre stimolata con alcuni dei suoi per lo commesso peccato essere entrata in nave, per la quale era per insegna una vacca; e atta a molte cose, stimolata di cupidità di signorie con prospero vento passò in Egitto, e in quel luogo, trovando la regione atta a suo desiderio, vi si fermò. E non trovandosi per che modo ella acquistasse l’Egitto, è riputato quasi certo che che ritrovasse in quel luogo genti grosse, senza arti, e quasi ignoranti di tutte cose umane e piuttosto viventi a modo di bestie che d’uomini; non senza fatica, e ingegno, e industria di maestria ammaestrasse quegli a lavorare la terra, seminare, e finalmente, ricolta la biada a tempo, ridurla a farne cibo. Ancora mostrò a quegli vagabondi e quasi selvatichi, ridursi insieme, dando legge a quegli civilmente. E (più meraviglioso in una femmina) ridotto a sottilità lo suo ingegno, trovò lettere convenienti al volgare di quegli del paese, e trovò il modo d’insegnarle, e con che ordine quelle s’accozzassero insieme. Le quali cose, tacendo le altre, parvero sì maravigliose a quella gente, che non era usata, che lievemente pensarono, quella non essere venuta di Grecia, ma mandata dal cielo, e per questo le deputarono tutti li divini onori. La cui deità (certamente ingannando il diavolo gl’ignoranti) pervenne dopo la morte in sì grande e famosa reverenzia, che le fu deputato un tempio grandissimo a Roma, già donna del mondo, e fulle deputato, che in ciascun anno le fosse fatto solenne sacrificio secondo il costume d’Egitto. E non è dubbio, che quest’onore trascorse infino alle barbare nazioni di Ponente. E certamente questa così famosa donna ebbe per marito Apis, il quale la erratica vecchiezza pensò essere stato figliuolo di Giove e di Niobe, figliuola di Foroneo, il quale, dicono, che avendo conceduto il regno ad Agtaleo fratello di Actaja, poichè egli era stato re trentacinque anni, andossene in Egitto, e insieme con Isis fu signore, e similmente riputato Dio, e fu chiamato Osiris ovvero Serapis. Benchè siano alcuni che dicono che il marito fu un uomo chiamato Tellogone, e di quello ingenerò Epafo, il quale dappoi fu re d’Egitto: e fu pensato che ella l’avesse generato di Giove. Giovanni Boccaccio De claris muljeribus |
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