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Un Concorso a-l'inferno

Post n°3416 pubblicato il 24 Dicembre 2016 da valerio.sampieri
 

Un Concorso a-l'inferno

Terzine


Felisce notte, amichi.... bona notte!
Ve la dico de core a quanti sete,
E' 'sta sera me sbrigo in quattro botte.

Stateme attenti e nun ve distraete;
Ma si ascortanno quarche fatto strano
Ve scappasse da ridere, ridete:

Perch'io ve compatisco da cristiano,
Ve vojo bè perchè ve sò fratello,
E senza dì de più mettemo mano.

Co-la giacchetta in spalla e 'r callarello
De-la colla de pasta, e co-lo straccio;
Co-la scaletta in collo e cor pennello

'Na matina abbonora un diavolaccio
Escì da casa pè obbedì a Prutone
Cor un fascio d'editti sotto ar braccio.

Girò tutto l'inferno, e a 'gni cantone
Appuntamno la scala zitto-zitto
Appiccicava ar muro un cartellone;

Dove a lettre majuscole era scritto:
Cittadini d'abbisso, er vostro Re
Manna fora a-li popoli 'st'editto.

Visto che Roma nun dà retta a me,
Chè li Romani cianno troppa fede;
Visto che sempre peggio me ne viè;

Considerato che nun c'è chi chiede
Er passaporto pe venì ar mi regno,
Er consijo diabbolico a provede

La rovina, ch'è giunta a questo segno,
Apre un concorso cò medaja d'oro
Ar consijere, che sarà più degno.

Chi dunque cò saggezza e cò decoro
Farà er mejo progetto, er più efficace
Disegno e profittevole lavoro,

In cui senz' èsse for de modo audace,
Ma cò fremma, scartrezza e furberia
La gente bona se farà seguace;

Quello sarà premiato, quello pia
La suddetta medaja, senza divve,
Che goderà la protezione mia.

Dunque alerta, demonii, a riuscivve:
E quanno er premio è bello e destinato
Er sotto scritto penserà avvertivve.

Er Concorso frattanto siggillato
in data dù mesi da-l'affisso
Mannatelo ar palazzo situvato

A strada Bruciapopoli, Orcofisso:
Loco d' imbroji, e ne-la soprascritta
Diriggetelo a Pruto Re d'Abisso.

Più sotto se leggeva a mano dritta:
A-li venti Settembre der Settanta ...
Pruto Monarca de-la gente affritta.

La razza diavolesca, che se vanta
De dà molestia a l'ommeni, frattanto
Venne fora dar nido tutta quanta.

Ognuno legge, ognuno dar sù canto
Crede sicuro de riuscì a-l'impresa
E porta gente ne-l'eterno pianto.

Subbito la notizia palesa
Fra tutti li scrittori de-l'inferno,
E ognuno se prepara a-la difesa.

Trascorso er tempo er Tentatore eterno
Rivede li concorsi in compagnia
De quattro segretarii de-l'Interno.

Er primo ha nome Sfroppola, Bucia
È chiamato er siconno, er terzo è detto
Baraccamanna e l'urtimo Raspia.

Dar primo ar ventottesimo proggetto
Lesseno tutte cose conosciute,
Odio ... biastima .. scannolo ... difetto ...

Ar ventinove ce diceva: acuete
Sieno le lingue, e la calugna allora
Mannerà 'n sacco d' anime perdute.

Ner trentesimo scritto sur defora
Se leggeva: la frode e l' ingiustizia
Proposte dar demonio Malognora.

Er cento suggeriva la melizia;
Scorsero avanti, e l'urtimo diceva:
Manoscritto der diavolo Malizia.

Quer brutto ceffo se riprometteva
Senza tanti fragassi e sfrontatezza
Da guadambià quant' anime voleva.

Diceva: l'omo pecca de fiacchezza,
Dunque pè potè fà botta sicura
L' espediente mijore è la Freddezza.

Questa me pare la più gran bravura
Pé ave seguaci assai, l'artri consiji
A prima botta metteno pavura.

Questa riduce l'ommeni coniji,
Li fa oziosi, straniti, noncuranti,
E li rovina a furia de sbaviji.

Er Sinetrio de diavoli briganti
Qui tutti e cinque de commune accordo
Preferì 'sto proggetto a tutti quanti.

Mannorno a chiama er diavolo balordo,
Che in carta da quattordici da bollo
Aveva scritto l'urtimo ricordo.

E copianno er concorso in un controllo,
Je ridanno le carte e le patenti,
E j'infilorno la medaja ar collo.

Poi je disseno: va tra li viventi,
Sparge la tù ricetta, e troverai
'Na turba sterminata de crienti.

Cò 'sto rimedio certo arricchirai
De gente conquistata lo Sprofonno,
Che gnisun'artro l'ha arricchito mai.

Lui lasciato l'inferno venne ar monno;
Trovò che tutti l'ommeni straccati
S'ereno abbandonati a 'n dorce sonno.

J'insinuvò er consijo, che svejati
Li fesce freddi peggio de-la neve,
Che da fa bene s'ereno stufati.

Pago der frutto ricavato in breve
Lui passeggia 'gni giorno 'sta città,
Mentre Roma gran danno n'ariceve.

Disturba le persone d'ogni età
Qualunque sia lo stato, er rango, er sesso,
Massimamente poi ne-la pietà.

Si annate in Chiesa ve se mette appresso,
Ne-l'orazione ve fa stà distratti,
E si pregate in casa fa lo stesso.

Ne-l'opere bonissime, ne-l' atti
De nostra sagrosanta religione
Ve ce fà scherzà sopra come matti.

Indiferenti a quanto se propone
A grolia der Signore e a vostro bene
Trascurate la santa confessione.

Ve s'è gelato er sangue ne-le vene,
Che si er male 'gni giorno più s'aggrava
Nun potete pijavve tante pene.

Insomma è tanto er frutto, che ricava,
Che Prutone quell' artra settimana
Cor una lettra ce se arillegrava.

Amico, je diceva, ne la tana
Der foco struggitore se fa festa
Pè la vittoria su-la razza umana.

Io, Faramusse, Occhiuto e Malatesta
Cò tutti l'artri principi infernali
Famo testimonianza manifesta

Der vostro zelo in mezzo a-li mortali;
Ognuno v'aringrazia, ognun ve loda
De fà senza rumori tanti mali.

Seguitate l'impresa; adesso è moda
Un pò d'indiferenza, dunque addosso,
Ma nun li spaventate co-la coda.

Dateve'na sciacquata drento a un fosso;
Nisconnete le corna e pettinate
La barba e li capelli a più num posso.

Così paino poi ve presentate
Ar fianco de-li micchi a daje noia
Peggio de-lo stufato a-le patate.

Metteteve 'gnisempre su-la soja
De-la porta de casa, e a quello ch' esce
Pè bon fine levateje la voja.

E poichè mò a-li diavoli rincresce
L'Encicrica der Papa a-li cattolichi
Rovinateli voi si v'ariesce.

Co-li vostri consiji diabbolichi,
Co-la vostra Freddezza tanto in uso
Confonnete li termini apostolichi.

Lui benchè stia ner Vaticano chiuso
L' avviso der solenne Giubbileo
A tutti quanti l'ommeni ha difuso.

Si nun ve piasce comparì babbeo
Currete dunque er monno sano-sano,
Ma più ne la città der Culiseo.

Persuvadete ar popolo Romano,
Che l'anno santo giugne inopportuno,
Che le visite sò troppo lontano.

Criticate la legge der diggiuno;
E mentre l'anno santo è 'na gran cosa
Nù lo fate arifrette da gnisuno.

Così la gente tutta arincresciosa
Pè divagasse va ar teatro, ar ballo
Commettenno 'n' azione scannolosa.

Diranno troppo longo l'intervallo
D'un anno senza feste e senza giochi,
E quarchituno poi, ch'è più vassallo

Scriverà contro, sembrerà ch'invochi
La nostra protezione, e a 'sta maniera
Er Giubbileo l' acquisteranno pochi.

Coraggio dunque e in segno de sincera
Nostra amecizia e de riconoscenza
Ve creo Cordone de-la Gran-Bufera.

Qui fenisce la lettra. L'infruenza
De Malizia frattanto in questi giorni
Porta più guasti de-la pestilenza.

S'aggira sempre in tutti 'sti contorni,
Entra ne-la bottega der chiavaro,
Drento a-le trattorie, drento a-li forni,

Scoraggisce l'orefice, er sellaro,
Er muratore, er sarto l'erbanista,
Er falegname, l'oste e'r carzolaro.

E noi che famo a que-la brutta vista?
Chè operamo pè sfugge er tentatore? ...
Se famo frigge come carne pista.

Si er diavolo c'insinuva a tutt'ore
La sù Freddezza per avé profitto,
Domannamo l'aiuto der Signore.

La sola indiferenza è già delitto;
Er cristiano bisogna che fatichi
Pe l'onore de Dio, giacchè sta scritto

Ne-la Scrittura e ne-li libbri antichi:
Chi nun sta unito a Dio sta contro Dio
Come ce stanno l' ommeni nemmichi.

Dunque operate, e quanno er sommo Pio
Propone quarche cosa, cò franchezza
Obbedite a quer Patre come un fio.

Voi disprezzate quer che lui disprezza,
Quello, che ama, amate; e state attenti
Da nun favve assalì da-la Freddezza.

Er vangelo, li santi sagramenti
Ve stieno a core, e le vertù cristiane
V'accompagnino in tutti li momenti.

Ar diavolo maligno, che rimane
Ar fianco vostro pe gelavve tutti,
Dite: va via de qua, fijo d'un cane!

Che si lui pè ariccoje boni frutti
Cercasse d'infreddivve a poco a poco,
Dite, pè aricavà granni costrutti,
'N'Ave-Maria a-la Madon der Foco.

Filippo Tolli
Da: Versi romaneschi letti in adunanze di operai dal Prof. Filippo Tolli - Roma, Tipi dei Fratelli Monaldi, 1875, pagg. 21-30

 
 
 
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