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Passoscuro

Post n°3429 pubblicato il 29 Dicembre 2016 da valerio.sampieri
 

Passoscuro

Er tempo è imburianato, da lontano
scegne sur mare un nero de sprofonno,
che lo vedi allargasse piano piano
come volesse aricopricce er monno;
er vento fa un lamento quasi umano,
mentre a fior d'acqua fanno er giratonno
strillanno li gabbiani, e senti ar core
calatte come un peso; er giorno more.

Arza la voce er mare, e ingrossa e infrocia
che te pare addannato su la rena
co' 'na bava de rabbia, e core, e sfocia;
li cavalloni vengheno a catena,
uno rientra e un antro è che l'incrocia
come pijasse fiato ammalappena,
e intuzza e s'apre, e affoga le giuncare,
e tona e lampa; urleno er vento e er mare.

Indove svorti l'occhio, a destra o a manca,
da Maccarese giù a Santa Severa
vedi un mare d'inchiostro; sola aranca
e sforza pe' buttasse drento tera,
'na paranzella co' la vela bianca
quasi sperduta in mezzo a la bufera,
che sparisce e riappare, e che diventa
puca de fieno in braccio a la tormenta.

Passoscuro è un deserto, 'gni capanna
de pescatore, sganghenata e stroppia,
trema sotto ar ventaccio che s'addanna
e avvelenato pare che ariddoppia,
e s'infila così tra canna e canna
de prepotenza strappa via la stoppia
che la ricopre, e in tutta la marina
fischia a la morte e fischia a la rovina.

Fijo de Cristo che serata amara! ...
Pare ch'er cielo caschi addirittura;
'sto mare indiavolato che prepara
sotto l'inferno de 'sta cappa scura?
Tra li gabbiani intanto c'è 'na gara
de strilli che te metteno paura,
e su l'acqua che s' arza e s'accavalla
la paranza mo affonna e mo viè a galla.

Ma ched'è que' la striscia de chiarore
là su l'orlo der mare? ... Ecco, c'è un gioco
de riflessi su l'acqua d'un colore
infiammato, che cresce a poco a poco;
'gni nuvolone s'arza, s'arza e core
verso ponente, e adesso è come un foco
ch'arde laggiù, e t'immaggini er nerume
de la vorta der celo, che sia er fume.

Er sole s'è anniscosto in 'sto momento
là dietro ar mare burascoso e grosso,
da crede che ce s'è ficcato drento;
l'acqua è de viola, er celo è tutto rosso;
se ne vanno le nuvole cor vento
uguale a mostri che se danno addosso,
nun se senteno più li strilli acuti
de li gabbiani che se so' sperduti.

Là verso Torre Flavia, vedi sola
che na vela spiegata a la scoperta,
che sur filo dell'acqua core e vola,
d' arivà drento tera adesso è certa.
S'è fatta notte, scegne 'na nebbiola
che copre tutto come 'na coperta,
mentre per aria luminose e belle
a mijoni s'accenneno le stelle.

Goffredo Ciaralli
Da: Strenna dei Romanisti 1943, pag. 212

 
 
 
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