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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Rime inedite del Cinquecento (di vari autori)
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Post n°838 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da valerio.sampieri
Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) [12 Di Cesare Caporali] Cesare Caporali in Parnaso così cantò l'ultima sera di Carnevale alla presenza d'Apollo. Questo mondo è un bordeletto Così succido e sì brutto, Che, se ben lo squadro tutto, Non v'è un palmo in lui di netto. Dal Giappon sino a l'occaso Scorre il senso con tal puzza Ch'al fettor l'aria s'appuzza, Si risente ognun ch'ha naso. Chi direbbe che in Parnaso, De le Muse albergo antico, Non si trovi un che pudico A' dì nostri serbi il petto? Questo mondo, etc. Ciascun grado e condizione Si rivolge in questa pece E di far ciò che non lece Han per legge le persone. Erra l'uom d'ogni stagione; Ma sì cieco è il Carnovale Che per bene apprende il male, Per virtù quel ch'è difetto. Questo mondo, etc. Chi s'intruppa fra' veglioni, Chi s'intende fra' veglini, E tra smorti lumicini Trova scusa per gli urtoni; Altri lascia i balli e i suoni Col desìo d'entrar a parte Al giochetto delle carte Siasi d'Ombre, o Cocconetto. Questo mondo, etc. Quivi l'occhio a poco, a poco Col mirar cangia figura, E la man corre all'usura Ove a furti ha tempo e loco. Troppo è ver che quando al gioco S'accompagni vario sesso, Se non sempre, segue spesso Qualche error sotto il banchetto. Questo mondo, etc. A pietade, a riso, a sdegno, A stupor muove le genti Quel veder che i più prudenti Questi giorni han meno ingegno; Ognun sa con qual disegno L'altra notte il vecchio Cato Senza lume immascherato S'appiattò dentro quel ghetto. Questo mondo, etc. Chi può dir quanto t'incresca Al pensar qual diano esempio I ministri del tuo tempio Con livrea carnevalesca? Come augel che voli all'esca Tal costor corrono in frotta A danzar quando più annotta Delle Pieridi al balletto. Questo mondo, etc. Fin d'Augusto la sorella, Io vo' dir madonna Ottavia, Già canuta e tanto savia Al teatro applaude anch'ella, E la figlia sua più bella Oggi appunto, come s'usa, Guida seco alla confusa Nel casino e sul palchetto. Questo mondo, etc. Ma sarebbe il men de' mali, Se, passati i dì di Bacco, Ad un viver sì vigliacco Rinunziassero i mortali. Il bell'è che a' sensi frali Per nutrir tale appetito L'uom per mesi ha stabilito Ne' villaggi alzarsi il letto, Questo mondo, etc. Que' solazzi, que' conviti Quelle ariette, quelle stanze, Quelle tante mescolanze Di non mogli e non mariti, Que' sussurri, quegli inviti, Con que' casi fatti a studio D'onestà se sian preludio, Febo, a te me ne rimetto. Questo mondo, etc. Cade Lesbia, e par che avegna Il cader per accidente; Ma lo fa perché repente Corra Ortensio e la sostegna; Con Alceo Clori si sdegna E tra i lauri affretta il piede; Ma s'accorge ch'ei la vede Prima ch'entri nel boschetto. Questo mondo, etc. Tutto al solito cortese Mena in villa una mendica Oppillata, e la nutrica Mecenate a proprie spese; Ma la gente del paese Ch'è salata e pare sciocca Col parlarne a mezza bocca Dà di ciò qualche sospetto. Questo mondo, etc. Ma di Pindo entro le mura Ritorniamo a dar di vista, E de cor, se non t'attrista, Penetriam l'iniqua arsura. Di colomba oggi ha figura La lascivia, e sotto il volto Di pietà si vede accolto Questo mostro maledetto. Questo mondo, etc. Marco Bruto è curatore Di tre povere orfanelle, E minaccia chi di quelle Ardirà tentar l'onore; Ma il burchiello, che a sett'ore Si appostò nel loro albergo, Scopre a tutti senza zergo Del tutor qual sia l'affetto. Questo mondo, etc. Belisario orbato e lippo, Se due soldi in grazia chiede, Sente darsi per mercede: Su, va in pace da Crisippo, Ma se Laide d'Aristippo Gira un guardo lagrimoso, Ei di lei fatto pietoso La conduce al gabinetto. Questo mondo, etc. Se i Platoni e gli Epitetti Con esempi e dogmi rari Ammaestran li scolari, Si fan puri all'opre, ai detti; Ma se avvien ch'Apicio detti Continenze a Porzia, a Livia, Chi scorretto è per lascivia Come altrui farà corretto? Questo mondo, etc. Io mi rido poi di quelli, Come sai, che a Frine accanto Con un libro si dan vanto Di cacciare i farfarelli. Son fornaci i Mongibelli, Di star presso han per consiglio, Fin Zenone a tal periglio D'avvampar sarìa costretto. Questo mondo, etc. Di Calliope nel giardino L'altro giorno vidi assisa Una donna alla divisa Linda al par d'un armellino. Quanto a lei più m'avvicino Vedo ch'è Pantasilea, Cui toccar Codro volea Il moderno grembialetto. Questo mondo, etc. Con lasciva ipocrisia Copre il cor l'umana schiatta, Dentro impura, e fuori intatta, Empia l'alma, e il volto pia. Né facella così ria Solo a' giovani arde il fianco; Ma de' vecchi in sen non manco Tale ardor trova ricetto. Questo mondo, etc. Sai che Seneca si sdegna Contra il vizio e li fa guerra, E cacciarlo fin sotterra Agli antipodi s'ingegna; Caste leggi a Giulia insegna, Ma il trovarsi testa a testa Sempre seco il manifesta Per contrario al suo precetto. Questo mondo, etc. Se in tuo nome dico a Cotta Che da sé licenzi Drusa, Con bel modo se ne scusa Ch'è nipote e sempliciotta. Oh rei tempi! età corrotta, Che le macchie occulta e cela Sotto il vel di parentela Del tuo sangue, o sangue infetto. Questo mondo, etc. Soprintende alla fortezza D'Astrea un tal che Cippo ha nome E la moglie, non so come, Gli fa scala a tanta altezza, Tratta acciar la mano avvezza A trattar ignobil arte, E chi nulla sa di Marte Cinge spada, innalza elmetto. Questo mondo, etc. Del Boccaccio alla Fiammetta Curiose guida la destra, Quando a scriver l'ammaestra Che ha per mal che sia soletta A sonar la girometta; Amfione Urania invita, E l'insegna ove le dita Dee posar su lo spinetto. Questo mondo, etc. A Calfurnia è tocco in sorte Serva tal, che tra le piume L'addormenta, e, spento il lume, Col pie' scalzo scende in corte. Non so dir se per le porte Melibeo voglia introdotto, So che a Titiro fa' motto Che l'attende nel chiassetto. Questo mondo, etc. Muova Filli un piede solo, Esca fuori, o torni in loggia, Chiede il paggio e a lui s'appoggia, E lo tien più che figliolo. Da Talìa nello stanzuolo Si traveste d'ormesino, Perché faccia d'Amorino Su la scena il Musichetto. Questo mondo, etc. Al candor qualch'ombra reca Il ruzzar che fan confuse Co' poeti e ninfe e muse Al trastul di Mosca cieca. Sento dir che Saffo greca L'altra sera sorridea Quand'Omero le stringea Sopra gli occhi il fazzoletto. Questo mondo, etc. Amarillide e Sulpizia Van cercando in man del terzo Certo anello, e a quello scherzo Se ne duol la pudicizia. Ei lo fan senza malizia Sì, ma ancor tra scherzi e giochi Scocca strali, accende fuochi Di Ciprigna il pargoletto. Questo mondo, etc. Non saprei se biasmo, o loda Meritar debba colei Che alla posta degli Achei Taglia e cuce e dà la soda. Fatte in grazia della moda Le fascette al collo adatta Cento volte, e la crovatta Rimisura e il manichetto Questo mondo, etc. L'arcimedico Galeno Visitar sera e mattina Ha per uso Messalina, Che un tumor le cruccia il seno, E non par contento a pieno Se non spalma col buttiro Di man propria quello sciro, Che predice un mal' effetto. Questo mondo, etc. Corre fama che star sola Già Penelope volesse, Or la stanza ov'ella tesse È de' Proci aperta scola, Le raccoglie altri la spola, Le rïempie altri il canello, Ogni dì Fabbio e marcello Fan la visita al Drapetto. Questo mondo, etc. Ier' piangea che non s'aprisse Silvia il fondaco di Crasso, Quando a lei rivolse il passo, E per lei Claudio s'afflisse: Non temer, quindi le disse, Che quel serico lavoro Che sì brami, or or t'imploro, E in ciò dir fece un cennetto. Questo mondo, etc. D'Elicona il potestà, Se ricopre quel ribaldo, Se la lite, ingiusto Baldo, A chi ha il torto vinta dà; Questo e quel non tanto il fa Per tesor, quanto che prega Taide entrambi, e incanta e lega L'uno e l'altro, con l'aspetto. Questo mondo, etc. So ben io le merendine Che s'intimano sì spesso Sotto gli olmi di Permesso, Chi le guida, ed a che fine. So ben io con le Sabine Perché al fosso d'Ippocrene Su le quattro se ne viene Messer Romolo in farsetto. Questo mondo, etc. Rodopea solleva in testa Quella sua mobil boscaglia, Dimmi tu, Delio, a che vaglia Su la fronte una tal cresta. Forse vuol che intorno a questa Frascherìa dispieghi l'ali Qualche allocco, a fin che cali Dalla frasca al trabocchetto? Questo mondo, etc. V'è di peggio. A che più tardi Il castigo, o Febo, agli empi? Vedi pur ne' propri tempi Cenni, scherzi e risi e sguardi. Ozïoso l'arco e i dardi Non tener più fra le mani, Fa tremar questi profani Ch'han sì poco a te rispetto. Questo mondo, etc. Fa che resti fulminato Chi ti fa cotanta ingiuria, Un mercato di lussuria Non sia Delfo a te sacrato; Soffrirai de' Clodi a lato Le Popee tra incensi e faci? Dall'altar sarà che ad Aci Galatea volga l'occhietto? Questo mondo, etc. Stian le vergini di Delo Fisse in casa, o scorran Porto, Ai delubri per diporto Va la donna, e non per zelo, Quando avvampa estivo il cielo Non lasciar che all'aria oscura Là di Focide alle mura Si frequenti quel tempietto. Questo mondo, etc. Se portato per Libetro È di Cibele il ritratto, Senza legge, ecco ad un tratto Tutto Pindo andarli dietro. Mosso allor da un umor tetro Fuor del seno il cor mi scoppia Nel veder che lì s'accoppia Spesso al pallio il guarneletto. Questo mondo, etc. Non è albergo in Lesbo dove Non rinnovisi il ritorno Di quel sempre lieto giorno Quando nacque in Creta Giove; Ivi a' nembi il popol piove, O di fare appunto imita Ciò che fa quando s'irrita Nella gabbia l'augelletto. Questo mondo, etc. Vanno a gara le persone Dove a doppio il son s'ascolta, E la turba ov'è più folta Fa maggior la confusione. Per ritrarne divozione Non si corre al dì festivo, Non ha l'uom per fine il divo; Ma la diva ha per oggetto. Questo mondo, etc. Uno scrupol mi rimane, Che d'aprirtelo ho desìo; Tu m'ascolta, o biondo dio, Né lasciar mie preci vane; Perché tanto e sera e mane Alcibiade, e certi tali Fan dimora alle Vestali? Qual di ciò fai tu concetto? Questo mondo, etc. Ma qui taccio, o magno sire, E noiarti io più non oso; S'io peccai da curïoso, Tu perdona a tanto ardire; Altre cose avrei da dire, Ma le serbo nel pensiero. A tal'un ch'ha in odio il vero Parrà troppo quel ch'ho detto. Questo mondo, etc. Tratte da: Rime inedite del cinquecento (Bologna, Romagnoli - Dall'Acqua, 1918) |
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