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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
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Post n°1081 pubblicato il 18 Gennaio 2015 da valerio.sampieri
Il Dittamondo E, poi ch’io vidi ch’al tutto taceo, incominciai: "Assai ho ben compreso quanto m’hai detto e scritto nel cuor meo. Vero è ch’i’ son da piú pensier sospeso: i moti lor, come potrai udire, muovon da quel, ch’io ho da te inteso. L’un è che tu mi cominciasti a dire che Aries è diurno e masculino e ’l Tor notturno e feminin seguire; del Gemini e degli altri, poi, in fino al Pesce, mi tacesti l’esser loro: e cosí qui rimasi nel cammino. L’altro pensiero, sopra il qual dimoro, è che Aries di’ che mobile si vede e che fisso si truova apresso il Toro; e ’l Gemini, che dietro a lui procede, comuno il poni e ancor qui fai punto, lassando me com’uom che brama e chiede. E ’l terzo, dal qual sono ancor piú punto, è che tu di’ che de’ dodici segni la luna e ’l sol n’han due e non piú punto. Poi gli altri cinque, che mostran men degni ch’alcun di questi due agli occhi miei, di’ che ciascun n’ha due di questi regni. E però la cagion saper vorrei perché è data a costor piú signoria ch’a’ due, che mostran lassú maggior dei, a ciò che, se giá mai la penna mia di questa tema alcun verso dipinge, disegni la cagion per che ciò sia". "I’ penso ben, diss’ello, che s’attinge per te di questo il ver; ma come uom fai 35 che sa e per udire altrui s’infinge. A quel che prima dimandato m’hai, dico come in due segni i dieci vanno: e questo fu che piú non ne parlai; a la seconda, sí come i tre stanno 40 l’un mobil, l’altro fisso e poi comuno, così di terzo in terzo i nove fanno. Ma, perché tien la terza piú del bruno, far mi convien piú lungo il mio sermone, se cibar deggio il pensier c’hai digiuno. 45 Tu dèi sapere, e qui non è quistione, che Dio, che fece i cieli e gli alimenti, diede a ciascun quanto fu sua ragione. Principalmente so che mi consenti che partir me’ non si potrebbe il cielo 50 che in dodici parti, per piú argomenti. E se tra’ sette lumi, ch’io ti svelo, partir si denno, niun modo pare piú giusto, se ben cerchi a pelo a pelo, che diece segni, a due a due, dare 55 a cinque de’ pianeti; agli altri apresso uno a ciascun, ché me’ non si può fare. Ma qui è da veder qual sará desso l’uno dei due, che men porti gli affanni per aver solo un segno, e ire ad esso. 60 Sará Saturno, che presso a trent’anni pena a fare il suo corso? No, ché troppo andrebbe pellegrin per gli altrui scanni. O sará Giove, che li segue doppo, che dodici ne vuole? O Marti ancora, 65 che ne sta tre a sciogliere il suo groppo? O Venus, o Mercurio, che dimora ciascuno un anno? Non è quel la luna, che ’n dí ventotto o men suo corso fora? Questa passerá meglio ogni fortuna 70 ch’alcun degli altri, ché a sua gloria vene piú spesso e fuor di casa men digiuna. Ancor men grave ogni affanno sostene, perché da’ buon pianeti spesso prende gloria, fortezza, virtú, onore e bene. Per le dette ragioni, e perché scende a sua esaltazione in segno fermo, ristora, onde piú leve si difende. E voglio ancora che noti il mio sermo: la luna, che è feminina e mobile, 80 e sotto ogni pianeto a noi fa schermo, convien che ’l segno, ov’ha ricchezza e mobile, somigli a lei: adonqua il Cancro fia, ch’ è feminino e ’n fra gli altri men nobile. Mostrato per ragion che questo sia 85 quello che solo un segno debba avere, de l’altro è buon trovar la dritta via. Dico che ’l sole, c’ha vertú e podere, piú d’alcun’altra stella, e che dá luce a tutte e qui, come tu puoi vedere, 90 e che male e bene in lor produce, mal per congiunzion, ben per aspetto, e va per mezzo i sei sí come duce, può me’ soffrire e portare il difetto d’avere un segno e con minor periclo 95 che gli altri cinque, de’ quali io t’ho detto. Ancor, ciascun pianeto ha epiciclo per lo qual molte volte retrograda, onde ha men libertá a ogni articlo, salvo che ’l sole, lo qual per la strada, 100 senza epiciclo alcun, diritto sempre per lo suo deferente par che vada. E cosí puoi veder, se ben contempre, che me’ de’ cinque d’un segno si passa, perch’ è piú forte e ha men chi lo stempre. 105 Ancora, Leo, che nel ciel si compassa, che è fermo, diurno e masculino sí com’è il sol, del tutto a lui si lassa". E qui fe’ punto al suo caro latino. |
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