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CHIARIMENTI
Le notizie riportate nel presente blog, ove altrimenti non specificato, sono affidate alla memoria dell' autore e non possono pertanto essere considerate degne della minima fede. Ritengo sia mio preciso obbligo morale diffondere bufale, spacciandole per vere e viceversa. Chi si fida di me sbaglia a farlo, ma, volendo, potrebbe prendere spunto da quel bel po' di verità che sarà in grado di trovare in ciò che scrivo, per approfondire l' argomento, se gli interessa, altrimenti, ciccia.
Chi volesse comunque riferirsi a fonti ancor meno affidabili di una vacillante memoria di un incallito bufalaro, potrà consultare Wikipedia o, peggio ancora, la Treccani Online che a Wikipedia spesso rinvia. Degno di considerazione è il fatto che le idiozie di cui Wikipedia è spesso -non sempre, siamo onesti- intrisa fino al midollo sono consultabili gratis, laddove per la redazione della Treccani online lo Stato ha erogato all' ente, presieduto da un non bene amato ex ministro di nome Giuliano, due bei milioncini di euro nostri: che fine avranno fatto? Non c'è alcuna malizia da parte mia, s'intende, nel formulare questa domanda: solo semplice curiosità.
La lettura di questo blog è vivamente sconsigliata a chi ignora cosa sia l'ironia e/o non è in grado di discernere il vero dal falso.
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Piccola biblioteca romanesca (I miei libri in dialetto romanesco)
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Cento sonetti in vernacolo romanesco (di Augusto Marini)
Centoventi sonetti in dialetto romanesco (di Luigi Ferretti)
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Messaggi del 02/01/2017
Post n°3438 pubblicato il 02 Gennaio 2017 da valerio.sampieri
La storia de li nasoni Mi riservo, appena avrò ritrovato il link, di comunicare l'indirizzo dal quale è tratto questo breve brano. Ner 1874, Luigi Pianciani, er primo sindaco de la capitale dell'Italia unita, fece realizzà 'na serie de fontanelle pe uso pubblico e gratuito. Le fece fà de ghisa, de forma cilindrica, arte circa 120 centimetri e co tre bocchette da 'ndo' l'acqua annava a finì giù fino a la fogna, da 'na grata messa li pe ttera. Ar principio, a fà usci' l'acqua ce staveno tre belle teste de drago, che, purtroppo, li Romani se fregorno quasi subbito. Di questa via parla diffusamente Antonio Venditti sul sito Specchio Romano nel seguente articolo.
I vecchi nomi delle strade a Roma, anche se spesso non trovano più riscontro con un dato visibile, testimoniano ugualmente il loro compito originario: quello di individuare un sito partendo proprio da un elemento significativo. E’ il caso di via delle Tre Cannelle nel rione Trevi, una traversa di via di S. Eufemia, parallela alla via del Carmine e tagliata perpendicolarmente da via IV Novembre, che oltrepassa per poi sfociarvi di nuovo. La strada, come viene riportato nella "Descrizione di Roma dell’anno 1824", prende il nome da una piccola fontana scomparsa, costituita da tre fistole poste in cima a uno snello fusto, che gettavano acqua in un bacino semicircolare. La fontana, di cui si ignora il nome dell’esecutore, fu costruita su disegno di Giacomo Della Porta ed è documentata da una incisione del Falda del 1665 davanti a Santa Caterina a Magnanapoli, addossata ad un muro. Conosciuta anche come la fontana alla Colonna Traiana, dava il nome alla zona circostante ed era a ridosso fin dal 1590-94 al palazzo Annibaldi della Molara a Magnanapoli - esistente fino al ‘700 - a destra di via delle Tre Cannelle scendendo da via IV Novembre, sulla cui area sorse un edificio dall’attuale struttura tipicamente ottocentesca. Questo palazzo è reso solenne dall’ingresso con due alte colonne tuscaniche su di un plinto, che sorreggono un balcone marmoreo con colonnine. La collocazione della fontana a ridosso del palazzo trova riscontro nella pianta Di Filippo Barigioni della prima metà del XVIII secolo, da cui si evince anche una piccola area prospiciente il Palazzo della Molara, delimitata da un isolato: la scomparsa piazza delle Tre Cannelle. La fontana era collegata con il condotto dell’Acqua Felice. Per alimentarla, Gasparo della Molara aveva ottenuto in concessione nel 1558 dal Comune due once d’acqua a condizione che divenisse una fontana semipubblica, con l’obbligo, altresì, della manutenzione e della conservazione. Non rimangono però tracce di questa primitiva fontana, ricordata dall’odierno modello con fusto in ghisa e con tre bocche su un ripiano della scalinata di via della Cordonata, al di là di via IV Novembre dove via delle Tre Cannelle prosegue. Caratteristica appare l’unione tra il Palazzo ottocentesco — con il prospetto tra via delle Tre Cannelle e la parallela via del Carmine — e il moderno edificio con la fronte su via IV Novembre. L’origine di questo Palazzo risale al 1694. Probabilmente era di proprietà del canonico di San Giovanni in Laterano, Giovanni Grassi. Venne modificato radicalmente nella seconda metà dell’800 dalla famiglia Biondi-Merolli su progetto di Vincenzo Martinucci, in concomitanza con i lavori di apertura di via IV Novembre. Successivamente divenne residenza di Sidney Sonnino. Negli anni successivi al secondo conflitto mondiale il palazzo venne venduto dalla famiglia Sonnino alla Società F.A.T.A., che vi realizzò modifiche radicali, tra cui il rifacimento del prospetto su via IV Novembre, operato nel 1958 dall’architetto Attilio Spaccarelli. L’edificio, occupato per alcuni anni dall’IBM, appare l’espressione di quel linguaggio architettonico, tipico del dopoguerra, secondo il quale la struttura non esaurisce la forma, ritmandosi nella sua nuda necessità costruttiva con altri materiali in dimensioni e volumi. L’intero complesso è stato acquistato nel 1997 dall’Amministrazione Provinciale di Roma per ampliare i propri uffici. Via delle Tre Cannelle, nel primo tratto, termina in alto a destra con un fianco della Torre medioevale costruita sul finire del sec. XII da Guido Carbonis: appartenne dapprima ai Colonna poi ai Molara. La Torre, in laterizio, a sei piani e altrettante finestre di cui tre con mostre di marmo antico su Via delle Tre Cannelle, termina con un recente coronamento in beccatelli di travertino. Alla base, presso la porta d’ingresso anch’essa aperta di recente, sono stati murati tre frammenti di fregi classici, ornati da girali d’acanto e amorini sui quali si eleva la colonna araldica dei Colonna, sormontata da corona e cinta d’alloro. Sulla cornice, al di sotto di uno dei fregi, un’iscrizione riferisce che il frammento fu donato intorno alla metà del Settecento da un omonimo discendente del riminese Francesco Gualdi che visse a Roma nella prima metà del ‘500 svolgendo missioni diplomatiche presso la corte pontificia, senatore di Roma nel 1539, nel 1542 e nel 1546.
Nel tratto finale di via delle Tre Cannelle sulla sinistra è un palazzetto con la facciata settecentesca scandita da larghe paraste e il portoncino incorniciato da bugne.
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Post n°3437 pubblicato il 02 Gennaio 2017 da valerio.sampieri
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