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Post N° 27

Post n°27 pubblicato il 29 Aprile 2012 da Quintana5
Foto di Quintana5

Probabilmente ai più è sfuggita una notizia, la Banca Europea per gli Investimenti ha effettuato un finanziamento alla Grecia e nel contratto è contenuta una clausola particolare: se la Grecia dovesse ritornare alla dracma il finanziamento dovrebbe essere rinegoziato. La BEI non è una istituzione finanziaria qualsiasi, ma è stata istituita nel 1957 in occasione del trattato di Roma, allo scopo di "finanziamento degli investimenti atti a sostenere gli obiettivi politici dell'Unione"; in altre parole è proprio una istituzione dell'UE, è partecipata da tutti gli Stati aderenti e gode di autonomia finanziaria e amministrativa. Una notizia quindi da non sottovalutare, perché mentre a parole le autorità e le personalità europee sostengono che senza Grecia non c'è Europa, quando si tratta di valutare mere questioni finanziarie, allora sono proprio le istituzioni europee che prendono in considerazione l'ipotesi che torni alla dracma. Cosa dice questo? Sarebbe eccessivo dire che neanche le Istituzioni europee non credono più all'euro in modo assoluto? Probabilmente si, tuttavia non credo sia eccessivo sostenere che l'euro non è più qualcosa di insiscutibile.

Forse è una battaglia di retroguardia, ma l'euro è stato proprio un affare? Premessa: chi pensasse di trovare un questo post indicazioni sui "poteri forti" non ne troverà, io ne ho sempre sentito parlare ma non ho mai conosciuto i loro nomi, né ho visto prove evidenti. Perché sostenere complotti quando leggendo si può arrivare a conclusioni non dissimili?

Molte voci si rincorrono sull'euro, c'è chi sostiene che sia stata la più grande iattura di tutti i tempi e che dovremmo velocemente tornare alle monete nazionali e chi invece sostiene che l'errore non è stato l'euro ma il comportamento di alcuni Governi e che se si fossero comportati tutti come la Germania la zona euro godrebbe di ottima salute.

Chi sostiene che l'euro sia stata una solenne stupidaggine porta come argomento che in Europa non esistevano i presupposti di mobilità dei fattori economici e produttivi per riuscire a gestire eventuali problemi che colpissero solo alcune aree dell'UE. Per quanto riguarda l'Italia i critici affermano che mai avrebbe dovuto aderire ad una moneta come l'euro, il cui andamento è totalmente fuori del controllo delle autorità monetarie nazionali e con un ruolo della BCE che è totalmente indipendente, troppo forse come ho evidenziato altrove, e che mira esclusivamente al contenimento dell'inflazione.  Ora la questione è che il contenimento dell'inflazione è obiettivo coerente ed unanimemente condiviso quando si ha un'economia forte e stabile: l'Italia era in quelle condizioni? Prodi fece dell'Europa un obiettivo irrinunciabile, per conseguire il quale aumentò la pressione fiscale a livelli importanti, tuttavia forse perse di vista la fragilità dell'economia italiana ed un debito pubblico importante, probabilmente l'idea di fondo era che a risolvere i nostri problemi ci avrebbe pensato l'Europa e che si sarebbe avvicinata un'era di sviluppo che avrebbe consentito di ripianare i nostri debiti, nostri e di altri partner dell'eurozona. Tutto questo in cambio della rinuncia alla sovranità monetaria, perché l BCE non può finanziare i singoli Stati, i quali per rifinaziarsi debbono necessariamente rivolgersi al mercato; qui c'è stato un errore immenso: si è pensato che i mercati fossero un'entità perfetta, razionale, iperlogica e con capacità di guardare nel lungo termine. Chi conosce i mercati sa invece che hanno coraggio da coniglio, memoria da elefante e zampe da lepre, vale a dire che anche soltanto una voce che possa far ipotizzare una possibile perdita rischia di creare crolli, d'altronde la finanza comportamentale insegna che la soddisfazione per un guadagno è la metà della contrarietà di una perdita e poi ci sono altre questioni: i mercati mirano al profitto nel breve termine, ci sono speculatori che muovono miliardi etc. per cui pensare di affidarsi al semplice "giudizio dei mercati" per un'economia come quella italiana sembra essere stato un'azzardo.

Il motivo dell'adesione entusiastica sfugge: probabilmente si è trattato di un misto di incompetenza e malafede.

Sempre i critici sostengono che una delle missioni dell'euro, forse quella principale, che era quella di assicurare la protezione dall'inflazione e la stabilità dei redditi, almeno in Italia dall'entrata in vigore dell'euro si è perso circa il 70% in termini di potere d'acquisto.

Chi invece pensa che l'euro ancora oggi sia stata una salvezza porta questi argomenti: la salita dei prezzi non è stata una dipendenza dall'euro, le materie prime sono aumentate a dismisura dai 35 USD al barile del 2000 si è passati agli odierni 104, a causa dell'aumento della domanda dei paesi emergenti; una svalutazione delle monete locali, invece che avere una moneta unica forte, avrebbe causato un enorme aumento dei costi di approvigionamento di materie prime con conseguenze nefaste per le economie locali.

Altro argomento che portano i fautori dell'euro è che ormai in tutta l'eurozona si possono effettuare transazioni finanziarie senza dover pensare anche ai tassi di cambio, con conseguente facilità di muovere capitali; infine, l'altro argomento che viene portato a favore dell'euro e che risponde e rilancia rispetto alle critiche di questi ultimi tempi è che la crisi che è iniziata nel 2007 è stato qualcosa di unico nella storia dell'umanità e che non esiste una prova che utilizzando le valute nazionali le cose sarebbero andate diversamente e che invece è probabile che l'euro, moneta espressione di economie unite, ha preservato da ulteriori conseguenze negative.

Queste sono le due visioni, non voglio prendere posizione, io non sono un economista e non desidere prendere posizioni su qualcosa che non è il mio terreno favorito, una blogger che ha scritto (?) delle cose su Milton Friedman prendendole come oro colato, mentre invece sono idee di altri c'è già e non voglio rischiare di fare la stessa (brutta) figura.

 
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