Quotidiana Mente
Appunti quotidiani di ordinaria folliadal latino vacans participio presente di vacare, essere vacuo, cioè essere VUOTO. BUONA VACANZA
Vuoto come un ufficio, come una scuola, come lo spazio tra parola e silenzio.
Vuoto come contenitore privato del contenuto.
Vuoto a perdere come bottiglia di vetro rotta, ma riciclabile.
Vuoto a perdere mentale come idee frantumate e definitivamente inutilizzabili.
Salto nel vuoto
Nichilistica vocazione al dileguamento e voglia di abbracciare il nulla?
Oppure gesto supremo di ribellione e di apertura alla vita?
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E così era successo... non aveva saputo resistere e si era lasciata trasportare sull’onda di un’emozione. Non un’emozione qualsiasi, intendiamoci, ma una di quelle che non capitano tutti i giorni, una che potrebbe non tornare una seconda volta.
Quindi, con precisione e professionalità quasi maniacali, aveva creato l’ambiente, disegnato la scenografia, studiato le luci, cercato le note e, infine, collocato gli attori. Dopo aver osservato con attenzione l’insieme, definito i particolari, aggiustato le sfumature ed essersi assicurata che tutto potesse funzionare....ecco, solo allora aveva animato la scena e centrato il pensiero sull’idea.
E l’idea aveva cominciato a muoversi lenta...
Sinuosa e felina era venuta a rapirle la mente, svestita del velo di eterea essenza, colmata di ardore e passione rovente. In un gioco di attese costruite sul tempo di sorrisi ammiccanti e di sguardi sospesi, con rapido slancio era cresciuta potente.
L’aveva assecondata, questo era certo, anzi aveva fatto di più: l’aveva lasciata passare oltre le barriere e i pregiudizi sino a farla vivere davvero. Poi in un attimo di incertezza, forse, aveva indugiato, addirittura frenato, ma alla fine, sospirando, si era arresa alla verità: non era affatto difficile innamorarsi di un’idea.
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Questa notte è strepitosa!
La luna bianca toglie al mare
il mare, e gli dà il mare. Con la sua bellezza,
in una tranquilla e pura vittoria,
fa che più non sia la verità,
e sia verità sola ed eterna
quella che non era.
Si.
Semplicità divina
che annulli il certo e dai anima
nuova al vero!
Rosa non presentita, nel togliere
la rosa alla rosa, nel donare
la rosa alla rosa!
[Juan Ramon Jimenez]
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Chi ama a prima vista,
tradisce ad ogni sguardo.
And so it is
just like you said it would be
life goes easy on me
most of the time
and so it is
the shorter story
no love no glory
no hero in her skies
i can't take my eyes off of you
and so it is
just like you said it should be
we'll both forget the breeze
most of the time
and so it is
the colder water
the blower's daughter
the pupil in denial
i can't take my eyes off of you
did I say that I loathe you?
did I say that I want to
leave it all behind?
i can't take my mind off of you
my mind
'til I find somebody new
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C'era una volta un principe che non dormiva mai. Passava tutto il suo tempo a lavorare, perché farlo gli piaceva molto e poi, perché in questo modo, non aveva più tempo per pensare a cose che gli piacevano meno.
-Domani lavorerò di più!- diceva.
E il giorno dopo, (ma lui non lo sapeva che era il giorno dopo, perché non c'era più differenza tra il giorno e la notte) faceva un mucchio di cose e le faceva benissimo, ma non erano mai abbastanza.
Più il tempo passava, meno il principe dormiva. Non dormiva e non sognava, finché un giorno scoprì una cosa terribile: il serbatoio della fantasia si era completamente svuotato!
Il mondo del principe cambiò completamente. Non c'era più l'allegria dei colori: tutto era in bianco e nero, al massimo qualche sfumatura di grigio, come la nebbia o come il cemento.
Non c'era più la dolcezza della musica, ma solo silenzio; anche i profumi se n'erano andati e al loro posto era rimasto un fastidioso odore di polvere.
Gli oggetti avevano perso la loro forma e assomigliavano tutti a numeri. Così attorno alla sua tavola non c'erano più sedie, ma dei quattro e quando guardava il cielo dalla sua finestra al posto dei gabbiani vedeva dei tre.
Al principe questo mondo proprio non piaceva, e poi senza la fantasia non gli venivano più neanche le idee, e senza le idee non poteva lavorare. Ben presto precipitò nella tristezza e nella noia. Passava ore e ore seduto su una sedia (cioè su un quattro) aspettando che la fantasia tornasse e continuava a non dormire, o forse non ne era più capace.
Finché una notte, dai suoi occhi stanchi, spuntò una lacrima. Il principe, sorpreso e contento di questa novità, la lasciò rotolare sulle guance, poi ne spuntò un'altra e poi un'altra ancora e, stranamente, le lacrime avevano un sapore: il sapore della sua fanciullezza, di quando bambino sognava ogni notte la Fata Acquerello. Allora la chiamò a gran voce e lei, per incanto, comparve nella sua stanza.
- Finalmente sei tornata a colorare il mio mondo!!! - le disse saltellando per la gioia.
- Certo, sono tornata- rispose Acquerello -e ho portato con me il secchio di vernice, ma se vuoi che lo rovesci nei tuoi sogni, dovrai promettermi di dormire almeno sei ore per notte, altrimenti non riuscirò a finire il mio lavoro e il serbatoio della fantasia non si riempirà più-
Poi, prese per mano il principe e lo accompagnò nel suo lettino. Gli rimboccò le coperte, gli diede il bacio della buona notte e quando fu certa che lui si fosse addormentato davvero, tirò fuori i suoi pennelli e ridipinse tutto di verde, di rosso, e di giallo. Non tralasciò nulla. Poi chiamò le sue amiche Sorriso e Armonia che l'aiutarono a rimettere a posto suoni, forme e profumi. Lavorarono alacremente, cantando e danzando nei sogni del principe e quando il sole spuntò se andarono, soddisfatte del risultato.
Il principe dormì beato per tutta la notte e anche un pezzo del giorno dopo. Quando si svegliò, felice di aver ritrovato la fantasia, promise di andare a letto presto ogni sera, per poter incontrare di nuovo le fate dei sogni e passare più tempo con loro.
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Ho amici che non sanno quanto sono miei amici. [Vinìcius De Moraes]
Non percepiscono tutto l'amore che sento per loro né quanto siano necessari per me.
L'amicizia è un sentimento più nobile dell'amore. Questo fa sì che il suo oggetto si divida tra altri affetti, mentre l'amore è imprescindibile dalla gelosia, che non ammette rivalità.
Potrei sopportare, anche se non senza dolore, la morte di tutti i miei amori, ma impazzirei se morissero tutti i miei amici!
Anche quelli che non capiscono quanto siano miei amici e quanto la mia vita dipenda dalla loro esistenza...
Non cerco alcuni di loro, mi basta sapere che esistono. Questa semplice condizione mi incoraggia a proseguire la mia vita.
Ma, proprio perché non li cerco con assiduità, non posso dir loro quanto io li ami. Loro non mi crederebbero.
Molti di loro, leggendo adesso questa "crônica" non sanno di essere inclusi nella sacra lista dei miei amici. Ma è delizioso che io sappia e senta che li amo, anche se non lo dichiaro e non li cerco.
E a volte, quando li cerco, noto che loro non hanno la benché minima nozione di quanto mi siano necessari, di quanto siano indispensabili al mio equilibrio vitale, perché loro fanno parte del mondo che io faticosamente ho costruito, e sono divenuti i pilastri del mio incanto per la vita.
Se uno di loro morisse io diventerei storto.
Se tutti morissero io crollerei.
E' per questo che, a loro insaputa, io prego per la loro vita.
E mi vergogno perché questa mia preghiera è in fondo rivolta al mio proprio benessere. Essa è forse il frutto del mio egoismo.
A volte mi ritrovo a pensare intensamente a qualcuno di loro. Quando viaggio e sono di fronte a posti meravigliosi, mi cade una lacrima perché non sono con me a condividere quel piacere...
Se qualcosa mi consuma e mi invecchia è perché la furibonda ruota della vita non mi permette di avere sempre con me, mentre parlo, mentre cammino, vivendo, tutti i miei amici, e soprattutto quelli che solo sospettano o forse non sapranno mai che sono miei amici.
Un amico non si fa, si riconosce.
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Guardo le dita di Pablo danzare agili e leggere sulla tastiera del pianoforte elettrico. Ascolto i suoi ritmi facili e, sottovoce, intono con lui parole che hanno sapore d’estate.
E’ bravo Pablo; è un pianista con anni di conservatorio alle spalle. Lui la compone la musica, è un artista, ma l’arte non gli riempie la pancia, così, per sbarcare il lunario e pagare la scuola di musica a sua figlia, suona ogni sera nel pianobar del Tropicana Club.
Sorride Pablo, mentre i clienti seduti al tavolino chiacchierano e qualche volta cantano insieme a lui contenti di starlo ad ascoltare. E’una clientela affezionata la sua, li conosce quasi tutti, ricorda da un anno all’altro le loro canzoni preferite, riesce sempre ad accontentarli e a far passare qualche ora spensierata. E poi, anche Mario, il padrone del bar, è soddisfatto perché la bella voce attira sempre una folla di curiosi che magari consumano una bibita per ascoltare un motivetto cui hanno legato qualche ricordo.
Ci sono parecchi stranieri. Laggiù, una tedesca ingombrante e rumorosa chiede in un italiano stentato, di suonare ancora “ ’O sole mio”. Probabilmente conosce solo quello, dell’Italia, ma Palbo, felice di compiacerla, fa cenno di sì con la testa e intona le prime note. Lei solleva il boccale da mezzo litro in segno di ringraziamento e tracanna di gusto la birra che rimane.
Anche per oggi Pablo si è guadagnato la giornata. e Valentina, a settembre prenderà le prime lezioni di piano... chissà se la madre di Valentina gli permetterà di ascoltare i progressi della figlia in qualche fine settimana.
“ 'O sole mio sta 'nfronte a te!”
Gli occhi di Pablo brillano di entusiasmo quando suona la sua musica, lo stesso entusiasmo che gli riempie lo sguardo le rare volte che la vede, perché lui sa che nelle mani di Valentina c’è la sua stessa destrezza, scorre la sua stessa musica, vive la sua stessa arte!
Guardo ancora le mani di Pablo, bevo l’ultimo sorso di daiquiri e lascio che il ritmo delle sue note leggere mi tocchi l’anima. Guardo le mani di Pablo e prepotente si affaccia il pensiero di altre mani. Mani proibite. Ripenso ai movimenti complici di sottili intese e il desiderio di diventare strumento in quelle mani prende il sopravvento.
Non dovrei, ma guardo ancora alle tue mani ferme. Attendo il gesto che parla, quello che decide.
Tu le muovi e io le seguo. Con lo sguardo ti seguo. Immagino la traiettoria, indovino il punto esatto dove andrai ad appoggiarle, gelosa di quel tocco che vorrei essere solo mio!
Suonala ancora Pablo, suona ancora la tua musica!
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...che cos'è un regalo di non compleanno? -
- Un regalo che non viene dato il giorno del compleanno, evidentemente -.
Alice ci pensò sopra.
- Preferisco i regali di compleanno - disse infine.
- Non sai di cosa stai parlando! - Esclamò Humpty Dumpty.
- Quanti giorni ci sono in un anno? -
- Trecentosessantacinque - rispose Alice.
- Quanti compleanni hai? -
- Uno -
- E se fai trecentosessantacinque meno uno, cosa resta? -
- Trecentosessantaquattro, naturalmente –
......
e questo dimostra che ci sono trecentosessantaquattro giorni nei quali puoi avere un regalo di non compleanno -
- Certamente - disse Alice.
- E soltanto un giorno per i regali di compleanno, hai capito? Hai di che gloriarti! -
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Io vivo di accenti, di presentimenti
Profumi che sento nell'aria
E vivo di slanci, di moti profondi
Fugaci momenti di gloria
E nel silenzio del mondo
Io sento echi di infinito
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Inviato da: giusy_75dgl
il 24/07/2005 alle 22:35
Inviato da: Bertrand.Morane
il 24/07/2005 alle 17:34
Inviato da: giusy_75dgl
il 09/07/2005 alle 15:18
Inviato da: ulissezen
il 09/07/2005 alle 12:58
Inviato da: Bertrand.Morane
il 28/06/2005 alle 10:21