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Creato da: rosarioforino il 06/12/2008
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« I FRANCESISANREMO E DE NIRO »

IL LAVORO

Post n°188 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da rosarioforino

Mia madre e sua sorella minore Anna,da ragazzine hanno cominciato a imparare un mestiere:quello delle calzolaie a cottimo.La sorella maggiore invece prese il diploma di sarta.Mamma e zia Anna avevano poco più di dieci anni quando cominciarono a lavorare,"rubando"il mestiere alle"maestre",che a loro volta l'avevano appreso da altre donne,che prima di loro avevano lavorato per anni a domicilio parti di scarpe per conto di piccole fabbriche.Una catena che si sarebbe spezzata solo quando la gente fosse nata senza i piedi.Un'attività,quella dei calzaturifici,che per anni non ha conosciuto un solo momento di flessione,nel Napoletano.Un'attività fiorente,che dava lavoro a donne in cerca di emancipazione purché avessero volontà di imparare e destrezza.La velocità è essenziale quando si lavora a cottimo,perché com'è noto la paga si basa su quanto si è prodotto in un giorno,una settimana,un mese.Un'altra mia parente dopo 50 anni passati a incollare con mastice e pestello pezzi di stoffa e cuoio ha consumato la cartilagine di una spalla.Certo il capo della fabbrica risparmiava fior di quattrini in tasse non assumendo regolarmente nessuno,ma il denaro circolava e-ve lo garantisco-nessuno si sarebbe lamentato di ritrovarsi a 60 anni senza un solo giorno di contributi inps versati.Dove sta allora il problema?Quando mia madre e mia zia mi hanno raccontato negli anni aneddoti legati alla loro esperienza,mi sono sempre sentito avvampare di collera.Mi succede,quando m'imbatto nell'ingiustizia.
Quando le maestre assumevano un'apprendista le facevano fare anche i mestieri di casa,la spesa e magari persino cucinare.Accompagnare i figli a scuola e andare a ripenderli era sottinteso,come andare a ritirare dalle fabbriche i materiali e consegnare il prodotto finito,farsi pagare,stare attente al resto,ai soldi falsi,ecc.ecc.
Spesso si trattava,ripeto,di bambine di 10/11 anni.I miei provengono da famiglie numerosissime,di quelle dove lo stato di famiglia è un quaderno e non un singolo foglio,e dove era già tanto se i figli finivano le elementari,visto il bisogno costante di soldi che c'era in casa.
Mia zia tornava a casa all'ora di pranzo,e fra andata e ritorno perdeva circa un'ora di lavoro,così la maestra propose a mia nonna di lasciare che la bambina mangiasse da lei.Alle 12-00 le dava un boccone,che la piccola consumava accanto al tavolino cui era quasi legata da una catena al piede,come Ben-Hur sulla galea.Sembra una di quelle scene patetiche raccontate nelle favole e nei film apposta per commuovere,ma è così.La maestra,benché madre,perdeva ogni sitinto materno verso quelle bambine e le valutava col freddo cinismo di chi deve produrre fatturato,così quell'ora risparmiata era per lei un'ora di lavoro guadagnata.
Tempo fa vidi un programma di Carlo Lucarelli sugli incidenti sul lavoro.La causa principale di tante disgrazie è indicata come sempre la stessa:la fretta.La pressione che viene messa addosso all'operaio affinché produca di più e più velocemente, riducendo al minimo le pause caffé,la pausa pranzo e magari anche quelle per andare al cesso.
Quando tornavano a casa,di sera,le allieve avevano un ultimo compito da svolgere.Il meno gravoso ma forse anche il più umiliante:buttare il sacco della spazzatura. Assumere una colf,con la paga solo simbolica data alle apprendiste,sarebbe stato uno sfregio alla miseria...quale fesso l'avrebbe fatto?
Distratta da tante incombenze un ragazza,per quanto sveglia,ci metteva parecchio tempo ad imparare il mestiere e affrancarsi da quella schiavitù.Mia madre alla fine rinunciò,per vari motivi.Non era una sciocca,ma quel mestiere proprio non le piaceva. Se fosse diventata una maestra calzolaia magari avrebbe trattato una bambina come era stata trattata lei,rivalendosi con viltà su un'innocente.Ne dubito conoscendola,ma non posso escluderlo.Con gli anni mi sono reso conto con amaro disincanto che il "nonnismo"è un atteggiamento molto comune,e proprio per questo"umano".

 

 
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Commenti al Post:
angeligian
angeligian il 11/02/11 alle 10:01 via WEB
Molto comuni e molto umane sono l'avidità, la prepotenza, la disonestà. Non sapevo niente di queste piccole storie di crudeltà e di indigenza nel Napoletano e altrove, perché immagino che ce ne siano state tante anche in tutta Italia, tante quante sono gli sfruttatori e i mascalzoni che per il proprio tornaconto se ne fregano di piagare il corpo e l'anima di grandi e piccini! Bel post, scritto con il cuore e con un pizzico di sano umorismo napoletano. Ciao, bello guaglione!
(Rispondi)
 
ontheroad68
ontheroad68 il 12/02/11 alle 15:26 via WEB
Non è cambiato nulla Rosario , oggi se non hai studiato e sei qualcuno , sei solo un numero come tanti , anzi forse all'epoca cera più rispetto per la persona. Il mondo del lavoro è peggiorato credimi , se sei capace e bravo , sei come tanti , sostituibile , tutti utili , nessuno indispensabile. Un abbraccio e buon fine settimana.
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 13/02/11 alle 20:00 via WEB
Eccomi qua! Ti senti meglio? Un bacio grosso grosso
(Rispondi)
 
mariateresa.savino
mariateresa.savino il 17/02/11 alle 01:54 via WEB
Bella storia,Rosario,pur se triste nella sua denunzia di tante gravi ingiustizie perpretate ai danni di una umanità bisognosa;ingiustizie che ancora oggi gravano pesantemente su tanti bambini, oltre che su tanti lavoratori adulti.E' un mondo dove il più forte ha sempre,e in ogni campo,ragione del più debole:uno sfruttamento vergognoso e inconcepibile in una società cosiddetta civile.Adoperiamoci sempre e con qualsiasi mezzo contro questo insopportabile andazzo.Per te,un caro saluto.MT.
(Rispondi)
 
m.a.r.y.s.e
m.a.r.y.s.e il 28/02/11 alle 14:39 via WEB
Bonjour, Rosario, sono a scuola torno nel pomeriggio, sono contenta di averti ritrovato, come stai?
(Rispondi)
 
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