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« LUTHERL'UOMO E'CIO'CHE MANGIA??? »

QUALCUNO CADDE DAL SEGGIOLONE

Post n°195 pubblicato il 27 Giugno 2011 da rosarioforino

Ho rivisto a distanza di qualche anno il film"Qualcuno volò sul nido del cuculo",e ho fatto alcune considerazioni.Il personaggio di Mac Murphy,detenuto più volte per rissa,è mandato al manicomio per un periodo di osservazione per accertare se sia o meno pazzo.Il motivo è il suo comportamento in galera,dove scansa il lavoro,è pigro e parla quando non dovrebbe.Tutto qui.In una parola, direi, non sta alle regole.Ma non si fa cenno ad una condotta pericolosa per sé o per gli altri detenuti.In manicomio conosce altri internati,con comportamenti talora bizzarri ma non pericolosi,tutto som-mato.C’è qualche ritardato,ma è lì di sua spontanea volontà,mentre Mac Murphy,che il pubblico percepisce come quello sano di mente,è lì perché c’è stato mandato e deve starci per un periodo di tempo che non va decurtato dalla sua condanna,ma può addirittura protrarsi più a lungo,a seconda del parere medico.Se il vero pazzo non sa di essere pazzo,i ruoli si ribaltano e l’unico pazzo del ma-nicomio sarebbe proprio Mac Murphy;mentre gli altri,lì per scelta,dubitando di sé stessi sarebbero i sani.Questo è il primo paradosso che ho riscontrato.Ma se confrontiamo i diversi modi di reagire alle pseudo cure cui vengono sottoposti gli internati, allora il condizionale è davvero d’obbligo. L’infermiera che fa terapia di gruppo ai nove internati che possono almeno parlare,bada solo al rispetto delle regole,senza eccezioni,e a mantenere sedati i pazienti.La medicina propinata a colazione non è specificata,ma è certo un calmante. Una ragionevole obiezione o una richiesta innocente da parte dei pazienti vengono tacitate se solo espresse quando non è l’ora o il turno di parlare e se il tono usato non è gradito.Ma anche quando queste tre condizioni sono rispettate l’infermiera con tono suadente non accontenta mai nessuno,citando regole e norme dalle quali non deroga a nessun costo.Non si rende conto che un’eccezione,laddove non ci sia rischio,possa mantenere l’ordine in manicomio come e più di un sedativo.
La mia idea è che un pazzo parta da dei presupposti sbagliati,ma che li sviluppi con un pensiero lineare ferreo.Per questo motivo,pur obbedendo magari ad un bisogno malato ma insopprimibile,il matto pianifica per passarla liscia,e quindi non è un impulsivo.Mi rendo conto che quest’idea ribalta completamente la concezione giuridica del malato di mente,ma mi trovo sempre d’accordo con la punizione,che in questi casi è il carcere e non il manicomio.Il delitto commesso a sangue caldo,per così dire,gode già di attenuanti,e quindi non mi ci soffermerò.
Lo scemo,invece,per me è colui che può partire anche da presupposti giusti,ma è incapace di ragionare. E’ chiaro che non ho studiato psicologia o psichiatria,e che queste mie idee sono il frutto di un’istruzione empirica e autodidatta,ma quando vedo in TV eminenti psichiatri in disaccordo su tutto,allora penso che la mia opinione valga quanto la loro.
Chiusa parentesi,dal mio punto di vista la vera pazza è l’infermiera,e con lei tutto lo staff del manicomio.Non ho mai visto personale ospedaliero col papillon,tanto per dirne una.L’aspetto ameno dovrebbe essere rassicurante,ma è solo una facciata.E molto ipocrita,visto che questi gorilla non lesi-nano le botte,se il caso.Visto che in pratica sono addetti al servizio d’ordine potrebbero anche vestirsi da poliziotti.Se un internato dà in escandescenze lo neutralizzano a furia di pugni,poi i medici anziché cercare di capire le ragioni del suo comportamento sanno solo decretare una cura a base di sedativi più potenti ed elettroshock.Secondo loro un matto è sulla via della guarigione quando diventa passivo muto e immobile come una pianta.Il manicomio come una serra,dove però ogni vegetale deve fruttificare a comando.Ma il manicomio inteso anche come parabola del mondo,dove la libertà è sempre apparente e tutti sono chiamati a parlare solo se interrogati.Lo stesso avviene anche in caserma,e in qualsiasi consorzio umano,piccolo o grande,dove esista una gerarchia e delle regole mirate a preservarla.
Gli internati volontari in principio hanno troppa paura per schierarsi con Mac Murphy contro il sistema,poi cominciano a prendere esempio da lui e si ribellano. Mac Murphy li ritiene matti non perché lo siano davvero,visto che(dice loro)per strada c’è gente non meno folle,ma perché sono lì di loro spontanea volontà e non se ne tornano a casa.Quando partecipano alla gita in barca e all’orgia or-ganizzata da Mac Murphy,dal punto di vista dell’infermiera sono peggiorati.Dal punto di vista di Mac Murphy,oltre che mio,stanno invece"guarendo".
Scoperto il festino notturno in manicomio,l’infermiera minaccia un ragazzo di dire a sua madre che si è portato una donna a letto,instillandogli un tale senso di colpa da spingerlo al suicidio.Mac Murphy in quel momento non capisce più niente e cerca di strangolarla.Delitto d’impeto,non premeditato,specie se si pensa che l’ira in quel momento lo acceca al punto da fargli dimenticare la progettata evasione. Neutralizzato,viene sottoposto a lobotomia.Solo quella riesce ad abbattere lo spirito di ribellione di Mac Murphy,scambiato per follia.Ridotto ad un vegetale ma lasciato in vita per pura ipocrisia,ha pietà di lui solo un altro internato che lo sopprime con un cuscino prima di scappare via da quella gabbia di matti…

Il film è tratto da un romanzo,e vinse agli Oscar del 75’, quindi presumo che in America,in quegli anni,la situazione in quegli orribili luoghi di contenzione fosse quella descritta.Qui in Italia i manicomi furono chiusi nel 78’, magari proprio sulla spinta della denuncia fatta da quel film,chissà.
Quel che è certo è che chiunque abbia una voce dovrebbe sempre metterla al servizio di giuste cause,come fece in questo caso il regista Milos Forman.Questo è lo spirito del vero intellettuale che da anni manca in Italia e di cui tanto sento (assieme a molti)il bisogno.

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Commenti al Post:
angeligian
angeligian il 27/06/11 alle 19:40 via WEB
Un capolavoro! Un film drammatico ma anche divertente, attori bravissimi. Un Jack Nicholson memorabile e anche l'infermiera di cui non ricordo il nome e il piccoletto Danny De Vito con la tipica faccia dello scemo. Erano gli anni di "On the road" di Jack Kerouac, delle rivolte giovanili contro il sistema e la società e credo che il libro abbia voluto proporre il manicomio come allegoria della società dove tutti devono sottostare alle regole ferree, dove la disciplina non lascia spazio alla fantasia e imprigiona qualsiasi anelito di libertà mentale. Cioè una società che si fa beffa dell'individuo, che appiattisce tutti e che funziona solo rispettando rigidamente le regole anche le più stupide e chi se ne sottrae rischia la lobotomia. Quello che non ho mai capito è il titolo. Perché il nido del cuculo? Il cuculo non costruisce nidi, ruba quelli degli altri, ci depone le sue uova e poi lascia che siano gli altri a nutrire i suoi piccoli ... Boohh! Bel post
(Rispondi)
 
m.a.r.y.s.e
m.a.r.y.s.e il 27/06/11 alle 21:06 via WEB
Buona sera Rosario, ricordo di aver letto dei pezzi della legge 180 quella che chiuse i manicomi. La situazione dopo, è come accenni tu, insostenibile e uingiusta per molte famiglie e malati, veri o presunti. Per tornare al film è il caso di chiedersi: ci è o ci fa?
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 28/06/11 alle 22:02 via WEB
... niente ... tutto tace ... silenzio assoluto ... (è andato a far danni)
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 06/07/11 alle 22:54 via WEB
Buonasera, amichetto mio. Stai risolvendo?
(Rispondi)
 
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