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L'UOMO E'CIO'CHE MANGIA???

Post n°196 pubblicato il 09 Luglio 2011 da rosarioforino

Ho deciso di svolgere le tracce dei temi assegnati quest’anno agli esami di maturità. Per mio piacere personale,ma anche perché i temi sono delle domande che stanano idee frammentarie e sparse e obbligano ad organizzarle in una risposta coesa che serve anzitutto a noi.Ho cominciato con quello ispirato alla frase"L’uomo è ciò che mangia",e l’ ho svolto nelle previste sei ore.

Solo dopo ho saputo che la frase andava intesa come prologo alla decisione dell’ Unesco di considerare patrimonio(immateriale)dell’umanità la dieta mediterranea, chiedendo al maturando di soffermarsi sui rischi di un’ alimentazione sbagliata abbinata ad una vita troppo sedentaria.Sono pertanto uscito fuori tema,ma lascio giudicare a chi legge se quanto ho scritto non sia più interessante. D’altra parte parlare della dieta mediterranea anziché mangiare è come parlare di sesso senza farlo.

L’UOMO E’ CIO ’ CHE MANGIA

La frase è di Marx,anche se forse non è farina del suo sacco.Probabile che con essa intendesse dire che il cibo raffinato corrompe prima il palato e poi l’anima innocente del proletario;oppure che il capitale,inteso come guadagno ottenuto a spese del mal pagato lavoro altrui,spinga fatalmente ad un tenore di vita più alto,di cui risente in meglio anche la tavola.In entrambi i casi,il risultato non cam-bia.Al di là di tutte le battute già sentite sui vegetariani che sarebbero dei "finocchi",a me questa frase suggerisce un’analogia con una citazione di Pasolini circa la necessità di divorare i propri maestri, come accade al corvo marxista del suo film"Uccellacci e Uccellini". Quest’altra frase io la interpreto come un’esasperazione del detto secondo cui l’allievo talvolta superi il maestro.Ciò non sempre avviene,ma l’impegno profuso dovrebbe sempre mirare a questo. Una volta appresi i rudimenti di un’ arte o di un mestiere,bisognerebbe sempre andare oltre ciò che è già stato fatto, portando avanti una ricerca personale che evolva prima l’uomo e poi l’artista/artigiano.Con l’unicità che ci caratterizza,ogni uomo può dare un contributo che arricchisca il resto del mondo. Almeno,così la penso io.Non so cosa intendesse chi coniò questa frase né so come la intendesse Pasolini,che non era nuovo ad esempi simili. Un’altra volta, infatti,citò una poesia di Saba in cui il poeta parlava di insetti che desiderano essere mangiati,e ad essi paragonava sé stesso in quanto intellettuale che provoca con le sue idee attirandosi persecuzioni di ogni tipo.La sua tragica fine può essere letta come la buona riuscita di tale scopo…

In un film documentario sull’India,invece,interroga i guru sulla leggenda locale del marajà che si offrì in pasto alle tigri affamate per salvar loro la vita.In un’altra intervista,Pasolini ricorda di aver visto da bambino il disegno di una tigre che divorava un cacciatore e di aver provato un primo tur-bamento sessuale davanti a quella immagine.Uscendo dallo specifico,mi sembra di capire che l’atto di cibarsi abbia notevoli analogie col sesso,in special modo se il pasto è a base di carne umana.Nella cabala, ad esempio,sognare di perdere i denti viene interpretato come metafora dell’impotenza sessuale;e per la scienza il cannibalismo,così come altri comportamenti devianti,viene ricondotto a im-pulsi sessuali.Nel gergo giovanile napoletano, "mangiare una ragazza"significa proprio avere con lei un rapporto. Completo e senza implicazioni sentimentali.Persino nelle fiabe la spregevole figura del pedofilo viene adombrata con quella del cattivo"orco",che mangia i bambini.

Qualche anno fa destò scalpore il caso di quei due belgi,conosciutisi su Internet, desiderosi da una vita l’uno di mangiare un uomo e l’altro di essere mangiato. E’ l’esasperazione del legame che può nascere tra il sadico e il masochista.In un noir di Ellroy si dava la seguente definizione del sadico: uno che è gentile con un masochista. Quindi direi che i conti tornano.

Questo per dire che non è solo l’atto di mangiare ad essere metafora dell’appetito sessuale,ma anche il gesto della vittima volontaria di offrirsi ai denti di qualcuno.E’ chiaro che parliamo di aberrazioni, che anche quando vengono legittimate dall’amore per Dio,ossia la forma di amore più alto e puro, non trovano scusanti.Mi riferisco agli attacchi kamikaze dei Talebani,ma anche a quei cristiani che credono di seguire gli insegnamenti di Gesù auto-flagellandosi e portando il cilicio, mentre poi rifiutano il perdono anche per piccoli torti subiti e diffidano del prossimo al punto di non tendere mai una mano d’aiuto a nessuno.

Ma torniamo al significato primario del verbo"mangiare".Quello che troviamo sul vocabolario. Se l’uomo è ciò che mangia,e l’uomo perfetto è quello che vorrebbe Gesù,allora il cibo più indicato a detta dei Vangeli è il pane,i pesci e il vino.Vivande protagoniste di famosi miracoli,come sa chiunque abbia fatto almeno un anno di catechismo.Cibo semplice per uomini semplici,che Dio non lesina a chiunque abbia davvero Fede,e infatti moltiplica pani e pesci sulla montagna e tramuta l’acqua in vino alle nozze di Cana.Ma lo stesso Gesù dice all’uomo che non si vive di solo pane,bensì della parola di Dio.Il cibo serve a tenerci abbastanza in forma da affrontare le prove di questa vita terre-na.Ma la parola di Dio,con cui dovremmo affrontare queste prove,ci garantisce la vita eterna nei Campi Elisi.Torniamo dunque ad un diverso significato del verbo mangiare,alludendo ad una dot-trina da apprendere e portare a perfezionamento.Il Mahatma Gandhi ci offre altri esempi della duplicità di questo verbo. L’apostolo della non violenza,che personalmente non esito a definire l’ uomo più vicino a Gesù Cristo che sia vissuto dopo la sua venuta,era vegetariano.Questo perché aveva portato ad un tale livello di perfezione le sue idee sulla non violenza da non poter fare eccezione nemmeno per le bestie.Può sembrare un’esagerazione,ma a parte l’esempio che Gandhi voleva dare,

penso che un regime alimentare e psicologico di quel tipo servisse anche ad allenare l’anima ad un sempre crescente rispetto per la vita in generale.Un rispetto che lo portava ad essere disposto a mo-rire per una causa ma non ad uccidere per essa. Una volontà e un coraggio che lo portarono a porgere l’altra guancia all’infinito finché l’oppressore non si fosse convinto dell’ingiustizia compiuta.Ci vuole coraggio e ci vuole Fede,per mettere in atto questo proposito e portarlo avanti fino in fondo. Non è da tutti e non è nemmeno da molti.Astinenza dal cibo e anche dal sesso,da quando fece solenne voto di castità dopo quattro figli con la legittima moglie.E sempre per allenare la propria anima alla perfezione,dormiva con più ragazze che nemmeno toccava.Come dire,non si sottraeva alle tentazioni,perché così è facile non peccare,ma addirittura andava loro incontro.

Non è possibile paragonare un simile uomo ad un martire volontario mosso solo da un istinto masochista finalizzato ad un meschino piacere onanista.Una delle sue forme di protesta più famose era lo sciopero della fame,spesso fatto come penitenza per i tumulti di indiani impazienti che premevano per l’indipendenza con piccole azioni di rappresaglia ai danni dei soldati inglesi.Oggi Pannella ci ha talmente abituati a questa forma di protesta che sorridiamo,e la riteniamo un mezzo persuasivo più che ingenuo. Sarà perché non sempre gli scopi per cui si batte incontrano l’interesse degli italiani, sarà perché si ferma sempre prima che sia troppo tardi,…ma forse solo perché se Pannella morisse di inedia la cosa interesserebbe solo Emma Bonino.

Vorrei citare ancora una figura per parlare di cannibalismo.La più famosa,forse,dei tempi attuali,ma fittizia e non reale:Hannibal Lecter,lo psichiatra cannibale.

Cosa spinge quest’uomo a cibarsi di carne umana?Sappiamo che ha perso la Fede a seguito di un trauma infantile,e che da allora crede solo in sé stesso al punto da ritenersi un essere superiore alla stragrande maggioranza degli uomini;e devo dire che i talenti di cui la natura l’ ha dotato,parrebbero confermare questa sua convinzione. Lecter non uccide e mangia uomini perché ami in particolare la carne umana,ma sceglie con cura le sue vittime tra i mediocri e i maleducati,categorie che lo esasperano.

Così nel primo caso ritiene di fare un favore al mondo eliminando le vite che considera inutili,e nel secondo dimostra,mangiandole,il disprezzo che per esse nutre.Il trauma infantile cui accennavo sopra,riguarda la sua sorellina uccisa e divorata per fame da alcuni soldati lituani durante la seconda guerra mondiale. In un romanzo,lui si vendica rintracciandoli e mangiando alcune parti dei loro corpi.Del resto Lecter usa sempre le interiora umane per ricette da gourmet,e non di rado fa ritrovare il cadavere composto in maniera oserei dire"artistica",come l’infermiere che uccide con le frecce ferendolo negli stessi punti in cui secondo l’iconografia tradizionale fu ferito san Sebastiano.Nel suo caso non c’è alcun amore sano o malato a monte delle sue azioni.In un romanzo qualcuno dice che il suo cuore è morto con la morte della sorella.Certo rappresenta un’eccezione,e sospiro di sollievo all’ idea che un personaggio simile sia solo immaginario,ma offre anche un inedito punto di vista sulla questione del cibo.La mia opinione è che lo scrittore Harris,suo"papà",sia giunto a queste conclusioni per distinguere il proprio personaggio da tutti gli altri cannibali venuti prima,reali e fittizi, giungendo così ad una caratterizzazione senza precedenti.

Ma al di là delle motivazioni psicologiche che fanno di Lecter un cannibale,un uomo è un animale come tutti gli altri,e lui vede mediocri e maleducati solo come carne fresca. Una visione che la fredda scienza conferma.

Ma quale che sia la provenienza della carne di cui ci cibiamo,è proprio nel cibo che si annida l’alfa e l’omega dell’esistenza,se ci si riflette:se non mangiamo moriamo,ma è lo stesso cibo a causare l’ invecchiamento progressivo che ci conduce alla morte.Il cibo è materia che fornisce energia,e ci fa crescere fino ad un certo stadio della vita,dopodiché l’ossidazione dei tessuti innesca il processo di invecchiamento.Ogni due anni,a partire dalla nascita,il nostro viso è completamente nuovo,con cellule che sono la fotocopia delle precedenti.Il guaio è che la copia originale è quella che abbiamo alla nascita e che va persa,così ogni volta si fotocopia dalla fotocopia precedente,e gli errori si sommano.Errori che in questo caso compromettono il DNA. Sarà per questo che invece i neuroni sono sempre gli stessi: perché la mente è di gran lunga più importante del corpo e un minor ricambio di cellule ne garantisce più a lungo la buona funzionalità.

Un ultima riflessione personale voglio farla sui diversi concetti di saporito e nutriente. Ciò che è nutriente è esclusivamente funzionale.Nutriente è l’alimentazione forzata via flebo,ad esempio. Mentre ciò che è saporito,ghiotto,squisito,gustoso e succulento, è legato ai piaceri terreni della carne.

Un altro detto recita che il lusso( o divertimento) dei poveri è il cibo.Io aggiungerei che lo è quando ai poveri manca non solo il danaro ma anche spirito,cultura,ideali,talento,e uno scopo.Detto questo chi vi indulge per vizio fa del male solo a sé stesso,come chi fuma.Ma poiché io sono un uomo tanto lontano dalla perfezione quanto dalla volontà di perseguirla,non toglierei il cibo a chi potrebbe la-sciarsi andare a vizi di ben altra natura,che possano accelerare,per così dire,il naturale decadimento fisico.Non mi sognerei mai,ad esempio,di dire ad un ex tossicodipendente di mangiare meno. Sbaglio?Secondo un altro aforisma,di cui tanto per cambiare non ricordo l’autore,la saggezza è di-rettamente proporzionale alla quantità di cibo ingerito.Questo a me suggerisce che secondo chi l’ha detto la dieta serve sempre e solo a fini estetici,legati all’apparenza e quindi riconducibili a vanità e superficialità. Caratteristiche assenti in chi mangia a sazietà,che oltre a fornire benzina al cervello dimostrerebbe, paradossalmente,una maggior propensione per quegli aspetti dell’esistenza meno concreti e più filosofici.Una teoria opposta a quella di Gandhi,da questo punto di vista,ma che credo vada bene per molte persone.

 

 

 
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Commenti al Post:
m.a.r.y.s.e
m.a.r.y.s.e il 09/07/11 alle 18:08 via WEB
Buongiorno rosario, non sei uscito fuori tema, come pensi tu, perché nel testo d'esame, innanzi tutto era un saggio breve, e poi la frase era legata e sopportata da almeno tra brani quattro forse, articoli sull'alimentazione sotto punti diversi. si parlava del fastfood, della dieta mediterranea, della vegetariana, e non ricordo. Quindi si doveva fare un confronto e argomentare. Tu sei partito semplicemente dall'assunto e l'elaborato svolto è interessante ricco di spunti di riflessione e soprattutto argomentato e ben articolato.
(Rispondi)
 
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