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Di sospiri sognanti...

Post n°31 pubblicato il 18 Aprile 2009 da gocciadigocce

Solo liberandosi radicalmente di ogni desiderio, solo estirpando da sé la volontà, l’uomo potrebbe superare l’infelicità che fa parte della sua natura.

Attraverso la comprensione del perché desideriamo alcune cose, si afferma che “se conosco il perché, l’obiettivo è già parte di me”.
In realtà tutti i desideri che proviamo sono già parte di una nostra naturale propensione verso la vita e quindi realizzare un desiderio ci porta a “ritrovare” ciò che è già insito nel nostro essere.
Desiderare davvero qualcosa significa conoscere il perché di quel desiderio.
Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza.
A questa dà fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio, che venga appagato, ne rimangono almeno dieci insoddisfatti;
Inoltre, la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito, l’appagamento è breve e misurato con mano avara.
Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente!
Il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo: quello è un errore riconosciuto, questo un errore non conosciuto ancora.
Nessun oggetto del volere, una volta conseguito, può dare appagamento durevole, che più non muti: bensì rassomiglia soltanto all’elemosina, la quale gettata al mendico prolunga oggi la sua vita per continuare domani il suo tormento.
Quindi finché la nostra coscienza è riempita dalla nostra volontà; finché siamo abbandonati alla spinta dei desideri, col suo perenne sperare e temere; finché siamo soggetti del volere, non ci è concessa durevole felicità né riposo.
Che noi andiamo in caccia o in fuga; che temiamo sventura o ci affatichiamo per la gioia, è in sostanza tutt’uno; la preoccupazione della volontà ognora esigente, sotto qualsivoglia aspetto, empie e agita perennemente la coscienza; e senza pace nessun benessere è mai possibile."

 
 
 
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Un blog di: gocciadigocce
Data di creazione: 24/03/2009
 

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