Creato da lauro_58 il 10/11/2006

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A volte ho vinto, molto più spesso ho perso. Cammino tra le strade della speranza senza ripari. E se inizia a piovere, mi fermo e guardo attorno. Poi alzo il bavero del cappotto, accendo una bionda e ricomincio a camminare.

 

 

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Lei non sapeva baciare

Post n°66 pubblicato il 21 Maggio 2007 da lauro_58

Riassunto : Una pedalata all’ombra dei platani che crescono in riva al Tevere, un ciclista immerso fra natura, storia e ricordi rivive un’ episodio della sua vita vissuta tra barboni amnesie e stenti, finchè non comincia a ricordare tutto … a riappropriarsi del suo passato e quello che ricorda non gli piace … no, non gli piace proprio.

(… segue)
“Strappai bruscamente le sue mani dal mio viso prendendola per il collo, stringendo ed urlando.
Vaffanculo Giulia, vaffanculo.
Furono pochi secondi, pieni di rabbia da parte mia e di delusione da parte sua, pieni di parole … troppe parole!
Max provò a rialzarsi, con violenza lo stesi di nuovo.
L’offesa più grande non era però nei miei gesti o nelle mie parole, ma nel credere che avesse potuto tradirmi … con Max poi, questa era per lei l’offesa più grande.
Questa era per lei l’offesa più grande, perché per tutto il tempo che io ero mancato lei si era sentita sola, perché aveva aspettato che io le dicessi di raggiungerla e non l’avevo mai fatto, perchè non me lo aveva chiesto mai evitando così di farmi sentire in colpa, neanche quando aveva provato a cercare conforto inutilmente dai suoi, perchè Max era la sola persona che l’aveva aiutata, e perché lei avrebbe potuto baciare solo me.
Questo mi disse quando con un secco gesto della testa si liberò della mia presa, subito prima di dirmi … “Vaffanculo tu Carlo …!!”
Non aspettò nemmeno un’attimo, scappò da me in modo disperato, cercando di raggiungere il più presto possibile la sua macchina.
Le corsi dietro riuscendo solo a raggiungere i suoi disperati “Sparisci Carlo” intrisi di lacrime.
Mi aggrappai alla maniglia dello sportello pregandola di uscire, poi quando partì gridando di tornare indietro.
Il resto fù se possibile tutto più assurdo.
Assurda la mia colpevole angoscia nell’entrare in macchina, assurda la velocità per raggiungerla e la sua per scappare.
Assurdo lo stridio dei battistrada e la puzza di gomma bruciata, assurdo il fuorigiri che i nostri motori urlavano, assurda la curva presa a piena velocità da Giulia … il guard-rail che volava … assieme alla macchina … ed a lei.
Scesi dalla mia dopo aver assistito a quella scena impotente, la macchina cappottata vomitava benzina da un lato ed il corpo di Giulia dall’altro.
Accorsi per cercare di portarla lontano da quell’inferno, lei era già lontana anche da se stessa e dalla mia mano che cercava di afferrala.
Se solo il boato fosse stato un po’ più benevolo con me, se lo fosse stato …
Invece mi sputò lontano da lei con disprezzo ed illeso … senza un cazzo di graffio addosso.
Non so quanto vagai in macchina … lo feci finchè la benzina finì … e la macchina si fermò … ed io ne uscii … restando così in piedi … non so quanto.”

Coso Fritto non rideva più da un pezzo.
Seguì Coso Velenoso che sputò un paio di volte prima di alzarsi ed andare a dormire senza salutare.
Rimasi li insieme a Coso Lercio, le parole erano finite, i ricordi pure.
Il silenzio e un paio di grilli ci fecero compagnia per un po’.
“Credo sia meglio per tutti che tù domani non venga con noi Coso Mollo” esordì Coso Lercio.
“Perché ora che sapete i cazzi miei non vi interesso più ?” domandai pungente.
“Tù non sei come noi, vattene a casa, non c’è ragione perchè tù rimanga qui” rispose con affetto.
“E’ vero Coso Lercio, io non sono come te, se lo fossi stato, Giulia probabilmente sarebbe ancora viva”
Ci guardammo negli occhi, appesantiti dall’ora tarda, dal whisky e da chissà cos’altro.
Restammo così, col silenzio a farci compagnia e qualche topo a scorazzare poco lontano in cerca dei nostri rifiuti.
Quando mi alzai per andarmene lui era ancora sveglio, mi chiamò con un fischio.
“I guanti Coso, hai sempre quelle cazzo di mani gelate”.
Non ero più Coso Mollo, ma per lui non potevo essere nemmeno Carlo, Coso andava fin troppo bene.
Li presi al volo, un cenno come saluto … non ci cercammo più.

Sono ritornato a casa,  ho cambiato lavoro, casa, amici.
Spesso esco in bici, uso il mio tempo libero per prendere tempo al tempo, come oggi.
Rimetto il casco ed inforco la bici , le mani protette da quel dettaglio … guanti tecnici a dita corte.
Ricomincio a pedalare, con me nessuna certezza, anzi no una da allora la ho ed è sempre quella … non ci sarà mai più nella mia vita una donna che non sapeva baciare come lei.

Lei non sapeva baciare, un riflessodigitale di Lauro ... tag "Tra Leggende e Destini"

 
 
 
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