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L'Infinito Gioco di Ciò che Sempre È [Vita].
 

 

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Scegliere come vibrare.-

Post n°334 pubblicato il 25 Febbraio 2021 da RoHarLu

Noi siamo l’indifferenziato dal quale tutto discende. E siamo vibrazione, nell’espressione che, nella totalità delle frequenze possibili e immaginabili, rimane sempre quell’indifferenziato manifesto.

Ognuno vibra secondo quello che predilige, oscillando in innumerevoli modi, seppur, per ogni identificazione, se ne rinviene uno [o più] prevalente.

Per ogni modalità esistenziale, vi sono dei sistemi di riferimento. E ogni struttura si trova bene a contatto preminentemente con altre affini.

Tutto è scelta, e nessuno può sindacare a priori le predilezioni degli altri, seppur nell’ambito di un organismo complesso, tutto rimanga intrinsecamente collegato, al punto che ogni movimento provoca nelle altre componenti ripercussioni anche molto vigorose.

Quando ci lamentiamo che altri non vibrino come noi, e non esprimano le stesse emozioni, gli stessi pensieri, le stesse azioni e movenze, dovremmo altresì pensare che questo vale per tutti gli organismi dell’Infinito intelligente.

Pertanto, se qualcuno ci crea difficoltà, potremmo, e dovremmo, pensare che noi tendiamo a produrle a coloro che vibrano a frequenze già più elevate.

Se noi non riusciamo a stare con qualcuno, altri a stadi vibratori più grossolani, o altri che occupano strati più sottili dello spazio, manifestano varie problematicità nelle loro interazioni con i nostri campi di riferimento.

Nel senso sopra accennato, è costante nei sistemi complessi un processo naturale di selezione e separazioni.

Forse, solo forse, è a questo che dobbiamo andare con la mente quando vediamo che altri, magari grazie e follie ingenue e incontrollabili, e in maniera più o meno consapevole, non fanno altro che ferire, procurare dolore, sofferenza e disagio ai vari esseri del cosmo. Nel senso che la stessa cosa vale per tutti, ai vari livelli.

Molti di noi, in certi stadi della propria esistenza, possono apparire disadattati, visto che non riescono neanche a sostenere un semplice dialogo con chi staziona in frequenze diverse.

E questo può costituire un continuo tormento.

Ma non necessariamente debba essere così. Si vuole dire che, al di là della obbligatorietà o meno di una sperimentazione o forma di conoscenza, la scelta può aiutare.

Perché, ad esempio, potremmo avere accettato di andare a posizionare un cristallo “magico” in una palude infestata di parassiti, perché al più presto inizi la sua conversione in uno splendido lago limpido e pulito.

Però, e comunque, quando è finito, è finito.

E, ammesso che dovessimo ritornare lì con il pensiero, o con la memoria, perché, ad esempio, la trasfusione di quella consapevolezza potrebbe essere di valore per altri, non è detto che farà più così male. Anzi, potrebbe addirittura far sorridere. -Namasté!-Marius L.-.

 
 
 
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