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« Diceva mio padreUna donna non può avere un cane »

E' partita Solar Orbier in viaggio verso il Sole

Post n°167 pubblicato il 10 Febbraio 2020 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

La sonda dell’Agenzia spaziale europea è decollata da Cape Canaveral alle 5.03 ora italiana, in testa a un razzo Atlas V della United Launch Alliance (Ula), il vettore le ha dato la spinta necessaria per iniziare il suo viaggio verso il centro del Sistema solare.

Circa due anni per raggiungere l’orbita prestabilita, dalla quale osserverà il Sole e misurerà immersa nel plasma del vento e delle eruzioni solari quello che accade attorno.

Il comando delle operazioni è passato al centro Esa di Darmstadt (Esoc, lo Space operation center), in Germania, dove l’italiano Andrea Accomazzo e il suo team della sala controllo.

Da un paio d’anni c’è un’altra sonda che spia il Sole, e cavalca le sue fiamme molto più da vicino di quanto non arriverà Solar Orbiter. Si tratta di Parker solar probe, della Nasa, che ha già cominciato a inviare dati preziosi, e che però non rivolge mai il suo obiettivo verso la stella.

Che è invece quello che farà Solar Orbiter, in uno sforzo congiunto americano ed europeo (l’agenzia spaziale americana contribuisce anche alla missione Esa) per trovare altri tasselli di un mosaico molto complesso.

Tra due anni, dunque, le camere di Solar Orbiter cominceranno a riprendere il Sole da una distanza mai raggiunta prima. 0,28 Unità astronomiche, 42 milioni di chilometri, meno di un terzo della distanza Terra-Sole, più vicino di quanto non lo sia Mercurio.

Ci vorranno appunto due anni per arrivare a sistemare l’orbita ottimale che prevede una rivoluzione ogni 168 giorni.

Due anni a spasso per il Sistema solare in cui, a più riprese, Solar Orbiter incontrerà di nuovo la Terra e diverse volte Venere.

Ogni volta ne ricaverà una ‘spinta’, un assist gravitazionale, che permette di risparmiare parecchio carburante.

Da lì entrerà in “risonanza orbitale” con il pianeta.

Significa che regolarmente si incontreranno e questo permetterà di alzare l’inclinazione dell’orbita fino a 34°.

Uscirà quindi dal piano di gravitazione del pianeti (l’eclittica) per sporgersi e sbirciare i poli del Sole ogni volta che gli passerà vicino.

Anche questa una impresa mai tentata.

Osserviamo il Sole da centinaia di anni, con gli strumenti della scienza che si sono fatti

sempre più raffinatinell’ultimo secolo.

Ma mancano ancora molti pezzi del puzzle, sulla fisica che governa la corona, dove il vento solare viene accellerato e si raggiungono temperature di milioni di gradi, centinaia di volte più alte della superficie stessa del Sole.

Il suo campo magnetico, il responsabile dei fenomeni più violenti, che innesca i brillamenti e le violente eruzioni, che possono danneggiare i satelliti in orbita e mettere a rischio gli astronauti.

Anche per questo, la nuova prospettiva che offrirà l’orbita inclinata dell’Orbiter, per sorvolare le regioni polari dove le linee di campo magnetico si fanno più fitte, permetterà di raccogliere dati preziosi e inediti.

Nella seconda parte della missione, dopo circa otto anni, Solar Orbiter raggiungerà infatti l'inclinazione di 34° rispetto all'equatore solare.

Un’altra caratteristica peculiare della sua orbita, che compirà ogni cinque mesi, sarà quella di sorvolare per alcune settimane la stessa regione del Sole, allo stesso modo in cui un satellite geostazionario è sospeso sullo stesso punto della Terra.

Da lì potrà studiare come le macchie solari e gli altri fenomeni si evolvono nel tempo.

Soprattutto nel periodo di attività più intensa della nostra stella, in cui la superficie viene

‘sporcata’ da macchie solari, le zone da cui scaturiscono le eruzioni più potenti.

Tutto questo, assieme alle misurazioni della ‘collega’ Parker Solar Probe della Nasa, forniranno elementi chiave per interpretare e, in futuro, anche fare previsioni sul “meteo spaziale”.

A bordo ci sono dieci strumenti scientifici che vedono la collaborazione degli istituti di ricerca e le industrie di 17 Paesi europei più gli Stati Uniti.

Quattro dispositivi misureranno direttamente l’ambiente che circonda la sonda: particelle, plasma, campo magnetico, onde radio e vento solare.

Gli altri sei compiranno invece indagini “da remoto”, spiando da lontano il Sole.

Tra questi c’è Metis, una speciale camera che crea una eclissi solare portatile, per schermare la luce e l’energia troppo violenta del disco solare, e analizzare solo la sua corona, la cui luminosità è milioni di volte più debole: è la zona più turbolenta dalla quale si sprigiona e viene accelerato il vento solare, cruciale per collegare i fenomeni atmosferici solari alla loro evoluzione nell'eliosfera, quella bolla di particelle gonfiata dallo stesso vento e nella quale è immerso tutto il Sistema solare.

Il coronografo Metis è il più grande contributo italiano alla missione, finanziato dall’Agenzia spaziale italiana, progettato dall’Istituto nazionale di Astrofisica e Cnr insieme a un grande team di scienziati italiani provenienti dalle università di Firenze, Genova, Padova, Urbino e Torino che ne raccoglieranno e studieranno i dati sotto la guida dell’Inaf.

Uno dei principali strumenti per le osservazioni in-situ è Swa (Solar Wind Analyser): quattro sensori dedicati allo studio delle proprietà del plasma del vento solare, uno dei principali obiettivi scientifici dell’intera missione per indagare il legame fra i rapidi cambiamenti, osservati da remoto, alla base dell’atmosfera del Sole, e le misure dei parametri del vento solare.

L’Italia ha contribuito allo strumento con la fornitura della Dpu (Data processing unit), ovvero il cuore ed il cervello di Swa.

L’altro contributo italiano agli strumenti del Solar orbiter è lo sviluppo del software per Stix, il telescopio spaziale di bordo che rileva l'emissione di raggi X dei brillamenti solari.

 

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