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Messaggi di Gennaio 2023

 

La Fossa delle Marianne a 10.929 metri di profondità

Post n°204 pubblicato il 31 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Il fondo dell'oceano non è tanto diverso dal resto del pianeta: se potessimo togliere tutta l'acqua che ricopre la Terra, scopriremmo un paesaggio familiare, fatto di pianure, montagne e valli profondissime, il risultato del costante movimento delle placche che formano la crosta terrestre.

Le montagne più alte di questa nuova Terra ancora quasi del tutto inesplorata sono talmente alte che le vediamo anche dalla terraferma.

La montagna più alta del mondo è il Monte Pico, nelle Azzorre: misura solo 2.351 metri sopra il livello del mare, ma sott'acqua ne nasconde altri 6.098.

Ancora più impressionanti, però, sono i numeri delle valli, dei crepacci e degli abissi che punteggiano il fondale oceanico.

Abbiamo ormai esplorato quasi tutte le terre emerse ma gli oceani sono ancora un mistero per noi e una frontiera che ci attende.

Fra i tanti misteri la più studiata è la Fossa delle Marianne che si trova nella zona nord-occidentale dell'Oceano Pacifico, a est delle isole Marianne, tra Giappone, Filippine e Nuova Guinea e raggiunge i 10.929 metri di profondità, una valle sottomarina gigantesca, lunga 2.550 km e larga 69 km.

Nella porzione meridionale della Fossa si trova una depressione più profonda del resto della valle, battezzata abisso Challenger dove abbiamo i punti più profondi delle Marianne e quindi del pianeta Terra.

Il futuro delle esplorazioni abissali è ovviamente robotico e già da qualche anno spediamo in fondo al mare i cosiddetti UUV, Unmanned Underwater Vehicle, droni e robot armati di telecamere e controllati da remoto, da una nave appoggio in superficie.

All'inizio di marzo 2021 un gruppo di ricerca cinese ha fatto scendere un robot proprio nella Fossa delle Marianne, fino a 10.900 m di profondità.

La particolarità dell'impresa è che si trattava di un robot senza la pesante corazza di metallo che si riteneva indispensabile per proteggere queste macchine dalle enormi pressioni: 100 atmosfere, a 10.000 metri di profondità.

Non possiamo arrivarci ma il nostro inquinamento ci ha preceduto e abbiamo trovato del mercurio anche sul fondale della Fossa delle Marianne.

Le emissioni atmosferiche di mercurio sono prodotte soprattutto dalle centrali a carbone, dalle estrazioni minerarie, dai cementifici, dagli inceneritori e da altre attività dell'uomo.

Ogni anno oltre 2.000 tonnellate di questa sostanza di origine inorganica si depositano sulla terraferma e sulla superficie degli oceani, dove sono convertite in una forma altamente velenosa, il metilmercurio, che si accumula nell'organismo dei pesci e in altri animali marini.

E lo abbiamo trovato anche a quelle profondità portato dalle carcasse dei pesci.

E così purtroppo dove non riusciamo ad arrivare arriva sempre puntuale il nostro inquinamento.

 

da Internet

 
 
 

Il nucleo della Terra

Post n°203 pubblicato il 28 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

È una teoria che riguarda uno dei più grandi misteri del nostro pianeta, e proprio per questo affascina e sta facendo discutere tutta la comunità scientifica.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience da due ricercatori dell'università di Pechino parla di come la rotazione del nucleo della Terra potrebbe essersi recentemente interrotta.

Una porzione del nostro pianeta ancora molto misterioso, che ha ispirato romanzi e film di fantascienza.

A differenza degli immaginari scenari più catastrofici però, questo fenomeno, ovvero la sospensione della rotazione del nucleo terrestre, sembra che non abbia nessun impatto sulla vita in superficie.

Il lato più affascinante della ricerca risiederebbe in una possibile spiegazione del suo funzionamento.

Il nucleo interno è come un pianeta all'interno di un pianeta, quindi il modo in cui si muove è ovviamente molto importante.

Un pianeta nel pianeta

Il nucleo interno della Terra dovrebbe essere costituito da una sfera circondata da un nucleo esterno liquido.

È composta da una lega di ferro-nichel, con un raggio pari a 1.220 chilometri.

La sua temperatura sarebbe simile a quella che si trova sulla superficie del Sole, pari a 5.500°C.

Ma la forte pressione impedisce ai metalli di fondersi completamente, mantenendo il nucleo in uno stato solido.

Il nucleo non è connesso al mantello solido della Terra proprio perché circondato da una parte più liquida: da qui nasce la teoria che esso ruoti leggermente a una velocità diversa da quella del Pianeta e che possa accelerare o rallentare.

Rotazione che dovrebbe influenzare il magnetismo terrestre.

Sembra paradossale, ma lo studio del cuore del nostro pianeta risulta essere molto più difficile dell'osservazione di ciò che si trova nello spazio, ad anni luce da noi.

Questo perché la fortissima pressione e le altissime temperature rendono quasi impossibile l'utilizzo di strumentazioni di misurazione e per questo abbiamo pochissime certezze su come sia l'interno della Terra e lo strumento migliore è lo studio delle onde sismiche.

La ricerca ha messo a confronto la propagazione delle onde sismiche generate da alcuni violenti terremoti degli anni '60 e quella di altri terremoti avvenuti negli anni '90.

Secondo i ricercatori, dall'analisi risulta che la rotazione del nucleo della Terra sia cambiato nel corso dei decenni, e ipotizzano che si sia completamente fermata tra il 2009 e il 2011 e sembra che questa rotazione possa andare a cicli di circa 70 anni.

Partendo dalle rilevazioni effettuate sui terremoti degli ultimi decenni i ricercatori sostengono che all'inizio degli anni '70 il nucleo terrestre ruotasse con la stessa velocità del pianeta.

Da allora la sua rotazione verso est è aumentata, fino a superare la velocità di rotazione della Terra.

Per poi rallentare fino a fermarsi.

Ora potrebbe essere iniziato un nuovo ciclo, con un senso di rotazione invertito, verso Ovest.

La previsione è che ci sarà un'accelerazione e poi un nuovo rallentamento, con un prossimo arresto intorno al 2040.

E' ancora da scoprire quali siano le conseguenze, se influisca o no sul propagarsi dei terremoti e delle fuoriuscite laviche dei vulcani.

 

Da Internet

 
 
 

Il 2023: un anno di viaggi spaziali

Post n°202 pubblicato il 18 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Il 2023 da poco iniziato sarà un anno alquanto trafficato nello Spazio, tra lanci in orbita, verso la Luna e mondi ancora più lontani, a conferma del grande fermento nell’industria spaziale degli ultimi anni.

Un'industria che diventa sempre più privata a conferma dell'enorme interesse commerciale che si sta creando attorno ai viaggi spaziali.

Il primo lancio sperimentale in orbita di Starship, l’enorme astronave di SpaceX, è uno degli eventi più attesi dell’anno e di cui probabilmente si parlerà di più, ma ci saranno molte altre missioni e iniziative per estendere le nostre conoscenze al di là dell’atmosfera terrestre.

Astronauti e astronaute viaggeranno tra la Terra e le due stazioni spaziali che le orbitano intorno, mentre si prepareranno le future missioni per portarli sulla Luna e forse un giorno su Marte.

Lune ghiacciate

Ad aprile è prevista la partenza di Jupiter Icy Moons Explorer (JUICE), una sonda dell’Agenzia spaziale europea (ESA) che farà visita alle tre lune ghiacciate di Giove: Ganimede, Europa e Callisto.

Ciascuno di questi corpi celesti è ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio al di sotto del quale gli astronomi ritengono che ci siano grandi quantità di acqua liquida.

La sonda impiegherà otto anni per raggiungere le lune e le osserverà con numerosi strumenti, offrendoci sia la possibilità di avere fotografie molto dettagliate delle superfici ghiacciate, sia dati sui vari strati profondi dove dovrebbero trovarsi gli oceani.

La missione dovrebbe offrire nuovi spunti per comprendere se ci possano essere forme di vita per come le conosciamo qui sulla Terra anche su alcune delle lune gioviane.

Asteroidi

Dopo avere deviato un asteroide nel 2022, la NASA avvierà quest’anno una nuova missione per studiare meglio questi particolari corpi celesti.

Per l’estate è in programma il lancio di Psyche, una sonda che avrà il compito di raccogliere dati su 16 Psyche, un asteroide che si ritiene fosse parte di un pianeta in formazione nei primi tempi di esistenza del nostro sistema solare.

La sonda analizzerà la composizione dell’asteroide, come varia la sua densità a seconda delle zone e il suo campo magnetico.

Il lancio sarà effettuato grazie a un Falcon Heavy, il razzo più potente attualmente gestito dalla compagnia spaziale privata SpaceX.

A bordo insieme a Psyche ci sarà anche Janus, un’altra sonda che sarà assegnata all’esplorazione di altri due satelliti che saranno scelti dai tecnici della NASA nei prossimi mesi.

Dopo un viaggio durato più di due anni, a settembre la sonda OSIRIS-REx della NASA farà arrivare sulla Terra i campioni che ha raccolto nel proprio breve contatto con l’asteroide Bennu, avvenuto nell’ottobre del 2020.

I frammenti, i primi di questo tipo a essere stati raccolti dalla NASA, arriveranno protetti da una capsula nel deserto dello Utah, dove saranno recuperati per essere analizzati.

OSIRIS-REx proseguirà il proprio viaggio verso Apophis, un asteroide che nel 2004 aveva creato qualche apprensione per una probabilità di impatto relativamente alta (2,7 per cento) con la Terra, in seguito rivista al punto da escludere ogni possibilità di scontro con il nostro pianeta.

La sonda impiegherà circa sei anni per arrivare alla sua nuova destinazione.

Luna

Nel 2022 l’interesse per la Luna è stato molto alto soprattutto in seguito alla missione Artemis 1, la prima del nuovo ambizioso programma spaziale statunitense per tornare a esplorare il nostro satellite naturale con esseri umani.

Il 2023 non sarà da meno, anche perché la NASA e le altre agenzie spaziali che partecipano ad Artemis dovranno effettuare numerosi test, verificando anche come le società spaziali private potranno gestire alcune attività in appalto.

Le missioni più attese in questo ambito sono Peregrine Mission One di Astrobiotic e IM1 Nova-C di Intuitive Machines, che nel 2022 hanno subìto vari ritardi e che potrebbero quindi slittare ulteriormente nel corso dell’anno.

Entrambe saranno importanti test per verificare l’affidabilità dei sistemi per trasportare carichi di vario tipo sul suolo lunare per le missioni con astronaute e astronauti.

A fine 2022 è partita la prima missione del programma lunare Hakuto-R della società spaziale privata giapponese Ispace, che avrà il compito di trasportare sulla Luna il rover Rashid degli Emirati Arabi Uniti e il piccolo robot SORA-Q, realizzato dall’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) in collaborazione con la società di giocattoli Tomy, Sony e l’Università Doshisha.

SORA-Q è una sorta di sfera di 8 centimetri di diametro, che si apre in due semisfere per sperimentare un nuovo sistema di movimento tra le asperità del suolo lunare.

Dopo numerosi rinvii, quest’anno JAXA dovrebbe lanciare Smart Lander for Investigating Moon (SLIM), un sistema di allunaggio ad alta precisione e automatico per identificare l’area ideale in cui posarsi riducendo i rischi di finire in zone poco stabili.

L’Agenzia spaziale russa (Roscosmos) potrebbe invece lanciare la propria missione Luna 25, ma non ci sono ancora molti dettagli sul lancio che inizialmente sarebbe dovuto avvenire lo scorso settembre.

La Luna interessa anche all’Agenzia spaziale indiana (ISRO) che lavora da tempo alla missione Chandrayaan-3 per tentare nuovamente un allunaggio, dopo il fallimentare tentativo del 2009 con la precedente missione.

È in programma l’invio di un modulo di atterraggio e di un rover per l’esplorazione del suolo lunare, ma non ci sono aggiornamenti sul lancio che inizialmente sarebbe dovuto avvenire lo scorso anno.

Starship

Tra i lanci spaziali più attesi di quest’anno c’è il primo volo orbitale di Starship l’enorme astronave che la SpaceX di Elon Musk sta sviluppando nella propria base di lancio a Boca Chica, in Texas.

Nonostante gli annunci e le promesse di Musk, che aveva prospettato una messa in servizio in tempi molto brevi, lo sviluppo di Starship è in ritardo e non ha ancora raggiunto l’orbita terrestre.

Il piano è del resto estremamente ambizioso, perché ha l’obiettivo di realizzare un sistema di lancio interamente riutilizzabile, a differenza di quello dei Falcon 9 sempre di SpaceX che può essere riutilizzato solo in parte.

Starship, l’astronave dove un giorno ci saranno gli equipaggi e i materiali da trasportare in orbita, sulla Luna e forse un giorno verso Marte, è alta 50 metri mentre Super Heavy, il potente razzo sul quale viene collocata l’astronave per spingerla oltre l’atmosfera terrestre, è alto 70 metri.

Nel primo lancio orbitale, Super Heavy dovrebbe spingere Starship in orbita e tornare poi sulla Terra, mentre l’astronave rimarrà intorno al nostro pianeta per qualche tempo prima di tornare al suolo.

Di recente Musk ha detto che l’atteso test orbitale potrebbe essere svolto tra la fine di febbraio e i primi giorni di marzo.

La società si è impegnata a fornire alla NASA una versione di Starship in grado di compiere un allunaggio entro pochi anni, nell’ambito del programma spaziale Artemis per tornare a esplorare la Luna.

Nel 2022 SpaceX ha intanto effettuato ben 61 lanci orbitali utilizzando i propri Falcon 9, con una media di circa un lancio ogni sei giorni che ha reso possibile il trasporto in orbita di satelliti, materiale ed equipaggi verso la Stazione Spaziale Internazionale.

Anche per quest’anno sono in programma decine di lanci, compresi quelli per estendere la costellazione di satelliti Starlink per trasmettere Internet dallo Spazio.

Razzi

Per quest’anno è atteso il primo lancio di Vulcan Centuar, il nuovo razzo cui sta lavorando da molti anni la statunitense United Launch Alliance (ULA), importante collaborazione tra Lockheed Martin e Boeing.

Il nuovo sistema di lancio dovrebbe sostituire Atlas V, che in questi ultimi 20 anni è stato fondamentale per il trasporto in orbita di satelliti e per varie missioni spaziali.

Il nuovo razzo utilizza un motore sviluppato da Blue Origin, la società spaziale privata di Jeff Bezos, che dovrebbe impiegare lo stesso sistema nel proprio razzo New Glenn, ancora in fase di sviluppo e in sensibile ritardo.

Anche per New Glenn ci potrebbe essere un lancio di prova entro la fine dell’anno, ma per ora non ci sono notizie ufficiali.

Per conto dell’ESA, Arianespace sta terminando lo sviluppo di Ariane 6, atteso razzo che dovrebbe sostituire la versione precedente (Ariane 5) con costi per ogni lancio inferiori e quindi più sostenibili.

Il razzo doveva essere pronto per l’estate del 2020, ma a causa di numerosi ritardi dovuti anche alla pandemia da coronavirus si è reso necessario molto più tempo per completarne la realizzazione.

Arianespace confida di lanciare il nuovo razzo entro la fine di quest’anno.

Diverse altre aziende spaziali sperimenteranno i propri sistemi di lancio nel corso di quest’anno.

Collaborazioni e progressi nello sviluppo dei motori, a costi più contenuti, stanno rendendo possibile lo sviluppo di razzi di piccole dimensioni, adatti per portare in orbita carichi ridotti.

La miniaturizzazione ha interessato anche i satelliti, che sono quindi meno pesanti e ingombranti per il trasporto oltre l’atmosfera.

Telescopi

Il 2022 si è distinto per le prime spettacolari immagini del James Webb Space Telescope (JWST), ma il 2023 potrebbe essere l’anno di XRISM (X-Ray Imaging and Spectroscopy Mission), un nuovo telescopio realizzato da JAXA per studiare i processi che portarono alla formazione dell’Universo e indagare la materia oscura, un’ipotetica parte della materia che non interferisce con le radiazioni elettromagnetiche e le cui caratteristiche potrebbero essere rilevate solo indirettamente tramite i suoi effetti gravitazionali.

Il telescopio rimarrebbe molto più vicino alla Terra rispetto al JWST, mantenendosi in orbita a 550 chilometri dal nostro pianeta.

Per fine anno, l’Agenzia spaziale cinese (CNSA) ha in programma il lancio di Xuntian, un telescopio spaziale che può essere considerato una versione aggiornata e più potente di Hubble.

Avrà la capacità di compiere osservazioni sia nello spettro visibile (ciò che vediamo con i nostri occhi) sia nell’ultravioletto, invisibile alla nostra vista: sarà in orbita a poche centinaia di chilometri dalla Terra.

Stazioni spaziali

A proposito di Cina, nel 2023 proseguiranno le attività sulla Tiangong, la stazione spaziale cinese che dallo scorso anno è costantemente abitata da equipaggi di astronauti cinesi.

Xuntian è tecnicamente un modulo indipendente della stazione, dalla quale potranno essere condotte periodicamente attività di manutenzione sul telescopio.

Con anni di ritardo, quest’anno Boeing compirà il primo trasporto di astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale (ISS) con la propria capsula da trasporto Starliner, sperimentata lo scorso anno con una missione senza persone a bordo.

Starliner si unirà a Crew Dragon di SpaceX e alle Soyuz di Roscosmos come sistema di trasporto da e verso la ISS.

Quattro persone raggiungeranno la ISS nell’ambito della seconda missione di Axiom Space, società privata che si occupa di gestire voli spaziali per privati e istituzioni.

La missione segue quella effettuata nell’aprile del 2022, tra le prime di questo genere e considerata un importante progresso verso i lanci spaziali commerciali con esseri umani.

Nella prima metà dell’anno, il miliardario statunitense Jared Isaacman, CEO dell’azienda per i pagamenti elettronici Shift4 Payments, parteciperà alla propria seconda missione spaziale privata insieme ad altre tre persone su una capsula da trasporto Crew Dragon di SpaceX.

La missione si chiama Polaris Dawn, durerà almeno cinque giorni, e raggiungerà una distanza massima dalla Terra di 1.400 chilometri e prevede la prima attività extraveicolare (EVA o “passeggiata spaziale”) gestita interamente da privati.

Passaggi

La sonda BepiColombo dell’ESA compirà il proprio terzo passaggio ravvicinato a Mercurio alla fine di giugno, raccogliendo nuovi dati e fotografando la superficie del pianeta più vicino al Sole.

Parker Solar Probe della NASA effettuerà invece il sesto passaggio ravvicinato a Venere alla fine di agosto e si avvicinerà ulteriormente al Sole, per studiarne le caratteristiche.

L’anno si concluderà con un passaggio ravvicinato della sonda Juno della NASA alla luna Io di Giove, il 30 dicembre.

 

Da Internet

 
 
 

Il Rover Perseverance

Post n°201 pubblicato il 07 Gennaio 2023 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Durante il suo viaggio esplorativo su Marte il rover Perseverance ha percorso 13 chilometri, analizzando e monitorando il terreno, ma soprattutto raccogliendo frammenti di roccia che ha in seguito conservato accuratamente in tubi speciali per il trasporto.

Questi oggetti ora sono stati posati in un luogo chiamato "Three Forks".

La scelta del primo deposito su Marte rende questa campagna di esplorazione molto reale e tangibile", ha affermato David Parker, direttore dell'Esplorazione umana e robotica dell'ESA.

"Ora abbiamo un posto da rivisitare con i campioni che ci aspettano."

La missione per riportare a casa quei preziosi materiali consiste nell'utilizzo di due piccoli elicotteri spaziali, simili ad Ingenuity, che trasporteranno i campioni consegnandoli al Sample Return Lander che avrà il compito di riportarli sulla Terra.

La missione è stata progettata dall'ESA e dalla NASA e avremo la possibilità di avere quelle rocce nei nostri laboratori per il 2033.

 

Da Internet

 
 
 
 
 

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