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CULTURA E GIUSTIZIA
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TERREMOTO E RICOSTRUZIONI IN IRPINIA IL RESTAURO E I PIANI DI RECUPERO DEI CENTRI STORICI MINORI.
Post n°4195 pubblicato il 18 Maggio 2024 da antonioi0
ALCUNI CASI DI RICOSTRUZIONE: GEMONA DEL FRIULI COME VENZONE, ANCHE GEMONA DEL FRIULI SORGE COME NUCLEO CON IL COMPITO DI PORTA, PASSAGGIO TRA L’ITALIA E I PAESI NORD-ORIENTALI. GIÀ NEL 500 A.C., CON I CELTI, IL TERRITORIO DOVE ORA SORGE GEMONA ERA OCCUPATO DA STATIONES, OSSIA LUOGHI DI SOSTA PER IL PASSAGGIO DALL’ITALIA AI PAESI D’OLTRALPE. CON I ROMANI VENNE ATTIVATA UNA SECONDA STATIO A OSPEDALETTO. ENTRAMBE VENNERO DISTRUTTE DALLE INVASIONI BARBARICHE ED I SUPERSTITI SI RIFUGIARONO IN UN INSENATURA TRA IL COLLE DEL CASTELLO E IL MONTE GLEMINA, DANDO COSÌ ORIGINE AL PRIMITIVO NUCLEO SUL QUALE NASCERÀ LA FUTURA CITTADELLA MEDIEVALE DI GEMONA. GLI OSTROGOTI VI SI INSEDIARONO E VI COSTRUIRONO LA PRIMA AULA CULTUALE LÌ DOVE ORA SORGE IL DUOMO. DAL 776, CON I LONGOBARDI, GEMONA CREBBE POLITICAMENTE TANTO DA ESSERE ERETTA AL RANGO DI ARIMANNIA, OSSIA COMUNITÀ DI UOMINI DEDITI AL LAVORO E ALLA DIFESA E DIRETTAMENTE DIPENDENTE DAL RE, DI QUESTO PERIODO FU L’AMPLIAMENTO DEL CASTRUM GLEMONE. COME VENZONE ANCHE GEMONA FU DISTRUTTA DAGLI UNGARI. LA RICOSTRUZIONE INIZIÒ SOTTO GLI OTTONI, DAL 952 E POI PROSEGUÌ SOTTO L’OPERA DEI PATRIARCHI AQUILEIESI. VERSO IL MILLE FU COSTRUITA LA PRIMA CINTA MURARIA DIFENSIVA CHE RACCHIUDEVA CASTELLO E DUOMO. FU DONATA NEL 1077 AL PATRIARCA SIGEARDO E ALLA FINE DEL XII SECOLO DIVENNE LIBERA COMUNITÀ ED INIZIÒ LA SUA ESPANSIONE URBANISTICA VERSO NORD E FUORI DELLA PRIMA CERCHIA MURARIA. NEL 1348, SUBÌ UN TERRIBILE TERREMOTO CHE OLTRE AD ABBATTERE NUMEROSE CASE, DISTRUSSE IL CAMPANILE DEL DUOMO. DEL 1370 È LA COSTRUZIONE DELLA TERZA CINTA MURARIA MENTRE DEL 1502 IL RINASCIMENTALE PALAZZO COMUNALE. IL CINQUECENTO E IL SEICENTO FURONO PER GEMONA SECOLI DI “ABBELLIMENTO” EDILIZIO; MUTARONO IN RINASCIMENTALE E BAROCCO I VOLTI DI MOLTI EDIFICI NOBILIARI GEMONESI. NEL ‘700 GEMONA ERA UN CITTÀ RELATIVAMENTE GRANDE, DOTATA DI MOLTE CHIESE ED EDIFICI PUBBLICI, CINTA DA MURA. QUESTO ASPETTO E IL SUO IMPIANTO URBANISTICO RIMASERO PRESSOCHÉ IMMUTATI FINO AI TERREMOTI DEL 1976357. COME PER VENZONE, ANCHE LA COMUNITÀ GEMONESE SI IMPEGNÒ DA SUBITO PER IL RECUPERO DELLA PROPRIA CITTÀ E ANCHE QUI IL PRIMO PROBLEMA FU IL RECUPERO DEI BENI MOBILI, E LA CATALOGAZIONE DELLE PIETRE E DI QUEGLI ELEMENTI SUPERSTITI CHE POTESSERO ESSERE RICOLLOCATI SUGLI EDIFICI DA RICOSTRUIRE. DI QUESTO LAVORO È VISIBILE ANCORA UN “MUSEO A CIELO APERTO” NELLA PARTE BASSA DI GEMONA. PRIMA DEL TERREMOTO, COME GIÀ DETTO, LA MAGGIOR PARTE DELLE CITTA FRIULANE ERA GIÀ DOTATA DI STRUMENTO URBANISTICO, COSÌ PURE GEMONA, IL CUI P.R.G. ERA DATATO 1970. IL PIANO PARTICOLAREGGIATO, COME PREVEDEVA LA LEGGE URBANISTICA DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA, DOPO IL TERREMOTO, FU ADOTTATO NEL 1977. PER QUEL CHE RIGUARDA LA RICOSTRUZIONE FU ATTUATO IL RESTAURO O RICOSTRUZIONE FILOLOGICA SOLO SUGLI EDIFICI DI VIA BINI, SUL DUOMO E IL PALAZZO COMUNALE E SUL CASTELLO CHE ANCORA OGGI, PERÒ, ATTENDE LAVORI DI COMPLETAMENTO. IL RESTO DELLA RICOSTRUZIONE AVVENNE, COME PER GLI ALTRI PAESI COLPITI, ATTRAVERSO LE INDICAZIONI FORNITE DALL’ASSESSORATO AI LAVORI PUBBLICI, CON L’USO DI FASCICOLI COME LE “PRESCRIZIONI PER L’EDILIZIA NELLE ZONE SISMICHE - NOTE INTERPRETATIVE E DI COMMENTO CON SUGGERIMENTI APPLICATIVI – ESEMPI DI INTERVENTO PER LA RIPARAZIONE E IL RAFFORZAMENTO ANTISISMICO” E DALLA SEGRETERIA GENERALE STRAORDINARIA, COME I “DOCUMENTI TECNICI” CHE INDICAVANO TUTTE LE PROCEDURE PRATICHE E BUROCRATICHE PER AFFRONTARE OGNI SINGOLO PROGETTO DI RICOSTRUZIONE. OGGI GEMONA È COMPLETATA NELLA SUA RICOSTRUZIONE; I MONUMENTI SONO STATI RESTAURATI QUASI TUTTI CON IL METODO DELL’ANASTILOSI. IL RESTO DELLA RICOSTRUZIONE È STATA PORTATA AVANTI NEL RISPETTO DELLE VOLUMETRIE E DEGLI ALLINEAMENTI, REINTERPRETANDO, QUANDO SI TRATTÒ DI EDILIZIA NUOVA, LA TIPOLOGIA TRADIZIONALE DELL’EDILIZIA SPONTANEA LOCALE. NEL CASO DELLA RICOSTRUZIONE DEL FRIULI, I PIANI DI RECUPERO EBBERO UN RUOLO DETERMINANTE E L’APPROCCIO AD ESSI DIVERSIFICÒ ANCHE L’ESITO DELLA RICOSTRUZIONE. DEI PAESI RECUPERATI È CERTO CHE VENZONE RISULTA ESSERE IL “CASO PARTICOLARE”, UN VERO E PROPRIO LABORATORIO POLITICO-CULTURALE NELLA TEORIA E PRATICA DEL RECUPERO DEI CENTRI STORICI, COME AL CONTRARIO SI ERA VOLUTO FAR DIVENTARE GIBELLINA NUOVA PER LA TEORIA E LA PRATICA DELLA ARCHITETTURA E L’URBANISTICA DEGLI ANNI SETTANTA. IL PIANO DI VENZONE SI MUOVE IN DUE POSIZIONI, QUELLA DELLE CATEGORIE GENERALI DI INTERVENTO, OSSIA IL RISPETTO DI UN INSIEME ORGANICO DI PRESCRIZIONI ESTESO ALL’INTERA AREA DELL’UNITÀ DI INTERVENTO E DIFFERENZIATE PER CATEGORIE RELATIVE AI CORPI EDILIZI E ALLE AREE SCOPERTE E UN TIPO SPECIFICO DI INTERVENTO CHE REGOLAMENTA CON PRESCRIZIONI TECNICHE SPECIFICHE LE MODALITÀ DI REALIZZAZIONE DELLE SINGOLE OPERE COMPRESE NELL’AREA INTERESSATA DALLA CATEGORIA GENERALE DI INTERVENTO358. NEL CASO DI VENZONE CI SI TROVA DI FRONTE AD INTERVENTI INERENTI AL CENTRO STORICO CHE HANNO ALLE SPALLE UNA COMPIUTA E PUNTUALE ELABORAZIONE CONCETTUALE: UN’OTTICA UNITARIA CHE NON TRASCURA IL PARTICOLARE. NEL CASO DI GEMONA SI È ADOTTATO UN PIANO PARTICOLAREGGIATO CHE SUDDIVIDE LA ZONA INTERESSATA IN SETTORI E IN AREE DI INTERVENTO. IL PIANO CONTIENE MOMENTI DI MASSIMA CONSERVAZIONE, QUANDO SI TRATTA DI ASPETTI DI ALTA VALENZA AMBIENTALE, PREVEDENDO A CARICO DEL RESTANTE TESSUTO EDILIZIO INTERVENTI DI ORDINE FISICO, FUNZIONALE ED AMBIENTALE CHE VANNO DALLA RISTRUTTURAZIONE ALLA SOSTITUZIONE PARZIALE O TOTALE, PURE SEMPRE NEL RISPETTO DEGLI ALLINEAMENTI E DELLE VOLUMETRIE359. SI PUÒ AFFERMARE CHE A 34 ANNI DAL TERREMOTO DEL FRIULI, DI TALE CATASTROFE NATURALE ESISTE SOLO IL RICORDO, MALINCONICO E NOSTALGICO PER LE PERDITE UMANE E PER LE DIFFICOLTÀ AFFRONTANTE AL MOMENTO, MA POSITIVO, PER I FRIULANI, PERCHÉ SOTTOLINEA CON QUANTA FORZA D’ANIMO, CULTURALE E PRATICA ABBIAMO RISOLLEVATO LE SORTI DEI PROPRI PAESI ED INSIEME DEL FRIULI, O ALMENO DI QUELLA PARTE COLPITA DAL SISMA. BISOGNA RICORDARE CHE I PAESI DI CUI QUI SI PARLA IN MODO SPECIFICO, COME TUTTI QUELLI RISULTATI DISTRUTTI, GRAVEMENTE DANNEGGIATI O DANNEGGIATI, FOSSERO ALL’EPOCA PAESI AD ECONOMIA PRETTAMENTE AGRICOLA E IN STATO DI ABBANDONO E DEGRADO E CHE LA “SCOSSA” DATA DAL TERREMOTO FORNÌ, FORSE, STRUMENTI E SPINTA NECESSARI A FAR REALMENTE RINASCERE LE COMUNITÀ CHE, DAL CANTO LORO, SEPPERO SFRUTTARE IN MODO EGREGIO LE ECONOMIE MESSE A DISPOSIZIONE DELLO STATO E DELLA REGIONE, CON UN LAVORO CHE MISE IN PARALLELO SVILUPPO URBANO, ECONOMICO E RECUPERO FISICO SENZA PROPENDERE IN PERCENTUALI MAGGIORI PER NESSUNA DELLE TRE COMPONENTI. “IL SUCCESSO DELLA RICOSTRUZIONE È NELLA RICOSTRUZIONE STESSA”360, AFFERMA AUGUSTO ROMAN BURELLI, INTENDENDO DIRE, CON QUESTO, CHE IN UNA RICOSTRUZIONE POST-SISMICA SI METTE IN MOTO UN PROCESSO PLURIDECISIONALE ACCELERATO, NEL QUALE CONTA CIÒ CHE RIDUCE I TEMPI TECNICI E BUROCRATICI E CHE RISPETTA LE ESIGENZE DEI COLPITI, I CUI ESITI CULTURALI DEVONO ESSERE GIUDICATI ANCHE PENSANDO ALLO STATO DI EMERGENZA IN CUI IL PROGETTO E IL PROCESSO DI RICOSTRUZIONE SONO STATI CONCEPITI361. SI PUÒ, OGGI, SOTTOLINEARE UN USO ABBONDANTE DELLE TECNICHE DI COSTRUZIONE IN CEMENTO ARMATO, O UN TROPPO SPINTO PESCARE NELLA TIPOLOGIA ANCHE NELLA COSTRUZIONE DEL NUOVO OLTRE CHE NELLA RICOSTRUZIONE, IN PARTICOLARE A GEMONA, COME ESEMPIO PER I PAESI RICOSTRUITI. RESTA IL FATTO CHE ENTRAMBI I PAESI ANALIZZATI SONO ESATTAMENTE DOVE ERANO, RISPETTANO L’IMPIANTO URBANISTICO INIZIALE, I PROPRI IMPORTANTI MONUMENTI RESTAURATI, NON SOFFRONO MOMENTI DI DEGRADO SOCIALE ED ECONOMICO, E LE COMUNITÀ CHE IN ESSI VIVONO MANTENGONO VIVA LA MEMORIA E LA TRADIZIONE ANCHE PRESTANDO COSTANTEMENTE ATTENZIONE ALLA FISICITÀ DELLA CITTÀ, CON UN ATTENTO GRADO DI MANUTENZIONE. SI TRATTA COMUNQUE DI PICCOLI PAESI DI PROVINCIA, LEGATI INDISSOLUBILMENTE ALLA CITTÀ CAPOLUOGO ANCHE ATTRAVERSO UNO SVILUPPO INDUSTRIALE E COMMERCIALE CHE SI INSTAURA SULLE DIRETTRICI DI COLLEGAMENTO TRA QUESTI E LA CITTÀ E CHE, MEGLIO CHE IN ALTRE PARTI, FA DA COLLANTE E GARANTISCE UN DISCRETO BENESSERE. LA COMUNITÀ VIVE IL PROPRIO CENTRO STORICO ANCHE IMPIANTANDO ATTIVITÀ ECONOMICHE CHE RISULTANO FRUTTUOSE AL PUNTO CHE QUESTI CENTRI NON APPAIONO COME MARGINALI ALLA PROVINCIA MA VIVI ANCHE AUTONOMAMENTE RISPETTO A QUESTA, PUR ESSENDOLE LEGATI, DIVERSAMENTE DAL BELICE, DOVE LO SRADICAMENTO HA PORTATO CENTRI COME GIBELLINA, POGGIOREALE O SALAPARUTA A DOVERSI RELAZIONARE CON LA DESOLAZIONE TERRITORIALE E LA LONTANANZA, ANCHE DETTATA DA MANCANZA DI OPPORTUNE INFRASTRUTTURE, DAI CENTRI MAGGIORI. A QUESTO SI UNISCE LA RIFLESSIONE, IN ULTIMO MA NON MENO IMPORTANTE, SULL’INTERPRETAZIONE DEL PATRIMONIO DI EDILIZIA STORICA E DEGLI INTERVENTI POSSIBILI PER IL RECUPERO E LA CONSERVAZIONE CHE RIAPRÌ ALL’EPOCA IL DIBATTITO SUI CENTRI STORICI E CHE ANCORA OGGI IMPONE UNA NUOVA RIFLESSIONE ATTRAVERSO IL CONFRONTO TRA I MODELLI DI RICOSTRUZIONE DOVUTA AD EVENTI
CATASTROFICI, ASSAI FREQUENTI, PERALTRO NEL NOSTRO PAESE. |
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