Creato da eatcafe il 01/05/2006

SCRITTO SUL CORPO

viaggio negli enigmi e nelle profondità del desiderio

 

 

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Post n°109 pubblicato il 06 Settembre 2006 da eatcafe
EPILOGO

[5]Chi è colei che sale dal deserto,
appoggiata al
suo diletto?
Sotto il melo ti ho svegliata;
là, dove ti concepì tua
madre,
là, dove la tua genitrice ti partorì.

La sposa

[6]Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo
sul tuo braccio;

perché forte come la morte è l'amore,
tenace come gli
inferi è la passione:

le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del
Signore!

[7]Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i
fiumi travolgerlo.

Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
in
cambio dell'amore, non ne avrebbe che dispregio.
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Commenti al Post:
ardeacinerea
ardeacinerea il 06/09/06 alle 23:56 via WEB
Quando il dolore è troppo grande non si trovano più nemmeno le parole dell'artificio, dell'invenzione, della creazione: neppure ciò che è intorno al vuoto. Si sosta sul bordo di quella voragine, si cerca di aggrapparsi a qualcosa senza trovare nulla, nulla... e intanto il corso delle cose continua a scorrere e noi per il mondo siamo sempre quello che siamo, anche se vorremmo non essere. Non essere quello che siamo, o non essere più.
 
 
eatcafe
eatcafe il 07/09/06 alle 05:54 via WEB
Le tue parole sono le mie.
 
PasseggeroDelVento
PasseggeroDelVento il 08/09/06 alle 18:31 via WEB
parlare del dolore per esorcizzarlo? per tentare di rigettarlo fuori o semplicemente perchè il dolore ormai è così radicato da essere inestirpabile? Stiamo sempre a sentirci dire quello che vogliamo ci sia detto e intanto la Bestia non smette di nutrirsi... Buon Fine Settimana PdV ^__^
 
 
ardeacinerea
ardeacinerea il 08/09/06 alle 19:19 via WEB
Parlare del dolore perchè è tutto quello che si può fare. Non è questione di avere un'eco, è questione di lucidità. Di sapere almeno perchè si soffre. E quando si soffre non ci sono sorrisini che tengano. Saluti A. C.
 
   
PasseggeroDelVento
PasseggeroDelVento il 09/09/06 alle 19:02 via WEB
Parlare del dolore serve? Il dolore va affrontato, va accettato e superato... altrimenti è come aspettare GODOT. Non credo che il dolore sia condivisibile: la gioia, la felicità si possono condividere, il dolore resterà sempre e solo un fatto personale. Per affrontare il dolore si tratta solo di avere gli strumenti adatti per farlo e per questo ci vuole si la lucidità ma anche un minimo di distacco da loro. Fintanto si è coinvolti le percezioni sono distorte proprio dalla pressione che esercita il dolore... Buona Serata ^__^ PdV
 
     
ardeacinerea
ardeacinerea il 09/09/06 alle 19:15 via WEB
Devo credere che tu ignori che esistono quasi due secoli di tradizione e di terapia psicoanalitica? Che si serve anche e forse soprattutto del far parlare chi soffre? Tanto per fare un esempio, indipendentemente da cosa si pensi della psicoanalisi. Si può fare l'esempio della confessione. Parlare del dolore serve nella misura in cui serve parlare di tutto il resto. Le parole sono segni, stanno cioè in luogo di qualcosa. Ma sono segni strani, perchè quel qualcosa è a sua volta modificato, trasformato, dalle parole. Parole e significati (e mondo) sono in relazione reciproca. E il dolore si condivide, esattamente come la gioia. Non vedo perchè dovrebbe essere altrimenti, visto che c'è un fondo comune nei nostri esseri... Il dolore non si lascia liquidare con ricette o discorsi facilistici, in effetti siccome coinvolge tutto c'è bisogno di tutto: della parola, dell'esprimersi, del rapporto con gli altri che se sono amici possono essere usati come *specchi* anche attraverso le parole che ci rinviano in risposta alle nostre... giacchè se ci fosse già il distacco in fondo non si starebbe soffrendo tanto. Buona sera a te.
 
     
PasseggeroDelVento
PasseggeroDelVento il 10/09/06 alle 02:34 via WEB
no il dolore non si condivide, perchè la sofferenza è e resta strettamente personale... non è intercambiabile (preferisco la sintesi). Percezioni (per cui la Realtà) sono lo specchio del nostro sentire per cui il dolore le deforma e perdono il loro significato intriseco alla Realtà (nella maniera che viene percepita e condivisa dal maggior numero di persone).
 
     
ardeacinerea
ardeacinerea il 10/09/06 alle 07:36 via WEB
Ogni uomo è un'isola. Nessun uomo è un'isola. E la soggettività ha i suoi limiti, non è che l'altra faccia dell'oggettività. Non si tratta di intercambiabilità, ovvio che la mia sofferenza è solo mia *in quanto io la vivo*, ma non vuol dire che un altro non possa comprendermi e aiutarmi. Perchè all'interno dell'essere sussistono rapporti di *analogia*, sia tra l'Essere e i singoli esseri, sia tra i diversi esseri individuali. Analogie che possono essere più o meno significative e profonde, nondimeno analogie che esistono sempre. Se uno giungesse a dare al suo dolore un significato che è totalmente incomprensibile per gli altri, per chiunque altro, vorrebbe dire che è diventato pazzo. Ma l'Essere lo comprenderebbe comunque, perchè noi siamo in lui...
 
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