Creato da eatcafe il 01/05/2006

SCRITTO SUL CORPO

viaggio negli enigmi e nelle profondità del desiderio

 

 

« Messaggio #164 »

Post n°165 pubblicato il 28 Settembre 2006 da eatcafe

Commenti al Post:
habral
habral il 28/09/06 alle 20:56 via WEB
l'amore ha le ali?
 
eatcafe
eatcafe il 28/09/06 alle 22:17 via WEB
Fosco Maraini nota che l'arte classica ha abituato l'occidente a certi ideali di bellezza, ragione per cui i nostri gusti estetici si rivolgono soprattutto ai corpi giovani e belli. Ma il Giappone non solo non ha mai conosciuto un'estetica alla Winckelmann, un'esaltazione del corpo umano còlto nel culmine della perfezione fisica, ma è stato anche condizionato dall'idea buddhista per cui il corpo è solo un'illusorio guscio di materia animato dalle misteriose leggi del karma. "Ragion per cui", avverte Maraini, "il corpo umano, anche quando è tutt'altro che giovane e fiorente, non è sentito come una deroga a valori estetici oggettivi, quindi viene accettato con la stessa semplicità con cui si accettano i corpi dei cavalli o i tronchi degli alberi." Si spiega così un diverso atteggiamento nei confronti del corpo umano, nell'arte o nella vita, nei confronti della nudità o della sessualità. Nella nostra concezione, la bellezza ha qualcosa di radioso, che va esibito e gridato. "Bellezza è Verità, e Verità è Bellezza!" esclama Keats alla fine di una sua celeberrima ode. La bellezza occidentale è artificiale, dialettica, matematica. Quella orientale sfugge invece allo sguardo, è elusiva e misteriosa. In Giappone la bellezza non è mai qualcosa di platealmente esibito, bensì è nascosta, recondita, iniziatica. Il bello che è subito bello ha qualcosa di volgare, mentre la vera bellezza bisogna riuscire a trovarla, magari alla fine di un lungo cammino spirituale, nel cuore stesso delle cose. C'è alla base l'idea buddhista dell'illuminazione per intuizione improvvisa, il satori, che non è comprensione del significato ma esperienza del significato. Mentre la nostra filosofia scolastica, da San Tommaso in poi, ha tentato di definire Dio con la logica razionale, i maestri zen preferiscono ancora oggi il paradosso e la contraddizione. Non si sfiora all'Assoluto tramite il ragionamento, bensì attraverso l'intuizione sovrarazionale. Non v'è spiegazione ma illuminazione.
 
 
PasseggeroDelVento
PasseggeroDelVento il 29/09/06 alle 00:21 via WEB
da buon Cabalista accetto l'idea di un infinito EN SOF (Senza Fine letteralmente) che rappresenta l’essenziale trascendenza di DIO di cui niente più che il suo nome può essere detto perché la descrizione di Dio attraverso NEGAZIONI è quella corretta, una descrizione autentica, che non indulge in facili linguaggi. Più aumentano le negazioni che riguardano DIO, più ci si avvicina alla sua COMPRENSIONE. 'notte ^__^ Lo
 
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