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Wall street crash

Post n°381 pubblicato il 07 Marzo 2009 da GURU1960
 

Wall Street ha speso 5 miliardi per suicidarsi

L'ha affossata il successo dei suoi lobbisti

di Maurizio Molinari (LA STAMPA)

Cinque miliardi e duecento milioni di dollari. Tanto ha speso Wall Street per il proprio funerale. A rivelare la dinamica di un suicidio finanziario che ha azzerato un secolo di capitalismo è il centro studi «Wall Street Watch» pubblicando un rapporto che documenta come hanno lavorato migliaia di lobbisti. Assoldati da banche, hedge funds, assicurazioni e società finanziarie sono riusciti a convincere il Congresso di Washington a porre le basi per l’avverarsi del peggiore crac dalla Grande Depressione. E’ stato il successo dei lobbisti di Wall Street ad uccidere Wall Street perché la loro missione di ridurre sempre più le regole dei mercati ha portato all’attuale Far West. Dal 1998 al 2008 aziende grandi e piccole di Wall Street hanno versato 1,7 miliardi di dollari in contributi elettorali - circa il 55% ai repubblicani e il 45 ai democratici - e speso altri 3,4 miliardi di dollari per mantenere un agguerrito esercito di lobbisti pronti a tutto. La massa d’urto delle falangi di ambasciatori di interessi particolari unita alla malleabilità di deputati e senatori bisognosi di fondi ha creato quella che il rapporto «Come Wall Street e Washington hanno tradito l’America» descrive come una perfetta tempesta finanziaria. L’avvocato californiano Harvey Rosenfield, della Fondazione Consumer Education, e il collega di Washington Robert Weissman, di Essential Information, hanno ricostruito la genesi della mancanza di regole che ha consentito allo tsunami dei mutui tossici di manifestarsi, crescere e dilagare fino all’attuale recessione. Il risultato è una tabella che riassume le 12 decisioni-killer che i lobbisti sono riusciti a strappare a governo, legislatori e regolatori collezionando una serie impressionante di vittorie. Tutto inizia nel 1999 quando il Congresso abolisce la legge Glass-Steagall contro le fusioni fra banche di investimento. E’ il primo mattone tolto alle fondamenta della finanza. Poco dopo vengono i regolamenti che consentono alle banche di avere una contabilità esterna ai bilanci ovvero la scappatoia per nascondere le perdite. L’amministrazione Clinton cede alle pressioni e impedisce alla «Commodity Futures Trading Commission» di regolare i derivati, aprendo la strada a speculazioni massicce. Nel 2000 è il «Commodity Future Modernization Act» che stabilisce il divieto trasformando i derivati nel prodotto più gettonato. Quattro anni dopo, con George W. Bush alla Casa Bianca, la Sec (Consob d’America) vara uno schema di regolamento che consente alle banche livelli di indebitamenti più alti del previsto.

Ai lobbisti ancora non basta e il pressing viene premiato dal Congresso con un ennesimo passo indietro: le banche commerciali potranno determinare il bisogno di capitali sulla base di «modelli di rischio» fatti in casa, a proprio uso e consumo. A franare è il credito tradizionale ma le autorità federali indietreggiano ancora, cedendo alle richieste dei lobbisti di non stabilire limiti ai prestiti di danaro. Un argine al peggio potrebbero essere le leggi per il rispetto dei consumatori ma la Federal Reserve, nel periodo di passaggio fra Alan Greenspan e Ben Bernanke, premia anch’essa la falange dei lobbisti avocando a sé il potere di non rispettare le norme che porterebbero a limitare l’elargizione di crediti. Siamo arrivati agli ultimi anni e sono ancora i lobbisti a dettare legge: alle vittime dei crediti-capestro viene impedito di fare causa alle banche da cui si originano i mutui, i giganti Fannie Mae e Freddie Mac entrano nei subprime, l’antitrust si arrende di fronte alla nascita di «banche troppo grandi per cadere» e le società di rating danno valutazioni errate sulle le aziende che concedono prestiti.

Il domino di vittorie dei lobbisti arriva fino al 2007, quando inizia il terremoto dei subprime aprendo la strada ad un funerale che Wall Street si è preparata da sola perché, come concludono gli autori, «ogni forma di prevenzione creata dopo la Depressione è stata smantellata».

 
 
 
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