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ADDIO NONNA ANGELINA

Post n°14 pubblicato il 12 Marzo 2008 da virgola_C

Sabato alle 4, dopo 3 settimane dagli ictus che ti hanno colpita, hai chiuso gli occhi per sempre.

Come sempre sei stata forte, i dottori ti avevano dato pochi giorni di vita, e invece anche questa volta li hai stupiti.... come quella volta tanti anni fa in cui ti hanno operato e hanno detto a mamma e alle zie che al massimo avevi pochi mesi di vita. E invece tu, zac!! Li hai fregati tutti e hai continuato la tua vita in salute per altri 40 anni!!!

Hai sempre avuto una parola buona per tutti, un sorriso, una preghiera prima delle ns. visite mediche o esami scolastici, sempre pronta a regalarci un pò di verdura o qualche fiore che raccoglievi apposta dal tuo giardino curatissimo che tanto amavi.

Quante volte lo zio si presentava a casa tua al mattino alle 8 per zapparlo.... e tu cosa facevi?? Ti alzavi alle 6 per farlo prima di lui e non fargli fare fatica. Per non parlare della legna per la stufa che tagliavi da sola. L'unico modo per farti smettere è stato mandarti l'idraulico a fare l'impianto di riscaldamento, che tu non volevi!

Mi ricordo le ore passate con te ogni giorno, mentre mamma e papà erano al lavoro. Avevamo i nostri riti. Andavamo a fare la spesa dalla "prestinaia" dove compravi il pane "bastoncino" che ci piaceva tanto e che poi mi tagliavi e riempivi con prosciutto cotto e gorgonzola freschissimo per merenda, mi ricordo che pranzavamo guardando "il pranzo è servito", mi ricordo il the con il latte e il pane spalmato di latte condensato, ricordo che nell'attesa che mi venissero a prendere dopo cena giocavamo a carte..... Quando andavo in vacanza mi dispiaceva lasciarti, allora mi dicevi che alle 10 del mattino avremmo dovuto pensare una all'altra, in quel modo ci saremmo sentite vicine. Poi c'era l'inverno, allora ti trasferivi a casa mia, che era più calda della tua, ma solo dal lunedi al venerdi, perchè nel w.e. volevi tornare a casa a fare i mestieri. E quante volte dopo un brutto sogno sono venuta nel tuo lettino, perchè sapevo che mamma e papà mi avrebbero detto NO. Tu mi accoglievi, mi facevi tranquillizzare e poi mi dicevi, dai, ora puoi tornare nel tuo letto, siamo troppo strette altrimenti.

Sono diventata grande e molte volte sono venuta da te per raccontarti del fidanzatino, mi vergognavo a dire certe cose alla mamma. Quante cose ho fatto pensando a te. Quando mi sono sposata, l'ho fatto perchè ho creduto che per te sarebbe stato troppo difficile accettare che dalla mia convivenza potessero nascere dei figli, eri già stata molto in gamba ad accettare che il mio lui era già stato sposato e che abitavamo insieme senza esserci sposati.

Quando hai incominciato a non essere più la nonna che conoscevo, avendo bisogno di cure come un bambino, ho faticato a riconoscerti in quel ruolo, ma poi è diventato normale. Un passo alla volta, ti trasformavi, sempre più silenziosa, sempre più distaccata dal mondo a causa della vista e dell'udito ormai pessimi. Quante volte ti "fischiavano le orecchie", come dicevi tu, con quell'apparecchio acustico che non funzionava mai bene!

E poi.... tutto è cambiato... quella che era diventata la norma, non c'era più. Ricordo quel sabato. Ero fuori a cena e arriva la telefonata da papà....iniziano le preoccupazioni. Non ci sono letti disponibili e ti lasciano per due giorni in pronto soccorso, dove non posso nemmeno venire a trovarti. Finalmente trovano un posto per te. E' quasi il mio compleanno, lo passo accanto a te in ospedale. Ti guardo, sei serena, sei bellissima, ammiro quella pelle ancora cosi morbida e liscia. Ti vedo girare lo sguardo, con quegli occhi che con la vecchiaia sono diventati azzurri (quanto desideravi averli azzurri da giovane!) ti guardi intorno, sicuramente ti stai chiedendo dove ti trovi, ma con una tranquillità che ti invidio, penso che il paradiso è avere quella beatitudine che vedo sul tuo volto.

Passano i giorni, ti vedo peggiorare, i medici hanno bisogno di letti, non c'è più niente che possano fare ormai e ti mandano a casa, Vengo a trovarti e decido che stai abbastanza bene per portare la bimba a vederti per la prima volta da quando sei stata male e probabilmente per l'ultima volta.

Il giorno dopo inizia il declino, quel respiro così affannoso, mi ricorda la mamma, e poi arriva il tracollo. Il pensiero che mi dà tranquillità è quello che io c'ero, ero accanto a te quando hai cessato la tua vita. Io ero con te, insieme alle zie.

Poi ho scelto la tua bara, i fiori, ho aiutato papà a scrivere le parole che hanno fatto da traccia al parroco al funerale. Ho fatto tutto quello che ho potuto per ripagare almeno in parte il grande debito di amore che avevo nei tuo confronti.

Ora penso che mi guarderai da lassù, con la mamma e con il nonno, e riderete vedendomi piangere mentre scrivo, sapete bene che sono una fontana.

Grazie nonna per tutto quello che hai fatto per me, grazie per aver fatto da esempio con la tua vita, grazie per i sorrisi e per l'amore che mi hai donato.

Addio nonna, anzi no, arrivederci.

 
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