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Esiste la felicità?

Post n°78 pubblicato il 23 Ottobre 2007 da review
 
Tag: Amore

Sono tanti quelli che si pongono il problema di una felicità apparentemente sempre più lontana da loro e sempre più irraggiungibile miraggio. In alcuni recenti post ho pubblicato, sull'argomento, alcune autorevoli "testimonianze", che oggi desidero arricchire con il contributo di un grande uomo, Kahlil Gibran, che, di se stesso, afferma:" Non sono né un artista né un poeta.
Ho trascorso i miei giorni scrivendo e dipingendo,
ma non sono in sintonia 
con i miei giorni e le mie notti.
Sono una nube,
una nube che si confonde con gli oggetti,
ma ad essi mai si unisce.
Sono una nube,
e nella nube è la mia solitudine,
la mia fame e la mia sete.
La calamità è che la nube, la mia realtà,
anela di udire qualcun altro che dica:-
Non sei solo in questo mondo
ma siamo due, insieme,
e io so chi sei tu."

In realtà Gibran Kahlil  è stato un autorevole poeta, pittore e filosofo libanese, deceduto il 10 aprile 1931, quando aveva 48 anni e stava lavorando a "The Wanderer", una raccolta di parabole e parole.

"La vostra gioia è il vostro dispiacere smascherato.
E lo stesso pozzo dal quale si leva il vostro riso,
è stato sovente colmato dalle vostre lacrime.
E come potrebbe essere altrimenti?
Quanto più il dolore incide in profondità nel vostro essere,
tanta più gioia potrete contenere.
La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa coppa
che è stata scottata nel forno del vasaio?
E il liuto che calma il vostro spirito non è forse
il legno stesso scavato dai coltelli?
Quando siete felici guardate nelle profondità del vostro cuore
e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto
ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Quando siete addolorati guardate nuovamente nel vostro cuore
e vedrete che in verità voi state piangendo per ciò
che prima era la vostra delizia.
Alcuni di voi dicono: “La gioia è superiore al dolore,”
e altri dicono: “No, il dolore è superiore.”
Ma io vi dico che essi sono inseparabili.
Giungono insieme e quando uno siede con voi alla vostra mensa,
ricordatevi che l’altro giace addormentato sul vostro letto.
In verità siete sospesi tra dolore e gioia come bilance.
Solo quando siete vuoti siete immobili ed equilibrati.
Quando il tesoriere vi solleva per pesare l’oro e l’argento,
la vostra gioia o il vostro dolore devono necessariamente alzarsi o
cadere."

 (
Kahlil Gibran, “Il Profeta”)

 
 
 
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