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Erpetofauna & co.

Note su biologia, ecologia, distribuzione e conservazione di ANFIBI e RETTILI delle Marche (e non solo)

 

 

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Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 21 Giugno 2007 da faunamarche
 
Foto di faunamarche

Si alle sagre, no alle rane !

Lettera aperta agli organizzatori e ai frequentatori delle varie “Sagre della Rana

Con questa nota approfitto dello spazio del blog per fare qualche riflessione personale e mettere in evidenza (come studioso e appassionato di “natura”) alcune considerazioni sulle tante feste paesane che hanno come principale tema (culinario) le “rane”.

M. K. Ghandi scriveva: << La grandezza di una nazione ed il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui si trattano gli animali >>. E visto cosa accade oggi nei paesi considerati più “civili”, direi che siamo ancora molto indietro.

 

L’atmosfera di gioia e di spensieratezza che accomuna molte sagre e feste paesane è un qualcosa di unico che accomuna il borgo montano alla grande città costiera. Ma se festa deve essere, che lo sia per tutto e per tutti. E allora perché ricorrere all’utilizzo di animali sottratti al loro ambiente naturale, stipati in vasconi mefitici e costretti a morire di stenti per finire sulle tavole della nostra sagra paesana ?

Ecco tre aspetti su cui riflettere e discutere.

 

1.  Aspetti ambientali ed ecologici

La maggior parte delle rane (già pronte all’uso sotto forma di “coscette”) provengono da allevamenti esteri (area balcanica, alcuni stati della ex-Jugoslavia e svariate regioni asiatiche, Cina e Indonesia in testa) dove migliaia di individui, ammassati uno sull'altro, vengono tenuti in vasche di cemento o di plastica in condizioni igienico-sanitarie che definire pessime è … un eufemismo, e spesso sono utilizzati bambini e ragazzi per alcuni dei lavori legati all’allevamento-sterminio di anfibi.

Un solo dato per chiarire di quale "fenomeno" stiamo parlando: tra il 1995 ed il 1998 nel solo porto di Bari sono transitati quantitativi di rane verdi (tra animali vivi e morti) equivalenti a quasi 16 milioni di esemplari. E i controlli sanitari, data l'impossibilità di verificare animale per animale, sono fatti "a campione"....

Mentre una volta la rana era una vera e propria risorsa alimentare per superare periodi di carestia e di fame anche nelle nostre zone, oggi le "cosce di rana" sono divenute una sorta di "prelibatezza", da offrire in occasione di sagre e feste, che però alimenta sempre di più un commercio così imponente da mettere in serio pericolo la sopravvivenza di molte specie di anfibi nei luoghi dove vengono catturati ed allevati, spesso anche senza i permessi necessari !

Chi oggi, nell'opulento occidente, si mette a mangiare anche solo per curiosità una coscia di rana si rende in qualche modo “complice” (passatemi il termine) e “co-responsabile” di questo grave fenomeno ambientale. E non pensate che …. aver acquistato solamente un centinaio di coscette di rane sia cosa da poco, perché con l’acquisto si da “fiducia” a questo mercato e si incentivano gli allevatori a continuare su questo settore (comunque insostenibile sia per gli Anfibi che per gli stessi allevatori, visto che i primi a rimetterci sono loro stessi tra malattie e scarsi guadagni economici).

Questo deve essere chiaro per tutti, per non tirar fuori – un domani – la classica scusa “… ma io non lo sapevo”.

 

2.  Aspetti igienico-sanitari

Dai controlli sanitari fatti a campione sugli stock di rane provenienti dall’Europa dell’est e dall’Asia vengono continuamente riscontrate non solo gravi patologie negli anfibi, ma anche virus e batteri trasmissibili all'uomo (come salmonelle, enterococchi, enterobatteri, clostridi, cestodi, nematodi, ecc.); anche le rane "nostrane", tra l’altro, non se la passano granchè bene e sono in grado di trasmettere tossinfezioni alimentari.

D'altra parte laghi e stagni sono sempre più inquinati ed il loro status sanitario è tutt'altro che ottimale: recenti studi mettono in luce la presenza e la persistenza di molteplici sostanze chimiche di sintesi sia nelle acque che nei tessuti degli anfibi (sostanze tossiche come pesticidi, diossine, furani, P.C.B. e tanti altri composti la cui cancerogenicità è ben nota a tutta la comunità scientifica). E queste sostanze, accumulandosi nella catena alimentare, finiscono anche nell’uomo provocando fenomeni di magnificazione biologica (accumulo di sostanze tossiche in alcuni organi come, ad esempio, il fegato).

 

3.  Aspetti culturali

Le rane e gli anfibi in generale sono in grave decremento in tutto il pianeta. Nelle Marche, così come in gran parte d’Italia e nel resto del mondo si conosce ancora poco sulla distribuzione e sulla consistenza reale di questi animali (che in alcuni casi rappresentano anche dei rebus genetici, per via della presenza dei cosiddetti “ibridi ibrido-genetici”), quindi ... prima di chiederci se è giusto o meno utilizzarli come prelibatezza alimentare, bisognerebbe sapere come stanno in natura, qual è la situazione dei loro habitat e cosa occorre fare per evitarne l'estinzione locale a breve termine.

Quello che più dispiace, per chi come me è un appassionato di natura, è vedere come al giorno d’oggi si parli di rane, tanto per rimanere nel tema di questa lettera, quasi esclusivamente per qualche sagra paesana, per la “corsa delle carriole” (si veda il tristissimo palio della rana di Fermignano – PU) e come presunta “prelibatezza” alimentare. 

Chi si occupa di fare informazione e cultura, sia a livello locale che nazionale, tende a pubblicizzare con simpatici comunicati la sagra della rana di turno, senza però chiedersi né approfondire la situazione ecologica ed ambientale relativa a questi animali sia nei luoghi di cattura, sia localmente. Oggi gli Anfibi sono ancora considerati "vertebrati minori", animali di “serie B”, eppure svolgono un ruolo fondamentale in natura e aiutano di gran lunga l’uomo dato che si mangiano quotidianamente migliaia di zanzare e di insetti “molesti”.

 

Non so se sono riuscito ad illustrarvi con efficacia e sintesi alcune delle principali riflessioni che ruotano attorno all’argomento delle “ranocchie”. D’altra parte mi chiedo e vi chiedo: come si fa a parlare di educazione ambientale, rispetto della natura e tutela degli ecosistemi ai nostri ragazzi, quando alcuni animali simbolo della vita selvatica (come le rane, ad esempio) vengono proposti come “piatto” o “prelibatezza” sulle nostre tavole, sia pure per una festa ed in una sola occasione nell’arco di un anno. Non vi sembra un controsenso, dato che si tratta di fauna selvatica e di specie in pericolo di estinzione?

Spero di non esservi sembrato il “solito” ambientalista esagerato e rompiscatole: non mi ritengo assolutamente “ambientalista”, sono un semplice appassionato cultore della natura e dei suoi meravigliosi spettacoli quotidiani, e credo di aver provato a porre alcune riflessioni utili per approfondire il tema (chi vuole può chiedermi una copia degli studi scientifici che mettono in evidenza quanto citato in questo post) e per un … vostro eventuale, auspicabilissimo, “ripensamento”.

Per far sì che di rane se ne possa parlare non solo come “zimbelli da festa” o come “prelibatezza alimentare”!

Saluti gracidanti

david.fiacchini@libero.it 

21.06.2007

 
 
 
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