Creato da: il_gran_sigillo il 23/09/2005
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UNA STORIA VISSUTA (5°)

Post n°40 pubblicato il 17 Novembre 2005 da il_gran_sigillo

Dal giorno dopo, dalla prima mattina, iniziammo uno scambio di telefonate sempre più incessante. Si iniziò a parlare di noi, sempre più dei nostri interessi. Lei continuò a non andare in chat, smise di esporsi in vetrina. man mano che passavano i primi giorni, le nostre telefonate assumevano sempre più i contorni di infatuazione, l'un per l'altra e viceversa. Anche per i nostri interessi personali: io ero interessatissimo alla sua raccolta di libri antichi così come lei lo era del mio collezionare quadri. Si parlava per ore ed ore. Una sera, verso le 19.00 mi chiese se volessi andare in chat con lei, avrebbe usato un nuovo nik e saremmo andati in una stanza qualsiasi per poi spostarci nel privato. Acconsentii subito: volevo vederla, guardare il suo viso, i suoi occhi, mentre parlavamo. Corsi ad acquistare una cam e subito dopo ebbe inizio il nostro incontro. Mi apparve sul monitor il suo viso, un viso che non riuscivo a collegare al corpo che avevo visto la prima volta, ora era diverso. Per alcuni istanti stemmo senza far nulla, senza dir nulla, stemmo solo a guardarci in faccia. Poi quasi per incanto iniziammo a parlarci, o meglio fu lei a parlarmi. Iniziò con una frase che ancora ricordo: "mi hai preso il cervello, mi hai cambiata, ti appartengo". Ma stavo sognando? Quello che io credevo di iniziare a provare per lei, una lei ancora virtuale, una lei che era rappresentata da una voce, da un corpo, da ciò che scriveva, ora mi veniva spontaneamente detto. Sì! stavo provando quelle sensazioni di innammoramento che avevo scordato da tempo. Ci parlammo a lungo senza mai distogliere i nostri occhi da quelli dell'altra/o. Ora vedevo una donna, una donna come me, cinquantenne, con un suo vissuto come tanti, con un lavoro invidiabile, dei figli di cui si curava incessdantemente.
Tutto questo si protasse quel giorno per un paio d'ore ma poi divenne una costante quotidiana.
Era il tornare a casa la sera che divenne per me un problema. Vivevo un conflitto continuo. Se con mia moglie era da tempo che qualsiasi dialogo era scomparso, si viveva la quotidianità in modo molto asettico, era verso le mie figlie che provavo un qualche senso di colpa. Avrebbero mai capito? Quanto mi avrebbero condannato? Le avrei perse? Per me loro rappresentavano e rappresentano tutto il mio mondo. Sembreranno cose ovvie, ma forse in quella occasione ho imparato a conoscerle meglio, ad essere loro più vicino, proprio per il senso di colpa che sentivo verso di loro.
Passarono tanti giorni, avemmo uno scambio di lettere, ci regalammo dei libri, lei uno fotografico della sua città, io un paio di libri storici ed uno scritto da me sempre su temi legati alla mia città nell'800. Era un vivere una nuova vita. Le dicevo del mio lavoro, di come fosse andata la giornata, dei programmi e dei progetti che avevo. Lei altrettanto. Conoscevo il suo lavoro e come procedeva meglio degli editori per cui lavorava. Ed il tutto sempre ben condito dal gurdarci in faccia via cam, con tanto di dolcezze e sguardi tenerissimi. Mai si andò oltre. Era passato un mese, un lunghissimo mese. Lei non era più andata in chat nelle stanze che frequentava precedentemente. Me lo diceva, le credevo. So che era vero. Un giorno le dissi che sarei stato per lavoro molto vicino a lei, che avevo prenotato già il volo e l'albergo. Sarei dovuto stare per un paio di giorni ma se voleva potevo fermarmi anche tutta una settimana. sarebbe accaduto dopo una decina di giorni. Il suo entusiasmo fu immenso. Eravamo felicissimi entrambi di poter "vivere" quattro giorni insieme, dal coricarci insieme allo svegliarsi del giorno dopo, dal pranzo alla cena. Avremmo vissuto quattro giorni intensi solo per noi, solo nostri. Iniziammo a far programmi, a pensare a dove andare, cosa visitare. Iniziammo a pensare, ad immaginare, a vedere con la mente il nostro poter fare l'amore.

 
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