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Filippo De Pisis fu anche (per un po’) sanlazzarese

Post n°335 pubblicato il 20 Agosto 2013 da fabbri.giancarlo
 

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San Lazzaro (Bologna) 

Nel bel volume “San Lazzaro di Savena, la storia, l’ambiente, la cultura” (Parma Editore, 1993), curato dallo storico Werther Romani, lo stesso curatore scrisse che nel 1915 Villa Pallavicini (non più esistente dopo le distruzioni della guerra), alla Croara di San Lazzaro, ospitò il giovane Filippo Tibertelli. Un diciannovenne che si innamorò di questi luoghi che gli ispirarono molte rime poi raccolte, a firma Filippo De Pisis, nel libro “I canti de la Croara”, sua opera prima, pubblicato a Ferrara nel 1916 grazie ai risparmi della madre. Un giovanotto che dopo gli svogliati studi universitari a Bologna, dove abitava in via Marsala 17, si dedicherà infine completamente all’arte come poeta, scrittore e, soprattutto, pittore.
E quel rampollo di una nobile famiglia ferrarese, quella dei marchesi Tibertelli, pubblicò quella raccolta di odi utilizzando per la prima volta il nome De Pisis con cui è conosciuto come uno dei più grandi artisti italiani del Novecento. Pittore che morì in manicomio a sessant’anni di età, nel 1956, dopo una vita definita già a quei tempi “dissoluta” e “scandalosa” in quanto omosessuale e per di più, o peggio, fascista.
Dopo grandi mostre a Ferrara, città natale, e a Bologna nel 2009, il prossimo 13 settembre la città di Parma gli dedica una mostra con circa 80 dipinti esposti nella prestigiosa sede della Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo. Opere importanti che illustrano l’excursus artistico del pittore ferrarese partendo dal periodo romano (1920-1924), per passare a quello parigino (1925-1939) e londinese (1935 e 1938), poi quello milanese (1940-1943) e veneziano (1943-1949).
Nel concreto molte città italiane, piccole o grandi, hanno ricordato il De Pisis artista intitolandogli strade o piazze. Non sembra però che ciò sia avvenuto a San Lazzaro nonostante che il De Pisis giovane sia stato, probabilmente, il primo non sanlazzarese a scrivere liriche dedicate a questo territorio. D’altro canto è stata dedicata una via di San Lazzaro a Pier Paolo Pasolini, omosessuale e comunista, intellettuale, scrittore, poeta e cineasta, che del territorio dei gessi non ha scritto proprio nulla.

 
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