Creato da fabbri.giancarlo il 08/08/2012
Giancarlo Fabbri giornalista freelance

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Messaggi del 23/08/2014

In un interessante volumetto la Parigi di Zucchini

Post n°654 pubblicato il 23 Agosto 2014 da fabbri.giancarlo
 

Stagione 03 Parigi

«Eri per me l’estate./ /Ora prevale l’ombra/delle perse stagioni -/ma per un folle istante/oggi mi ha rapito/il sole.». Questi sono pochi, semplici, versi scritti con sentimento da Gian Luigi Zucchini, sotto il titolo: “Me rapuit sol”, che ho scelto tra le tante raccolte nel volumetto “Una stagione a Parigi” uscito a cura delle Edizioni Capelli. Il volumetto è in pratica un regalo che l’autore ha fatto a se stesso come una sorta di raccolta di ricordi da rispolverare, con nostalgia, quando le asprezze della vita si fanno più pesanti e dolorose.
Ci sono infatti momenti, nella vita di ognuno di noi, che ci si ferma per riprendere fiato e riguardare il cammino fatto prima di riprendere la sempre più faticosa salita verso l’ignoto. E questo “Una stagione a Parigi” per l’autore è uno di questi momenti ripensando al periodo giovanile in quella capitale francese nota nel mondo come la “Ville Lumière” (la “città delle luci”). In “Luna d’autunno” Zucchini scrive: «Avevo venticinque anni, quando guardavo la notte per le prime volte, a Parigi. Interrogavo la vita. Ora sono vecchio, terribilmente vecchio. Non ha senso pensarci, eppure anche questa è una verità: la ritengo ingiusta, terribile». Ma in “Una stagione a Parigi” non c’è solo l’autunno della vita ma anche entusiasmi giovanili per la bellezza della città, delle sue vie e, soprattutto, ci sono poesie d’amore.
Gian Luigi Zucchini accademico pascoliano, giornalista, critico d’arte già docente universitario ha alle spalle una lunga carriera accademica e giornalistica. Nemmeno ventenne inizia l’insegnamento nelle scuole elementari, in città e in piccole località di montagna, continuando gli studi universitari, e già due anni dopo collabora con la terza pagina del quotidiano “L’Avvenire d’Italia” che allora si stampava a Bologna.
Negli anni successivi ha esteso la sua collaborazione ad altre testate e, dopo la laurea, è diventato docente universitario, insegnando fino a qualche anno fa, e conferenziere. Sempre per la pagina culturale ha collaborato, oltre al quotidiano già citato, con “L’Italia” di Milano poi fusosi con “L’Avvenire d’Italia” nell’unica testata “Avvenire”, con il “Telegrafo” di Livorno, per molti anni con “L’Osservatore Romano” e con “Il Secolo d’Italia”. Su argomenti d’arte scrive da oltre trent’anni per “L’Eco di Bergamo” (anche come opinionista politico e di costume). Molte infine le riviste di cui è, o è stato, collaboratore: “La Fiera Letteraria”, “Il Mulino”, “Humanitas”, “Il Bimestre”, “Il Ponte”, poi recentemente “I luoghi dell’infinito”, “Mete”, “Artearti”, e altre.
Gian Luigi Zucchini è poi autore di oltre una ventina di libri, su argomenti come la musica, l’educazione musicale, la musicoterapia le arti e i beni culturali, la poesia, l’educazione estetica, eccetera. Ha poi pubblicato un romanzo e, infine, una biografia su Giovanni Pascoli. Come critico d’arte collabora con la rivista “Savena Setta Sambro”.

 
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A Monghidoro e a Monterenzio la mostra dedicata a Fantini

Post n°653 pubblicato il 23 Agosto 2014 da fabbri.giancarlo
 

fantini

Appennino bolognese 

Dopo essere stata esposta a San Lazzaro, a Pianoro, a Settefonti di Ozzano, e a Loiano la mostra itinerante “Ricercaro appenninico” dedicata alla figura di Luigi Fantini, promossa dal Distretto culturale di San Lazzaro, ora è presente a Monghidoro, fino al 7 settembre, nella sala conferenze del municipio in piazza Matteotti. La mostra è visitabile nei consueti orari di apertura del palazzo municipale.
Dal 13 settembre al 12 ottobre l’esposizione sarà poi riallestita a Monterenzio nel piccolo ma importante museo archeologico “Luigi Fantini” dedicato proprio a questo grande personaggio autodidatta esploratore del nostro territorio che fu fotografo, speleologo, paletnologo, ricercatore impegnato in varie discipline naturalistiche, storiche e preistoriche dell’Appennino bolognese. Studioso dilettante, denigrato dalla scienza ufficiale, descritto dalla gente come “al mat di sas”, infine rivalutato, fu un grande divulgatore culturale pubblicando libri su vari argomenti e anche tanti articoli per la prestigiosa “Strenna Storica Bolognese”. La mostra concluderà poi il suo tour itinerante di nuovo a Ozzano ma nella sala Città di Claterna, di piazza Allende 18, nel capoluogo dal 18 ottobre al 16 novembre. Ma, proprio per la sua importanza, è anche probabile che dal 2015 possa riprendere il suo viaggio anche in altri comuni della provincia bolognese.
La mostra consiste in una serie di pannelli illustrativi delle tante attività svolte dal Fantini, di vetrine con alcuni reperti e suoi attrezzi, proiezioni di documentari sulla sua vita e sulle sue tante ricerche su un territorio che va praticamente dalla via Emilia al confine toscano.
Un giusto e doveroso riconoscimento a Luigi Fantini (1895-1978) una persona che amava la terra dove viveva, sopra e sotto, i monti, le valli e i torrenti, la sua natura e la sua storia concludendo le sue missive con un: «Piacerebbe firmarmi: Luigi Fantini. Ricercaro Appenninico».
Grande speleologo, fondatore del Gruppo Speleologico Bolognese (Gsb) nel 1932, radunò attorno a sé altri ardimentosi esploratori delle buie viscere della terra giungendo alla scoperta e all’esplorazione di numerose cavità carsiche tra gli affioramenti gessosi della Croara e del Farneto. Individuando personalmente alcuni siti che conservavano le tracce di una presenza umana preistorica. Esplorazione e ricerche che hanno infine portato a tutelare tali cavità, e l’ambiente circostante, e a portare alla costituzione del Parco regionale dei Gessi bolognesi.

 
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