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Giancarlo Fabbri giornalista freelance
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Messaggi del 23/03/2018
Pianoro (Bologna)
Massimo Marchesini, nato nel 1933 in una famiglia di carrettieri, diplomandosi poi alle Aldini Valeriani, si è spento ieri 22 marzo a Bologna e i funerali si svolgeranno alle 15 di domani sabato 24 marzo nella chiesa di San Bartolomeo di Musiano; a un passo da casa sua.
Con grande dispiacere personale oggi ho ricevuto la notizia della scomparsa di Massimo Marchesini che fino all’ultimo è stato esempio di vita per tante persone, e non solo per i dipendenti e le loro famiglie.
Conobbi per la prima volta Marchesini nel 1960 quando fui assunto come apprendista fresatore alla Costruzioni Automatiche Martelli (Cam) di via Bosi a San Ruffillo. Non avevo rapporti diretti con lui, responsabile del reparto montaggio, ma ne parlavano come di persona esperta e autorevole, come lo erano l’imprenditore Antonio Martelli di cui Massimo Marchesini, mi dissero, fu tra i primi dipendenti assieme a Medardo Lambertini responsabile dei reparti produttivi.
In Cam non ci stetti molto, dopo nemmeno un anno fui infatti promosso e fui anche il primo dipendente della Gm; nuova azienda che Martelli aveva creato a Sesto per affidarla al figlio Guglielmo. Con un altro passo fui tra i primi dipendenti del Centro Automazioni Moderne e capo reparto della fresatura. E dopo poco tempo mi ritrovai con Massimo Marchesini come direttore di stabilimento e ne ammirai la competenza e la serietà. Era un galantuomo d’altri tempi che non aveva mai bisogno di alzare la voce per rimproverare qualcuno. Era autorevole senza essere autoritario e aveva l’antica educazione di non scavalcare le competenze dei responsabili di reparto. Più volte tra un anno scolastico all’altro mi aveva affidato in reparto il figlio Maurizio.
Posso quindi confermare che si faceva apprezzare da tutti tanto che quando nel 1974 uscì dal gruppo Cam Martelli alcuni dei dipendenti lo seguirono nella nuova avventura della 2M che grazie alle sue idee, a quelle del progettista Giuseppe Monti, e del figlio Maurizio (a cui nel 1976 affidò la Generalmac) diventerà con la costituzione della Marchesini Group uno tra i più importanti gruppi industriali italiani nel comparto del packaging. Massimo però aveva in sé la concezione del valore del lavoro ed è stato quasi fino all’ultimo che andava in fabbrica tra i suoi collaboratori a trovare soluzioni ai problemi.
Andai in pensione alla fine del 1992, dopo 32 anni di lavoro sempre nel gruppo Cam Martelli, per dedicarmi al giornalismo. Nel 2015, in occasione di un’intervista a Maurizio Marchesini, colsi l’occasione di salutare Massimo. Mi fecero attraversare vari capannoni e quando mi vide il viso si allargò in un sorriso ed esclamò in dialetto: «Ben, mo cs’a fet que». Ecco, quel sorriso per me fu un bel regalo, e oggi un ricordo.
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Inviato da: cassetta2
il 29/06/2023 alle 18:20
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il 04/11/2019 alle 20:39
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il 20/04/2016 alle 18:46
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