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Primi nomi di chi si

Post n°3 pubblicato il 05 Febbraio 2006 da cherylinn
Foto di cherylinn

Primi nomi di chi si riforniva nella fabbrica tessile crollata in Bangladesh

I sindacati e Clean Clothes Campaign denunciano le responsabilità delle imprese importatrici

La spagnola Zara, che fa parte del distributore di moda Inditex, la tedesca Karstadt Quelle, la francese Carrefour e la belga Cotton Group sono alcune delle imprese di abbigliamento europee che si rifornivano dalla Spectrum Fashions, la cui fabbrica a Savar, in Bangladesh, è crollata l’11 aprile, causando oltre 100 morti.L’edificio, crollato in pochi secondi, probabilmente in seguito allo scoppio di una bombola di gas, era una costruzione originariamente di quattro piani, a cui ne erano stati aggiunti cinque, costruita tre anni fa senza permessi su un terreno paludoso.
I nomi di alcune delle imprese tessili che si rifornivano da Spectrum Fashions sono stati resi noti dalla Confederazione internazionale dei sindacati del settore tessile, abbigliamento e calzaturiero (ITGLWF) e dalla Clean Clothes Campaign, che denunciano anche una catena di violazioni delle norme di sicurezza e dei diritti dei lavoratori prima del tragico incidente.
Secondo l’ITGLWF, quanto accaduto pone la questione della credibilità dei codici di condotta e di come vengono applicati dalle imprese tessili europee, che, nella irresponsabile ricerca di prodotti a prezzi il più possibile bassi, ignorano gli abusi nei confronti dei lavoratori, pagano il prezzo del loro sfruttamento e, nella maggior parte dei casi, sono la causa dell’attuale situazione di crisi del settore.
Nella fabbrica della Spectrum Fashions in Bangladesh i lavoratori venivano impiegati in violazione delle norme internazionali e di quelle nazionali: impiego notturno di donne e bambini di 15 anni, orari di lavoro eccessivi e negazione del giorno di riposo settimanale, paga di 700 taka, equivalente a 10 euro al mese, mentre la paga minima, che non viene aggiornata dal 1995, è di 930 taka.
Anche le condizioni di sicurezza erano gravemente carenti. Tre giorni prima del crollo un lavoratore è morto a causa di sostanze ustionanti uscite dagli impianti, mentre tre mesi prima una donna è stata ricoverata in ospedale, dopo esser rimasta folgorata dall’elettricità in quanto i suoi abiti erano rimasti intrappolati nei cavi.
In aggiunta a ciò, macchinari del peso di diverse tonnellate erano stati collocati ai piani superiori e le continue vibrazioni hanno reso più a rischio l’edificio.
Intervenendo a Brescia il 28 aprile, in occasione della presentazione del progetto del Museo del Lavoro, il segretario generale dell’ITGLWF, Neil Kearney, ha affermato che la non attenzione a salute e sicurezza nel settore tessile, abbigliamento e calzaturiero sta convertendo i rivenditori in "mercanti di morte".
"L’aspetto più scioccante" dell’incidente di aprile, ha sottolineato Kearney, "è che i lavoratori avvertirono gravi crepe nelle colonne portanti dell’edificio nelle prime ore dell’11 aprile, circa 16 ore prima del crollo. Quando riportarono la cosa ai responsabili, gli fu detto di continuare la produzione per raggiungere gli obiettivi di esportazione".
"Quando la fabbrica crollò, all’incirca all’una di notte, centinaia di lavoratori, inclusi ragazzi di 15 anni, stavano lavorando per completare l’ordine urgente.
"In realtà il crollo di Savar non è stato un incidente. E’ stato un omicidio. I responsabili sono i proprietari che non hanno disposto un ambiente di lavoro sicuro, il governo che non ha disposto regole sulla sicurezza e i distributori che non si assicurano della sicurezza nelle fabbriche dove si producono le merci".
Kearney ha ricordato che in Bangladesh, negli ultimi cinque anni, prima dell’ultimo incidente, ci sono stati 30 incendi con oltre 250 vittime. Almeno 48, di cui 10 bambini, morirono e centinaia rimasero feriti nel solo incendio della fabbrica di Chowdhury, nel 2000.
"Alcuni bruciarono vivi, altri soffocarono o rimasero intrappolati a morire mentre cercavano di scappare attraverso le scure e strette scale a chiocciola, solo per trovare le porte chiuse. Altri ancora rimasero impalati sulle punte di ferro della cancellata, che circondava l’edificio, mentre si gettavano da diversi piani di altezza nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme".
I sindacati chiedono che, sull’esempio di Nike, tutte le imprese del settore rendano pubblici gli elenchi dei propri fornitori, consentendo ai sindacati e alle organizzazioni della società civile di verificare le condizioni di lavoro. Il rifiuto a compiere questo atto di trasparenza, secondo l’ITGLWF, indicherebbe solo la volontà di non essere individuati come agenti di sfruttamento.
Clean Clothes Campaign si è rivolta anche alla Business Social Compliance Iniziative (BSCI), un sistema di controllo etico sviluppato in comune da aziende europee operanti nel settore del largo consumo, costituito nel novembre scorso su iniziativa della Foreign Trade Association (FTA) e che vede tra i suoi aderenti alcune delle imprese che si rifornivano dalla fabbrica in Bangladesh.

Il BSCI è finalizzato alla promozione di un miglioramento delle condizioni di vita e dell’ambiente di lavoro nei Paesi che producono e forniscono beni al mercato europeo e prevede verifiche ispettive sui fornitori delle aziende aderenti da parte di organismi riconosciuti, applicando lo stesso metodo, in modo da evitare che lo stesso fornitore venga sottoposto a due o tre controlli in funzione dei codici di comportamento delle singole imprese commerciali.

Il 21 aprile BSCI ha tenuto una riunione sull’incidente in Bangladesh, cui ha partecipato anche Clean Clothes Campaign, decidendo di inviare una delegazione in Bangladesh questa settimana, dove incontrerà anche stakeholders locali, per assumere iniziative tese ad evitare il ripetersi di simili situazioni.

BSCI non si è però pronunciata su alcune richieste della Clean Clothes Campaign, tra cui il risarcimento delle famiglie dei morti e dei feriti, rispettivamente di 200.000 e 50.000 tgaka (pari a 2.443.000 e 610 euro), da parte delle compagnie che si rifornivano dalla Spectrum Fashions.

 
 
 
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