Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
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Post n°8360 pubblicato il 29 Marzo 2018 da nina.monamour
Storie della buonanotte per bambine ribelli è uno dei maggiori bestseller mondiali per l’infanzia degli ultimi anni, probabilmente equiparabile al primo libro della saga di Geronimo Stilton. È scritto da due italiane, Elena Favilli e Francesca Cavallo, di esperienza internazionale nella comunicazione la prima, di ottima capacità narrativa la seconda. Il libro raccoglie le storie di 100 donne che, principalmente negli ultimi quattro secoli, hanno cambiato la storia di dipendenza già scritta per loro affermandosi per genio, coraggio, volontà. Sebbene il titolo del volume trasmetta, forse inconsapevolmente, l’idea che tutt'ora una bambina decisa a onorare le proprie ambizioni sia “ribelle”, e che dunque anche nelle società occidentali in cui viene garantito il diritto allo studio conseguire una laurea, fare sport o andare controcorrente rappresenti una forzatura, l’idea non perde un’oncia della propria grandiosità. Le bambine, ribelli o meno, hanno in effetti bisogno di rafforzare il proprio immaginario e la propria autostima in età proto-scolare, perché nel momento in cui si troveranno ad affrontare un sussidiario o, al liceo, un'antologia di letteratura e poesia, vi troveranno, forse, una sola donna rappresentata, Vittoria Colonna, e una sola condottiera e politica, Matilde di Canossa. Non vi troveranno mai la prima dottorata mondiale, l’italiana Elena Lucrezia Cornaro Piscopia che infatti, e forse non a caso, non si trova nemmeno nel libro per “bambine ribelli”; non santa Ildegarda di Bingen, naturopata eccelsa, che se oggi va ottenendo nuova fama è solo perché una società ha deciso di utilizzarne il nome e l’intrigante “storytelling” per una linea di prodotti naturali venduta a caro prezzo. Non leggeranno mai della raffinata politica Bona di Savoia, mai della poetessa Cassandra Fedele, ispiratrice di Giovanni Bellini e corrispondente epistolare di Angelo Poliziano, che di lei scriveva meraviglie a Lorenzo il Magnifico ("È cosa, Lorenzo, mirabile, né meno in latino") e alla quale i sovrani d’Aragona, cioè la stessa Isabella che diede a Cristoforo Colombo i denari per la sua impresa, offrì una cattedra. Ma dai libri e dalle antologie a uso dei licei mancano anche le tre sorelle-star Isotta, Angela e Ginevra Nogarola, sorta di Kardashian rinascimentali con la loro intelligenza esposta all’ammirazione dei contemporanei in vece del culo. Zero informazioni su suor Arcangela Tarabotti (per starsene in pace a studiare conveniva entrare in convento, anche controvoglia come in questo caso). Di loro non leggete ancora, e forse non accadrà per un paio di generazioni, sui libri scolastici, nemmeno su quelli italiani che, pure, sono scritti anche da docenti di sesso femminile. D’altronde, se nessuno scrive delle gesta politiche o delle conquiste letterarie e giornalistiche femminili sui libri di storia, perché mai non credere che la storia sia stata fatta unicamente dai maschi? Non fu facile, la vita di queste donne, di queste vere ribelli. Continuare a sviluppare per tutta la vita il proprio amore per le lettere o le arti, sostenuto nelle famiglie più abbienti solo fino all’adolescenza, era un azzardo di fronte alla prospettiva e alla necessità di sposarsi, com’è evidente dalle lettere e gli scritti che hanno lasciato dietro di sé, "Devo sposarmi o dedicare la mia vita allo studio?", scrive angosciata a metà del Quattrocento Alessandra Scala a Cassandra Fedele. Alle bambine servono modelli, è ora di dare maggiore spessore, rigore scientifico e maggiore diffusione popolare alle infinite “bambine ribelli”, queste sì, che hanno popolato la storia, senza limitarne il portato all’alveo immaginario della “favola”. Non c’è immaginazione, nelle loro storie, ma passione, costanza, volontà. Le nostre bambine hanno bisogno di modelli, le nostre adolescenti di riconoscere sé stesse negli studi, senza sentirsi, per questo, ribelli.
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