Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi di Settembre 2015
Post n°7229 pubblicato il 30 Settembre 2015 da nina.monamour
Da leggere fino alla fine!! per il ferro e una banana per il potassio. Anche un'arancia per la e una tazza di the o mangiare uno
si devono fare tra i 4 e i 6
e di fare il risciacquo con Listerine. Bisogna dormire otto ore e Già, non si può, perchè tutti i
Ah, importante, si deve fare l'amore tutti i giorni i panni, e non parliamo Mentre esci dal bagno con lo spazzolino in bocca fai l'amore
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Post n°7228 pubblicato il 29 Settembre 2015 da nina.monamour
E’ uno dei paradossi della nostra epoca, viviamo in un mondo che assomiglia sempre di più a quello descritto da Orwell, anzi è una via di mezzo tra quello descritto da Huxley in Mondo Nuovo e quello del Grande Fratello del 1984. Una società in cui attraverso gli aspetti ludici, il divertimento, un certo esibizionismo, ogni cittadino racconta spontaneamente la propria vita "per condividerla con gli amici" su Facebook o su Instagram o su Twitter, manda email che vengono copiate dai servizi segreti americani, usa programmi informatici che violano la sua privacy, porta con sè il cellulare che implica la tracciatura di tutti i suoi spostamenti e, attraverso la carta di credito, la mappatura di tutti i suoi acquisti. Siamo controllati dal momento in cui ci svegliamo fino al momento in cui ci addormentiamo. Certi modelli di televisione della Samsung ascoltano e registrano tutto quello che dite in casa, lo stesso accade con il browser di Google Chrome in aperta violazione della privacy, dunque senza il vostro consenso, attiva un software in grado di registrate tutto quello che dite di fronte al Pc. Un ex Agente della Nasa ha svelato l’incredibile capacità di controllo e di spionaggio della super agenzia di sicurezza statunitense, che non si limita a dare la "caccia ai terroristi" ma di fatto si prodiga per controllare singoli cittadini, governi di altri Paesi, aziende in concorrenza con quella americana. L’aspetto paradossale è che queste denunce basate su riscontri oggettivi (non si tratta di supposizioni) lasciano indifferenti la maggior parte della gente, che non si rende conto dei rischi insiti in questo sistema. Un giorno tutte le informazioni raccolte su di voi, su di noi potranno essere usate contro tutti. In un colloquio professionale o per indurvi a compiere acquisti o assumere comportamenti sociali che in apparenza sembreranno “vostri”, frutto del vostro libero arbitrio, ma in realtà saranno indotti dai social media, secondo tecniche di manipolazione sociale ai più sconosciuti. Io lancio ancora una volta il grido d’allarme, proponendovi un articolo molto intelligente di Enzo Pennetta, in cui, attingendo a diverse fonti dimostra come Facebook si stia muovendo proprio in questa direzione, attraverso esperimenti per condizionare le opinioni di chi frequenta i social media con risultati inqiuetanti, Facebook è in grado di orientare emozioni e giudizi, anche politici. E’ noto che ogni insulto contro i Rom o razziale o contro i gay, comporti l’immediato intervento del Grande Fratello Zuckerberg che può bloccare o bannare la comunità. Lo stesso non accade per le pagine Facebook che promuovono l’odio contro i cristiani e i cattolici, che possono essere insultati, derisi, disprezzati, dileggiati liberamente. "Facebook si sta dunque trasformando in uno strumento di formazione e orientamento del consenso, ma ancor di più, come avrebbe detto Guenon, una fonte di état d’esprit".. Uno strumento antidemocratico che consegna nelle mani di una sola persona un potere che mina la formazione del giudizio dei cittadini e mette conseguentemente a rischio un’autentica dinamica democratica sostituendola con una parvenza della stessa svuotata di significato, in pratica il social sta diventando lo strumento di un totalitarismo subdolo. La prima, e per ora unica, vittima delle politiche di orientamento degli stati d’animo operate da Facebook sono i cristiani, il tempo dirà quali saranno le ricadute di una scelta della quale dovranno ritenersi responsabili. La denuncia è forte, riflettete. Quando gli effetti devastanti di queste e di altre forme di lavaggio del cervello e di controllo sociale saranno chiari a tutti e la gente comincerà a rendersi conto di non essere più libera o addirittura di vedere la propria identità sociale cancellata con un semplice click (ci vuole un attimo a bannare una persona, a cancellare i suoi scritti, le sue foto, i suoi contatti sociali a trasformarla in un’entità fantasma ma voi naturalmente non considerate nemmeno questa ipotesi), quando tutto ciò accadrà sarà troppo tardi per ribellarsi. Bisogna muoversi adesso, pretendere adesso che le nostre libertà fondamentali non vengano schiacciate. gaudente Grande Fratello. |
Post n°7227 pubblicato il 29 Settembre 2015 da nina.monamour
Secondo il Center for Disease Control & Prevention la mancanza di sonno è ormai diventata un problema sociale. E questo causa stress, scarsa produttività e irritabilità. Ecco dieci passi da fare per affrontare la giornata dopo una notte insonne. 7.00 Imposta la sveglia all’ora giusta. Quei pochi minuti in più di sonno non fanno la differenza.
8.00 Esci e goditi la luce naturale del mattino. 13.00 Ricaricati di caffeina. Voi ci credete? Io no, ah..ah..mi servono due giorni per riprendermi.. Buona giornata |
Post n°7226 pubblicato il 28 Settembre 2015 da nina.monamour
Non ci sono mai state così tante persone nel mondo che non credono in un Dio, ma forse è la nostra stessa mente il più grande ostacolo alla fine della fede. Il numero di persone che dicono di essere atee è in continuo aumento in tutto il mondo, tanto da fare ipotizzare che nella storia dell’uomo non ci siano mai state così tante persone che non credono in un dio come ai giorni nostri. Secondo un sondaggio realizzato un paio di anni fa da Gallup International su un campione di oltre 50mila persone in 57 paesi del mondo, la percentuale di persone che sostengono di essere religiose è passata dal 77 al 68 per cento tra il 2005 e il 2011, mentre quelli che dicono di essere atei sono aumentati del 3 per cento. Nel complesso, dice la ricerca di Gallup, in tutto il mondo si può stimare con un buon grado di approssimazione che il 13 per cento della popolazione sia atea (in Italia l’8 per cento), con un altro 23 per cento che si considera “non religiosa”. Partendo da questi dati, Rachel Nuwer ha scritto un lungo articolo su BBC Future chiedendosi se il progressivo aumento di non credenti porterà un giorno alla fine delle religioni. Predire il futuro non è naturalmente possibile, ma l’andamento del numero di fedeli degli ultimi anni e altri indicatori possono dare qualche indizio su come potranno andare le cose per chi crede e per chi è ateo nei prossimi secoli.
I paesi che hanno il tasso più alto di atei di solito sono quelli dove c’è una buona stabilità di tipo economico, politico e sociale. Questi elementi danno sicurezze sufficienti da rendere meno frequente il ricorso a promesse e rassicurazioni sovrannaturali come quelle fornite dalla religione. Altre cose, come la tecnologia e livelli di istruzione più alti, contribuiscono a far aumentare il numero di persone che non sentono la necessità di credere in un dio. Per rendersene conto, basta osservare come sono cambiate le cose in paesi come Giappone, Regno Unito, Canada, Corea del Sud, Paesi Bassi, Germania e Francia, dove un secolo fa la religione era una parte importante della vita della maggior parte della popolazione e sono ora invece tra i paesi con la percentuale più bassa di credenti. Si tratta di paesi in cui ci sono alti livelli di istruzione, stabilità sociale e nel complesso sistemi sanitari che garantiscono livelli di salute più alti. A questa tendenza globale si applicano comunque delle eccezioni, perché a seconda dei paesi il passaggio verso l’ateismo avviene a velocità diverse per motivi storici e sociali. Negli Stati Uniti, per esempio, il tasso di persone che dicono di essere credenti è ancora alto; tra il 2007 e il 2012 c’è stato un aumento degli atei dall’1,6 al 2,4 per cento. Come spiegano diversi Psicologi Sociali, le garanzie offerte da uno stato sociale efficiente non sono comunque sempre sufficienti, soprattutto quando si analizzano le storie dei singoli individui. Nel caso di eventi improvvisi e imprevisti che causano malattie o la morte di una persona cara, per esempio, in molti scoprono o riscoprono la fede e sentono la necessità di ricorrere alla religione per trovare conforto. In questo i sistemi secolarizzati non riescono ancora a competere. Nuwer fa l’esempio del terremoto che si verificò in Nuova Zelanda nei pressi di Christchurch nel 2011. Mentre buona parte del paese si dichiara da tempo atea, fu registrato un picco nel numero di persone che dicevano di essere credenti tra la popolazione che aveva subito direttamente gli effetti del terremoto.
Quest’ultimo si è evoluto soprattutto in tempi relativamente recenti, è quello che ci fa pensare e organizzare le cose in modo logico. Il sistema 1 è invece la parte di pensiero intuitiva, che segue l’istinto e che attua diversi automatismi, è una sorta di meccanismo di sopravvivenza, ci permette di riconoscere le cose viventi da quelle inanimate, ci fa evitare un alimento quando è avariato e ci permette di riconoscere facilmente le facce delle persone che più hanno importanza per la nostra esistenza. Ciò permetteva agli esseri umani dei millenni passati di evitare pericoli nascosti, come animali predatori mimetizzati nell’ambiente circostante e pronti ad attaccare, ma al tempo stesso ci ha resi molto sensibili a vedere e credere in cose di cui non abbiamo esperienza diretta: da una persona cara morta e di cui “sentiamo” la presenza all’idea di un dio, di solito buono, giusto e potente, che ci osserva dall’alto. Molti ricercatori teorizzano che la religione sia il prodotto del processo duale e delle nostre inclinazioni naturali a trovare un senso alle cose che ci circondano. Gli atei devono quindi fare i conti con il modo innato in cui pensa parte della loro mente e di solito l’istruzione e il contatto con la scienza sono i modi migliori per farlo. La scienza aiuta a correggere il sistema 1 ma non è comunque un processo semplice, perché non possiamo avere esperienza diretta di tutto ciò che dicono le evidenze scientifiche. Dobbiamo per esempio accettare che la Terra gira, anche se in maniera diretta non possiamo mai rendercene conto in modo efficace. Così come dobbiamo accettare che l’evoluzione va per conto suo e che non c’è un "disegno" o uno "scopo" per l’Universo, anche se istintivamente il nostro modo di pensare ci dice diversamente. In un certo senso, la scienza è un processo cognitivamente innaturale e quindi più faticoso da seguire rispetto alla religione, che offre concetti semplici e più vicini alla tendenza dei nostri processi mentali di trovare uno scopo.
La religione, soprattutto nei tempi passati, si è diffusa e ha prosperato anche perché contribuiva alla coesione e alla cooperazione all’interno delle società. L’idea minacciosa di un dio che vede tutto e punisce chi non si comporta bene ha contribuito, in molti casi, a far nascere e mantenere un senso di responsabilità sociale verso gli altri. Uno studio in tema condotto su 600 società tradizionali in giro per il mondo ha messo in evidenza che nei posti in cui le condizioni climatiche sono più difficili le popolazioni locali tendono a credere a un dio moralizzatore, che premia chi aiuta il prossimo.
In futuro potrebbero attenuarsi fino a quasi sparire le grandi religioni monoteiste, o l’induismo, ma cose come la superstizione e la generica spiritualità continueranno a far parte della nostra esistenza. |
Post n°7225 pubblicato il 28 Settembre 2015 da nina.monamour
Che cosa può portarci questa giornata ancora non lo sappiamo ma sappiamo che cosa possiamo regalarle, il nostro sorriso! E un caffè insieme.. Buongiorno a tutti e.. Buon inizio di settimana
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Post n°7224 pubblicato il 27 Settembre 2015 da nina.monamour
Ne parlavano tutti, giovani, anziani, casalinghe e impiegate. Lo conoscevano il meccanico e anche il dirigente di banca. Era al centro delle pagine dei giornali e dei servizi di tutti i tg. Era il famigerato “spread”. Ma cos’è questo fino a poco tempo fa “illustre sconosciuto” che ci ha accompagnato per mesi tutti i giorni facendoci spaventare quando cresceva troppo (perché ci dicevano che è un male) e sorridere sereni quando scendeva (perché non sapevamo bene perché ma era meglio così)? La parola spread indica una “differenza”. E quella che siamo ormai costretti a tenere sotto controllo qualsiasi cosa stiamo facendo durante la giornata, è la differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiani, i Btp, e quelli tedeschi, che si chiamano Bund. Tanto per capirci.. se un Btp ha un rendimento del 7% e il corrispettivo Bund del 3%, lo spread è pari a 4 punti percentuali o, in altri termini (ma la sostanza non cambia) a 400 punti base. Questo significa che per trovare acquirenti, i Btp devono dare (si dice anche “pagare”) oltre 4 punti percentuali di rendimento in più rispetto alle emissioni tedesche. Una sorta di premio per il maggiore rischio che ci si assume. Con il pericolo che gli investitori stranieri decidano che è eccessivo e quindi di non comprare più i nostri titoli, ovvero il nostro debito. Per esempio, lo spread per i btp a dieci anni sfondò il tetto dei 500 punti base, una soglia che non veniva raggiunta dal 1995. E il rendimento dei Btp si attestò al 7,16%, addirittura oltre la soglia del 7% considerata il “punto di non ritorno”, che segnava cioè un costo talmente alto per l’Italia da aver reso il nostro Paese non più in grado di ripagare il proprio debito. Per fortuna è durato poco. Ma lo spread resta sempre in agguato, e ormai tutti sappiamo che la mattina, dopo il cappuccio con brioche, è bene dare un occhio a cosa sta facendo il nostro caro amico spread. |
Post n°7223 pubblicato il 27 Settembre 2015 da nina.monamour
È un pò più semplice la vita se proviamo a cominciare una nuova giornata con più entusiasmo e...un semplice buon caffè Partire di corsa, partire di fretta, partire di slancio?
Con il sorriso di sempre.. perché ogni mattina tutto ricomincia
Buongiorno a tutti da Tropea e felice Domenica |
Post n°7222 pubblicato il 26 Settembre 2015 da nina.monamour
Ah..ah..Renzi che burlone.. |
Post n°7221 pubblicato il 26 Settembre 2015 da nina.monamour
Non mi rimprovero nulla dell'educazione che ho dato ai miei figli se non quello di non avergli insegnato ad essere furbi! Non esserlo in questa società significa essere in minoranza..e c'è chi ha carattere e comunque reagisce, matura e si fortifica e chi invece soccombe per timidezza e sensibilità. ..furbi non è solo disonestà, è anche mancanza di rispetto, giustizia e lealtà.
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Post n°7220 pubblicato il 25 Settembre 2015 da nina.monamour
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Post n°7219 pubblicato il 25 Settembre 2015 da nina.monamour
Ti immedesimi, ti scopri, impari a sognare, ad apprezzare la vita, a non stancarti mai di guardare oltre perché sai che in fondo, nonostante le avversità c'è qualcosa di positivo nel mondo e ci vuole del tempo prima che venga alla luce. Più di ogni altra cosa impari ad amare, perché l'amore ti porta a guardare tutto con occhi diversi, a rispecchiarti in ogni cosa come se fosse l'ennesima possibilità per trovare te stessa, per perderti in una dimensione che dopo esser scoperta ti lascia qualcosa che resterà nel tempo, qualcosa che farà parte di te e influenzerà la tua Per sempre. Buona giornata e buon lavoro.. |
Post n°7218 pubblicato il 24 Settembre 2015 da nina.monamour
In spiaggia, i nostri partner sono incantati dai corpi seminudi delle ragazze piu' giovani, evitiamo di metterci in competizione e convinciamoci di una cosa, abbiamo il coltello dalla parte del manico! Alcune volte non si riesce a stare tranquile neppure in spiaggia e quanto scriverò vi farà sorridere. A Panarea ho fatto amicizia con una Signora di 40anni che vive a Milano, e insieme al marito e ai due figli piccoli,
ha prenotato un ombrellone nello stesso stabilimento balneare molto alla moda. Il guaio? Accanto a loro si sono piazzate due bellissime e giovanissime ragazze straniere, intorno ai 20anni, ammiccanti e col costume molto ridotto, pronte a trascorrere lì lo stesso periodo di vacanza. L'imbarazzo della Signora è stato subito evidente! La scena in effetti era curiosa, da una parte c'era Lei, col costume intero e il cestino della merenda per i figli. Dall'altra ecco le due signorine sexy e seminude; nel mezzo, il marito, piu' interessato a guardare le vicine di ombrellone che a giocare con i pargoletti! Finché, ad un certo punto, tornata dal bagno con i bimbi, Lei lo ha beccato mentre spalmava la crema solare sulla schiena di una delle ragazze. Di fronte all'espressione stupita della consorte, Lui ha detto candidamente: "Bisogna essere leggeri nella vita, non serve arrabbiarsi per ogni cosa". Apriti cielo! Inutile dirvi che la vacanza della famigliola è finita in quell'esatto momento! E pare che i due abbiano pure pensato di separarsi. Certo, quel marito furbetto i guai se li è un pò cercati, tuttavia questa vicenda mi ha dato lo spunto per pormi una domanda, mettersi in concorrenza con le altre donne è forse un modo stupido per rovinarsi le vacanze? In spiaggia, del resto, il nostro fisico appare alla luce del sole. E capisco che l'occhio cada sui particolari, con il rischio a volte di farci sentire inadeguate o meno belle di altre. Penso però che la prima regola consista nel cominciare ad accettarsi per come siamo, senza fare paragoni e senza insane competizioni. Secondo me, il segreto per stare al mare in coppia e felici, quando magari non si ha piu' l'età giovanile per indossare il tanga, è solo uno, rilasarsi, ricordandoci che vent'anni li abbiamo avuti anche noi. E, poi come diceva mia nonna, l'importante in fondo è esserci, il resto ha davvero poca importanza, compresi certi gesti dei nostri mariti o compagni, anche perché abbiamo noi il coltello dalla parte del manico.. |
Post n°7217 pubblicato il 23 Settembre 2015 da nina.monamour
Dà voce alle emozioni, tocca le corde piu' profonde dell'animo, ci rilassa, ci stimola, ci rallegra..insomma, la musica pervade la nostra esistenza! La prima musica della nostra vita è ritmata dal cuore della mamma; il senso dell'udito, infatti, insieme al tatto è quello che si sviluppa per primo nella vita del feto, che comincia prestissimo a farsi cullare e rassicurare dal ritmo musicale del cuore materno e dalla sua alternanza ritmata, battito-silenzio. Ma la musica non si interrompe certo dopo la nascita, anzi si evidenzia il ruolo cruciale della musica nella particolarissima comunicazione che la mamma inventa ed usa esclusivamente con il suo bimbo, adoperando tonalità piu' acute di quelle usate abitualmente nel linguaggio. Melodia con cui il neonato impara subito a duettare, rispondendole a sua volta con un flusso di sonorità (gorgheggi, gridolini, ecc..ecc..), scandito da ritmi e sequenze del tutto simili a quelli della musica e che anticipano gli scambi comunicativi, verbali e non, destinati a svilupparsi nel tempo. La musica, d'altra parte, è connaturata alla natura umana, non esiste un popolo che non abbia i suoi personalissimi ritmi rituali e non è possibile immaginare un mondo senza note, neanche all'origine. La convinzione di molti studiosi dell'evoluzione umana è, infatti, che agl albori della nostra storia musica e linguaggio fossero un tutt'uno, fusi in una sorta di "precursore unico" denominato musilinguaggio, che era il mezzo con cui i nostri avi comunicavano fra loro. Con l'evolversi della specie, le due forme di comunicazione a poco a poco hanno cominciato a scorrere su binari diversi e la parola si è allontanata verso valori meno immediati e simbolici, pur conservando la proprietà di veicolare, comunque, emozioni proprio grazie al rltmo altanelante di tonalità gravi con altre piu' acute. E proprio in questo ritmo si spiega il fatto che il neonato, pur senza afferrare il significato delle parole della mamma, riesce ad intuirne benissimo lo stato d'animo, capire cioè se è tesa, triste o se è serena. Niente come le note, d'altronde, sanno toccare le nostre corde piu' profonde, influire sui nostri stati d'animo, ci possono fare cambiare umore, a volte addirittura idea. Pensa, stai comprando un paio di scarpe quando una canzone diffusa nell'aria ti fa venire in mente quella serata a due in cui tutto era sbagliato, a cominciare dal colore dei tuoi sandaletti che lui aveva demolito. Ovvio che ti alzi ed esci dal negozio e per quest'oggi l'argomento acquisti è chiuso! D'altra parte, se sei felice, la colonna sonora che accompagna la tua giornata, dai motivi che intoni sotto la doccia a ciò che ascolti in auto, sarà frizzante, allegra e ritmatissima e proprio grazie a questo continuo rilancio sarai anche tendezialmente portata a mettere gli occhiali rosa, accettando contrattempi e difficoltà. Mentre, quando soffri per amore, non chiedi altro che il conforto di sottofondo di una melodia velata, struggente e malinconica. Attraverso il ritmo e l'armonia, la musica ha anche una funzione socializzante che dà il senso di appartenenza, pensiamo ai ragazzi che ballano ai concerti dei loro idoli, tutti vicini e assolutamente in sintonia, o alle canzoni sparate a tutto volume nei negozi consacrati a loro, da cui noi adulti istintivamente ci sentiamo respinti. E pensiamo, invece, ad una serata fra persone "over anta" che non si conoscono tra loro, se qualcuno prende una chitarra e inizia ad intonare canzoni di Battisti o Mna, ecco che immediatamente si avverte un senso di accomunanza, spariscono imbarazzi e diffidenza, serpeggiano simpatia ed empatia, pare quasi di essersi già conosciuti. Concludo dicendo che oltre a questo, però, il ruolo fondamentale della musica nella vita mentale ed affettiva è dimostrato dl fatto che, mentre il linguaggio verbale è organizzato prevalentemente nell'emisfero cerebrale destro e la sensibilità affettiva da quello sinistro, l'ascolto e la produzione musicale richiedono invece l'attività comune di entrambi gli emisferi. La musica, come forse nessun'altra forma di arte, ha la capacità di coinvolgerci totalmente, mettendoci in contatto con le emozioni e i sentimenti piu' intimi che non sapevamo nemmeno di avere, le esperienze vissute, gl aspetti piu' profondi del nostro animo, parti inconsce che non saremmo mai riusciti a far riaffiorare in altro modo; questo perchè il dispiegarsi della musica è molto simile a quello dei processi mentali, che si svolgono appunto attraverso un'alternanza ritmica di fasi di tensione e di rilassamento, silenzi, attese, ripetizioni, imitazioni. Buona giornata |
Post n°7216 pubblicato il 23 Settembre 2015 da nina.monamour
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Post n°7215 pubblicato il 22 Settembre 2015 da nina.monamour
Mi guardo intorno e dico "Autunno!" Buon Autunno No dai, spero con tutta me stessa che questo Inverno non sarà troppo traumatico e difficile, se no io andrò nel panico..ma intanto è meglio che penso all'Autunno, dunque essendo alle porte dell'Autunno mi faccio la croce! Veder cadere le foglie mi lacera dentro
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Post n°7214 pubblicato il 22 Settembre 2015 da nina.monamour
Benvenuti in biblioteca.. Titolo: Vita e amori di una diavolessa Edizione: Universale Economica Feltrinelli Anno della Prima Edizione: 1983 Prezzo: 10,00 Euro (il libro è fuori catalogo, io l'ho trovato in un mercatino dell'usato) Trama: Ruth non avrebbe mai supposto di essere una diavolessa. Al contrario, la sua personalità sembra rispondere nel modo più convenzionale alle esigenze della tranquilla vita che conduce, una casalinga alta e massiccia, non attraente ma volenterosa, alle prese con due figlioletti nel sobborgo alto-borghese di una città inglese... Ma quando scopre una tresca tra suo marito Bobbo e Mary Fisher, una scrittrice "rosa" che al fascino della celebrità aggiunge quello di un cospicuo patrimonio, Ruth reagisce abbandonando, insieme con la remissività, il proprio intero passato, e... Perchè l'ho acquistato?? Devo dire che, le storie di donne che si prendono una rivincita nei confronti di mariti traditori e vite deludenti, mi piacciono sempre. Poi, sono inevitabilmente ed inguaribilmente attratta dai libri introvabili o fuori catalogo. Dovrebbe trattarsi di una lettura leggera e simpatica, adatta ai periodi di pausa relax. Mi piacerebbe leggerlo a bordo piscina, con i piedi immersi nell'acqua fredda.
Buona giornata |
Post n°7212 pubblicato il 21 Settembre 2015 da nina.monamour
Ieri sera mi ha particolarmente stupita una lunga lettera d'amore che non avevo mai letto prima di Oriana Fallaci al suo uomo (il Giornalista Alfredo Pieroni) pubblicata recentemente. Una lettera che contrasta con l'immagine di donna indipendente, anarchica, autonoma alla quale, la Giornalista scrive: "Darei vent'anni della mia vita (se ancora tanti me ne restassero) per stare lì con te a pulirti le scarpe.." Quelle parole, così tenere, spiazzanti, indifese riflettono bene la nostra vulnerabilità, la nostra fragilità nei confronti dell'amore. Ogni nostra certezza, ogni nostra conquista viene rimessa in discussione quando si ama? Sembrerebbe di sì, lo avevano capito già gi antichi, "Odi et amo" cantava Catullo, ti odio per la crudele tirannide alla quale mi costringi, ma non posso fare a meno di amarti! Chissà quanti uomini, quante donne che vediamo camminare per strada sicuri di sé, padroni della loro quotidianità, darebbero la vita per amare davvero, per provare, fosse solo per qualche istante, quel vortice di emozioni che la passione trascina con sé. Mi viene in mente in questo momento una bella lettera che Marilyn Monroe
scrisse al suo Artur Miller alla fine della loro turbolenta storia: "In fondo sono stata viva solo quando ti ho amato..". Lei, il sogno erotico di milioni di uomini, icona di spensierata leggerezza, aveva scoperto la bellezza e il sorriso che la vita porta con sé solo annullandosi in un'altra persona! Qualcuno di fronte a tanto abbandono storcerà sicuramente il naso! Molto meglio amare se stessi o amare qualcun'altro con qualche riserva, senza abbandono? Per rispetto verso se stessi! E' l'amore prudente, quello che avrebbe fatto dire alla grande Fallaci.. "Ti amo, ma le scarpe te le pulisci da solo". Questione di punti di vista, se penso a me, beh...non ho mai incontrato qualcuno disposto a tanta abnegazione, ma la colpa è solo mia, si è amati davvero solo se si è capaci di amare! E amare sul serio per me resta la cosa piu' difficile che esista... |
Post n°7211 pubblicato il 21 Settembre 2015 da nina.monamour
Una ricerca americana dice che dormire di più la mattina migliora la produttività sul lavoro e che gli orari flessibili possono essere una soluzione. Sapete già che dovreste dormire tra le sette e le nove ore a notte. Ma lo fate? Probabilmente no. Fortunatamente Mathias Basner, della University of Pennysilvania Perelman School of Medicine, potrebbe avere una soluzione. Dopo aver analizzato le abitudini lavorative e del sonno di 124.517 americani adulti, come registrato nella ricerca "American Time Use Surveys" condotta dal 2003 al 2011, Lui e i suoi Colleghi hanno concluso che tutto quello di cui abbiamo bisogno è cominciare la giornata piu' tardi, o almeno renderne l'orario di inizio piu' flessibile. La ricerca è stata pubblicata online sulla rivista Sleep. I risultati mostrano che per ogni ora in cui il lavoro o l’apprendimento iniziano più tardi nella mattinata, il sonno aumenta di venti minuti. Le persone intervistate hanno detto di dormire per una media di sole sei ore, quando iniziano a lavorare alle 6 di mattina o prima, e 7 ore e mezza quando cominciano a lavorare tra le 9 e le 10. I lavoratori autonomi intervistati se la cavano ancora meglio, dormendo "abbondantemente di più dei lavoratori del settore privato" e hanno il 17 per cento di probabilità in meno di essere uno short sleeper, una di quelle persone che hanno bisogno di poche ore di sonno. Evidentemente degli orari flessibili potrebbero far sentire meglio le persone al lavoro, anche se non tutti sono convinti della loro efficacia. È stato provato che permettere a chi lavora in gruppo una certa libertà sul quando (e il dove) deve lavorare attira e trattiene i talenti migliori. Ma non serve a molto se i Dirigenti non sono a loro volta coinvolti, secondo la società di ricerca Mercer. Uno studio pubblicato sull’Academy of Management Journal propone una spiegazione: "i Manager spesso interpretano l'approfittare della possibilità di avere orari di lavoro flessibili da parte di una persona come un segnale di poca o tanta dedizione al lavoro.
Eppure, chi può non essere d'accordo con migliori prestazioni sul lavoro? Una cultura pro-sonno è salutare pe tutti.
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Post n°7210 pubblicato il 20 Settembre 2015 da nina.monamour
"Lasciate che i miei occhi
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Post n°7209 pubblicato il 19 Settembre 2015 da nina.monamour
Come spesso capita con le più belle avventure della vita, anche questo viaggio cominciò per caso.. Buon fine settimana
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