Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi di Marzo 2016

L'importanza della gentilezza..

Post n°7477 pubblicato il 16 Marzo 2016 da nina.monamour

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Avete presente quando qualcuno vi fa un dono inaspettato e voi vi sentite "in debito", percependo quasi un obbligo morale nel dover ricambiare il regalo, nonostante l’altro non vi chieda né si aspetti nulla in cambio?

In psicologia si chiama "meccanismo della reciprocità" ed è lo stesso meccanismo che viene innescato con i gesti di gentilezza.

Quando riceviamo una gentilezza è naturale sentire la necessità di ricambiare, anche senza esserne del tutto consapevoli.

Questo conferisce alla gentilezza un enorme potere; la gentilezza ha la capacità di cambiare le persone e, di conseguenza, il mondo.

Semplicemente praticando la gentilezza ognuno di noi può quindi dare inizio a qualcosa di straordinario, "contagiando" con piccole gentilezze quotidiane diverse persone che, a loro volta, potrebbero fare lo stesso con altri.

La gentilezza è gratuita e, con un pò di buona volontà, se ne può diffondere moltissima.

Mi piacerebbe tanto sapere di condividere questa idea con sempre più persone che ci credono e che lavorano ogni giorno per un mondo migliore, usando la gentilezza, la pazienza, l'ascolto, l'umiltà ed il rispetto per tutti gli esseri viventi.

La storia insegna che è sempre stato un piccolo gruppo di persone a dare inizio ai grandi cambiamenti dell’umanità; con la gentilezza ed il sorriso possiamo cambiare il mondo, ma ognuno di noi deve cominciare subito a fare la sua parte.

Per trasformare le parole in fatti è sufficiente impegnarsi a compiere gesti di gentilezza disinteressata il più spesso possibile, come fosse un gioco o una sfida con noi stessi.

Impegnandoci a compiere piccoli gesti gratuiti, con il tempo, attraverso la gentilezza vedremo cambiare il nostro approccio alla vita e porteremo positività nella giornata di qualcuno, anche solo per qualche istante.

Esistono moltissimi modi diversi per usare la gentilezza ogni giorno. Nella maggior parte dei casi per realizzare un'idea gentile bastano davvero pochi minuti o qualche spicciolo; se oggi non hai ancora avuto l'occasione di compiere un gesto gentile, se non sai da dove cominciare o se sei alla ricerca di qualche nuova idea, puoi trovare qualche spunto.

Tra tutti i gesti di gentilezza che possiamo compiere quotidianamente ce n’è uno, il più importante di tutti, che dovremmo tenere sempre a mente come guida base per il nostro comportamento durante tutta la vita, ed è questo:

 
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Sembra una gentilezza troppo ambiziosa? Eppure se ognuno di noi si impegnasse nel suo piccolo, nel cercare di fare sempre qualcosa di buono, di giusto o di bello, nel giro di poco tempo tutto quello che ci circonda cambierebbe notevolmente.

Il sincero desiderio di migliorare il mondo può davvero fare la differenza.

Per questa gentilezza cerca di essere la migliore versione possibile di te stesso, colora il mondo con le buone azioni!

Cerca sempre di essere tu la differenza tra una buona ed una cattiva giornata per chi ti circonda.

 
 
 

Il lavoro

Post n°7476 pubblicato il 15 Marzo 2016 da nina.monamour

I detenuti portano in tribunale lo Stato che li paga troppo poco

e vincono sempre..


 

Innumerevoli ricorsi ai giudici del lavoro, davanti ai quali "l’amministrazione è, naturalmente, sempre soccombente", cioè perde. E deve mettere mano al portafogli, con esborsi fino a 20mila euro per ogni singolo caso. E’ il risultato dell’inadempienza dello Stato, che da 23 anni per carenza di risorse economiche" non adegua ai livelli previsti dalla legge la retribuzione dei detenuti che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria, i quali ricevono in media 2,5 euro l’ora.

A mettere nero su bianco il paradosso, senza nascondere che "l’esponenziale aumento del contenzioso rende sempre più problematico un intervento teso a sanare la situazione", è lo stesso Ministero della Giustizia, nella relazione presentata al Senato dal titolare Andrea Orlando lo scorso 19 gennaio e firmata da Santi Consolo, Capo del Dap. Via Arenula sta cercando di trovare una via di uscita, ma le "pezze" che vuole proporre sono peggiori del buco, rischiano di essere incostituzionali.

 I detenuti che lavorano nelle carceri per distribuire i pasti, come impiegati nell’ufficio spesa o come addetti alle pulizie sono più di 10mila (altri 1.400 lavorano per soggetti rsterni all'Amministrazione, tra cui le cooperative sociali). In base all’articolo 22 dell’Ordinamento Penitenziario la loro paga, la cosiddetta "mercedeE, non deve essere inferiore ai due terzi della retribuzione stabilita per gli altri lavoratori della stessa categoria dal contratto collettivo nazionale in vigore. Peccato che la Commissione ministeriale responsabile di disporre gli adeguamenti non lo faccia dal 1994 perché non ci sono i soldi.




Per le mercedi vengono stanziati tra i 50 e i 60 milioni l’anno, a seconda delle presenze di detenuti, ma sempre stando alla relazione in caso di adeguamento servirebbero 50 milioni in più. Così con il passare degli anni la distanza tra i compensi di chi è “fuori” e chi è “dentro” si è allargata sempre di più. A questo va aggiunto che da agosto dello scorso anno la mercede ha subito una contrazione reale a causa dell’aumento, in alcuni casi del cento per cento, della quota di mantenimento, la cifra che ogni detenuto paga per i servizi che riceve in carcere.

Le tabelle con la retribuzione netta intascata dai detenuti sono state rese pubbliche da Carte Bollate, il magazine edito dai detenuti del penitenziario in provincia di Milano. “Da noi dipendono tutti i servizi, il funzionamento dei laboratori, le cucine, la distribuzione delle vivande, gli sportelli giuridici e sociali, le cooperative, le biblioteche, la distribuzione della spesa, tutto nelle case di detenzione funziona grazie al lavoro dei detenuti".

 


Le paghe nette? Da fame, uno scopino riceve 2,23 euro all’ora, uno spesino si ferma a 2,12 e un jolly arriva a 2,33. I più fortunati sono gli scrivani, due euro e settantaquattro centesimi. Notare che questi sono i nomi con cui il gergo ministeriale


 

indica gli addetti alla distribuzione del vitto, all’ufficio e alla tabella spesa, ai quali è concessa una “mercede” in cambio del loro lavoro utile a portare avanti le strutture.


www.ilfattoquotidiano.it

 

 

Da 23 anni la cosiddetta "mercede", cioè la retribuzione di chi lavora per l'amministrazione penitenziaria, non viene adeguata ai livelli previsti dalla legge perché non ci sono i soldi, è ferma a circa 2,5 euro l'ora, innumerevoli i ricorsi. Il Ministero della Giustizia sta cercando una via di uscita, ma le soluzioni che vuole proporre rischiano di essere incostituzionali

I detenuti in quanto criminali dovrebbero non solo lavorare gratis ma mantenersi senza essere un costo per lo stato e soprattutto per i suoi cittadini?

O potrebbero essere mantenuti solo a spese di chi invece vuole tanto bene ai criminali?

E' un problema di leggi e di giudici? Bisognerebbe licenziare tutti questi Giudici e anche i politici che fanno queste leggi?

Bè, dite la Vostra!!

 

 
 
 

Discriminazione..

Post n°7475 pubblicato il 14 Marzo 2016 da nina.monamour

 

 

Una donna su tre è vittima di violenza, i dati allarmanti sul femminicidio parlano chiaro.
La violenza sulle donne e i fenomeni di sessismo sono dei problemi molto comuni. Le Nazioni Unite hanno diffuso dei dati davvero allarmanti, una donna su tre è stata vittima di violenza e nel 38% dei casi viene addirittura uccisa dal partner. Dall'altro lato, le differenze tra i sessi si assottigliano sempre più, soprattutto nel campo del lavoro e dell'istruzione.

La violenza sulle donne e i fenomeni di sessismo sono dei problemi molto diffusi e solo negli ultimi anni si sta cominciando ad affrontarli nel modo adeguato. La Conferenza mondiale sulle donne, tenutasi a Pechino nel 1995, è stato il primo momento significativo per il raggiungimento della parità tra i generi. 189 paesi si sono infatti impegnati a ridurre i fenomeni di sessismo e di discriminazione nei confronti del sesso femminile.

Oggi, le Nazioni Unite hanno confrontato le statistiche attuali con quelle di qualche anno fa che si occupano di femminicidio e i dati emersi sono allarmanti, soprattutto quando si parla di abusi e violenze. Circa il 35% delle donne in tutto il mondo ha subito violenza fisica nel corso della vita, praticamente una su tre. Il 38% delle vittime di abusi viene uccisa dal partner e nel 35% dei casi sono proprio i compagni intimi ad essere i più violenti.

Le statistiche hanno dimostrato anche che una ragazza minorenne su 10 è stata costretta a fare sesso e che nella maggior parte dei casi si ha il terrore di segnalare gli abusi sessuali e fisici subiti. I risultati non sono, però, tutti negativi.

E’ stato dimostrato infatti che le differenze tra i due sessi si assottigliano sempre di più, i tassi di alfabetizzazione continuano a migliorare, così come il divario salariale e la presenza delle donne nei ruoli di leadership.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, non è però ancora soddisfatto dei risultati ottenuti, considerati “irregolari e inaspettatamente lenti”.

 Entro il 2030, spera di poter assicurare al sesso femminile di vivere in un mondo dove tutti abbiano uguali diritti e possibilità.



 
 
 

.¸,¤°❀

Post n°7474 pubblicato il 13 Marzo 2016 da nina.monamour



Mettiamola così.
Io mi candido in politica, voi mi votate, mi eleggete, io rubo, mi beccano e per qualche arcano motivo riesco a non finire in galera.

Quindi mi ricandido, voi mi rivotate, mi rieleggete, io rirubo e continuo a non finire in galera.

Allora mi riricandido, voi mi ririvotate, mi ririeleggete, io ririrubo eccetera.
A sto punto, chi sono io per potermi permettere di smettere di rubare e perdere così la vostra stima e il vostro consenso deludendo le vostre aspettative??

Nessuno!

Per cui mi ririricandido, voi mi riririvotate, mi riririeleggete..

Bene, bene, un Popolo che elegge questi individui è complice!

Dobbiamo avere il coraggio di uscire dal gregge,
non abbiamo imparato niente dalla storia, si rifanno gli stessi errori, si ricade nelle stesse trappole.

Del resto un popolo di pecore merita un governo di ladri praticamente, ci meritiamo quello che abbiamo.









 
 
 

இڿڰۣ-♥

Post n°7473 pubblicato il 12 Marzo 2016 da nina.monamour

 

 

Una lettera di un figlio a tutti i genitori del mondo


 

Non datemi tutto quello che vi chiedo, a volte chiedo solo per
riscontrare quanto posso prendere.
Non sgridatemi, vi rispetto meno quando lo fate, e insegnate a gridare anche a
me, non vorrei imparare a farlo.

 


Mantenete le promesse, belle o brutte, se promettete un premio, datemelo e
comportatevi così anche con le punizioni; non mi paragonate a nessuno,
specialmente a mio fratello o a mia sorella; se mi fate apparire
migliore di altri, sarò io a soffrire.
Non cambiate parere così spesso su ciò che devo fare, decidetevi a mantenere la
vostra decisione.

Permettetemi di crescere, fidandovi delle mie capacità, se voi fate tutto al mio
posto, io non potrò imparare mai.

Non dite bugie in mia presenza, e non mi piace nemmeno che voi mi chiediate di
dirle al vostro posto, neanche per darvi una mano. Questo mi fa sentire male e
perdere la fiducia in tutto ciò che dite.

Quando sbaglio ammettetelo, questo aumenterà la mia stima per voi, mi
insegnerete così ad ammettere i miei sbagli. Trattatemi con la stessa
affabilità e spontaneità che avete verso i vostri amici; essere parenti non vuol
dire non poter essere amici.

Non mi chiedete di fare una cosa che invece voi non fate, anche se non lo dite;
non farò mai ciò che voi dite ma non fate.
Quando voglio condividere una mia preoccupazione con voi, non ditemi: "Non
abbiamo tempo per stupidaggini", oppure: "Non ha importanza, sono cose da
ragazzi".

Cercate di capirmi e di aiutarmi, vogliatemi bene e ditemelo. A me piace
sentirmelo dire, anche se voi credete che non sia necessario dirmelo.
Abbracciatemi,


 

ho bisogno di sentire la vostra amicizia, la vostra compagnia, in
ogni momento.

 
 
 

°ღ•©

Post n°7472 pubblicato il 12 Marzo 2016 da nina.monamour

 

Fuori piove, amo poter fare un lungo bagno caldo per affrontare la giornata!

Tutto questo per me è Inverno, è stare bene!



Non poche sono le persone che mostrano stupore quando ci si azzarda ad affermare di amare la pioggia; si legge immediatamente nei loro sguardi un sentimento di meraviglia misto a commiserazione.

In un mondo sempre più omologato e vittima inconsapevole di manualetti di pseudopsicologia, basta ben poco per essere catalogati irrimediabilmente.

Chi ama la pioggia è una persona depressa oppure, nella migliore delle ipotesi, è semplicemente un soggetto che tenta goffamente di distinguersi dalla massa.



Indubbiamente le giornate piovose possono dar origine a sentimenti malinconici, ma la malinconia è ben differente dalla depressione, come giustamente affermato da Victor Hugo che definisce tale stato d’animo “la gioia di sentirsi tristi.



E dunque perchè negare al nostro essere quel naturale bisogno di rinchiudersi talvolta in se stessi e schiudere la porta a quella lieve sofferenza in cui si avverte la mancanza di qualcosa che non si riesce ad afferrare e che ci impone ritmi più lenti per frugare dentro la nostra anima?

Quando piove l’umore di molti cambia negativamente, in modo particolare se tale fenomeno si verifica durante il "sacro" fine settimana. Gli stessi metereologi annunciano con rammarico la pioggia, come se si trattasse di un fenomeno della natura da rigettare.

E così la sola idea di quelle gocce d’acqua che bagnano la terra e rinfrescano l’aria viene associata alla tristezza di una giornata grigia da trascorrere in casa, qualcosa da cui sfuggire che inzuppa le scarpe, rovina la piega e costringe a coprirsi.



Ma rimanda inevitabilmente anche ai ricordi più belli della nostra infanzia, quando ci ostinavamo a non lasciarci proteggere dall’ombrello e amavamo saltellare sulle pozzanghere e specchiarci su di esse.

Oppure ci soffermavamo per ore dietro la finestra a dare un senso o un nome ad ogni goccia che cadeva e scivolava sul vetro assumendo sembianze diverse.

 

 

 

L.C.D.S.

 
 
 

°ღ•©

Post n°7471 pubblicato il 11 Marzo 2016 da nina.monamour

 

E non c'è niente di più bello della pioggia che scorre fuori dalla finestra e 

 

 

del corpo al calduccio sotto le coperte

 

 


 

 
 
 

இڿڰۣ

Post n°7470 pubblicato il 11 Marzo 2016 da nina.monamour

 

 

Il silenzio ha la capacità di dire tutto o niente, più di quel che sembra
E poi ripenso al tempo che ho perso rannicchiata nella speranza.
Quella cosa che ruba giorni, sorrisi e respiri, che ruba vita alla vita.
La speranza illude, le aspettative ammalano.
Ti ritrovi sul bordo a guardare quel buco nero, in cui sono sprofondate le poche certezze che credevi di avere.
Provi a cercare le parole, che di solito sono docili, si lasciano trovare, ma davanti a quel nulla no, non arrivano.
E allora ti accorgi che puoi contare solo su di te e sulla verità, scomoda, ma onesta.
Puoi rialzarti e provare a camminare con gli strumenti che hai, con quel poco che capisci e quel poco che sai.
Accettando la vita che scorre inesorabile, senza sconti, senza illusioni.
Senza opporre resistenza.
Che poi è molto più di quel che sembra.

 

 

K.V.

 
 
 

Il pane che ti avanza..

Post n°7469 pubblicato il 10 Marzo 2016 da nina.monamour

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Il pane che ti avanza appartiene a chi ha fame.
Il mantello che tieni nell'armadio
a chi sente freddo,
le scarpe che si deteriorano nei tuoi palazzi
sono di coloro che vanno scalzi,
quel denaro che conservi gelosamente nello scrigno
è di chi ne ha bisogno.
Ecco che commetti tante ingiustizie
quante sono le persone che potresti aiutare;
noi riceviamo ma non diamo agli altri;
tutti siamo i primi a tessere gli elogi della beneficienza
ma priviamo i poveri del necessario
schiavi liberati, non abbiamo pietà
dei compagni di sventura;
affamati diventati sazi, non degniamo di uno sguardo
il misero;
i nostri granai sono troppo piccoli
per gli abbondanti raccolti,
eppure non abbiamo compassione di quelli
che giacciono nella miseria.



 
 
 

La magia delle storie..

Post n°7468 pubblicato il 09 Marzo 2016 da nina.monamour

Quanti genitori regalano ai figli dei libri per Natale, per Compleanni, per Onomastici o per le  1° Comunioni? Tanti, ma non sempre i ragazzini apprezzano; a volte il volume resta sepolto sotto una pila di giocattoli, a volte i bambini lo guardano come un oggetto misterioso di cui non conoscono le istruzioni per l'uso.

Diciamolo francamente, non è facile oggi "invogliare" alla lettura chi è bombardato da stimoli ed ha la possibilità di tuffarsi ogni due per tre nel mondo parallelo dei telefonini e della playstation. Ma c'è una cosa positiva, i romanzi per ragazzi sono l'unico settore dell'editoria che non è in crisi, dato che i genitori continuano ad acquistare libri per i propri figli.

Bisogna usare le strategie giuste per farli appassionare alla lettura! E' fondamentale che i bambini recepiscano sin da piccoli che un libro contiene tanti mondi; bisogna far capire che tra le pagine ci sono cose bellissime e meno piacevoli, argomenti che possono anche fare molta paura, senza però far male davvero. Per insegnare questa verità è perfetto l'esempio della scatola magica, una magic box all'interno può avere di tutto, ma siccome, in realtà niente può uscire da lì, alla fine chi è fuori è al sicuro.

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La lettura appartiene alle attitudini individuali, è molto difficile stimolarla; tutti i ragazzi sono diversi e anche i i meccanismi di risposta sono differenti. Puoi leggere anche una poesia di Leopardi, se ne hai voglia tu, ma non deve mai essere un compito, bisogna farlo solo se è un piacere per tutti.

I libri per adulti sono un ottimo modo per stimolare la curiosità dei piccoli lettori, va benissimo, per esempio, anche l'Inferno di Dante, io lo lessi tutto ai miei figli, certo, l'ho fatto cercando anche di recitare un pò ed evitando i passaggi troppi difficili, e li ho visti davvero coinvolti.

Se si legge un libro a dei bambini pensando solo al suo contenuto educativo, non è piu' un momento gioioso, ma pesante; invece bisogna divertirsi con loro, condividendo anche attimi di commozione e, infatti, quando lessi ai miei figli la fine de "Il barone rampante", di Italo Calvino, con un protagonista che muore, piangevano tutti e due.

Anche "Pippi Calzelunghe è nata così, l'autrice Astrid Lindgren, iniziò a raccontare a sua figlia di questa strana bambina dai capelli rossi e alla fine si ritrovò con una storia in mano, diventata patrimonio universale dell'infanzia.

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A volte, mentre raccontiamo una storia, il bambino potrebbe esordire dicendo.."e se la continuassimo così?" E' una modalità che non va ostacolata perchè i ragazzi amano trasformare gli intrecci che ascoltano; oggi questa tendenza si è diffusa anche via internet con le comunità di giovani lettori delle cosiddette fan fiction, che modifcano addirittura i romanzi, come è stato il caso di "Twilight", nato proprio in questo modo. E' come se i ragazzi avessero l'idea che le storie continuano a trasformarsi perchè costantemente raccontate.

In tal senso è come se se ci fosse un ritorno all'oralità che, a partire da Omero, è stata all'origine della letteratura. Non bisogna contrapporre come buono il tempo riservato alla lettura e cattivo quello dedicato al computer o al telefonino. L'unierso digitale  e il mondo cartaceo sono due ambiti completamente diversi. Se è vero che il tempo per leggere libri è diminuito, i ragazzi di oggi leggono e scrivono piu' di noi, anche se solo messaggini, e questo rende la lettura un mezzo comunque vicino.

Una buona strategia è isolare il tempo della lettura del libro da quello usato per gli altri mezzi, infatti, il tipo di scrittura e di lettura che i telefonini sviluppano è compulsivo, al contrario dei libri, che hanno bisogno di un tempo "disteso". Chiarisco che non si devono demonizzare i telefonini, ma aiuta i ragazzi ad inserire la lettura in un momento di relax, per esempio la sera, che è un momento di raccoglimento in cui non ci sono altre distrazioni, così loro porteranno i racconti nei sogni.

In sintesi, se i ragazzi non sono presi da una storia, non bisogna insistere, devono potersi sentire liberi di esplorare anche cento libri, finché non trovano quello giusto. Ci sono romanzi bellissimi che possono essere abbandonati, per esempio, il primo capitolo di "Dombey e figlio" di Charles Dickens, è fantastico ma si può anche non leggere tutta l'opera!

 
 
 

Nannarella..

Post n°7467 pubblicato il 08 Marzo 2016 da nina.monamour

 

Oggi voglio rendere rendere omaggio alla grande..Nannarella, una delle più grandi attrici di tutti i tempi e antesignana dei diritti delle donne. Mi piace ricordarla con questo post!

Il 7 marzo del 1908 nasceva a Roma Anna Magnani, uscì dalla sua casa di Palazzo Altieri in una bella giornata di fine estate del 1973, per non farvi più ritorno. La sua agonia alla clinica Mater Dei di Roma durò una ventina di giorni, assistita da Luca e dagli amici più cari.

Il 26 settembre la televisione decide di mandare in onda "1870", l'ultimo film girato con Giannetti e che non era stato trasmesso insieme agli altri perché destinato al circuito cinematografico. Ma Anna non riuscirà a vederlo.

Lo vedrà tutta Italia come estremo omaggio a Nannarella, la sua attrice più grande e più amata.

 

Perché dopo 43 anni si parla ancora di lei?


 

Perché è stata l'attrice simbolo del cinema italiano del dopoguerra, il cinema della ricostruzione e del riscatto. Perché è stata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, capace di comicità sfrenata e di profonda drammaticità. Ma si parla ancora di lei perché è stata il simbolo della donna italiana e della sua crescita.

Di lei, gli italiani da più di cinquanta anni tengono nella mente, negli occhi, nelle orecchie e nel cuore quella corsa disperata dietro il camion tedesco che si portava via il suo Francesco, la caduta terribile sul selciato che metteva la parola fine sul suo più grande personaggio, ma anche la risata ora irridente, ora canzonatoria, ora semplicemente gioiosa che spesso, anziché accompagnarla, quasi la precedeva, annunciandola al suo pubblico, la risata di Nannarella.

Ebbe amori drammatici, esclusivi, travolgenti; patì dolori laceranti, accompagnati da gioie sfrenate, da improvvise voglie di giocare (lei la chiamava "la ruzza") e da un drammatico disincanto che la portava a non rispettare niente e nessuno che non meritasse di essere rispettato.

Anna era figlia di ragazza madre, come Totò, come Charlie Chaplin, come Marilyn Monroe e come tanti altri grandi dello spettacolo che meglio di altri hanno rappresentato e raccontato l'umanità e la vita sui palcoscenici e sugli schermi. Portò il nome di sua madre e lo stesso nome trasmise a suo figlio, in una sorta di linea discendente al femminile. Ed anche per questo può essere considerata un personaggio di transizione, fra la donna subalterna e la donna li-berata, fino a divenire l'emblema, il portabandiera della grande rivoluzione femminile, ancora in atto.

 


E i personaggi di transizione, si sa, proprio perché portano dentro di loro tutte le contraddizioni, sono sempre i più interessanti, i più vivi, i più veri.
Anna Magnani diventò l'attrice simbolo italiana nel mondo in un momento particolare della nostra storia quando Roma era stata appena liberata dopo essere stata per dieci mesi sotto il terrore nazista, e la guerra si era spostata al Nord. In questo clima ci furono dei cineasti, che riuscirono a girare un film diverso da tutti quelli che erano stati fatti in Italia prima di allora.

Un film che voleva raccontare l'incubo dell'occupazione nazista.
"Roma città aperta" (così si chiamò il film) dette inizio ad una stagione nuova nel cinema italiano, come con la Resistenza e la Liberazione era iniziata una stagione sociale nuova per il Paese.




Il cinema diventò più maturo e si fece strumento di conoscenza e veicolo di idee.
Il film di Roberto Rossellini farà scuola a tutti gli altri che verranno dopo e che daranno vita ad un cinema che, uscito dagli studi, scenderà nelle strade, a contatto con la gente.

Sarà una stagione breve ma intensa e si chiamerà neorealismo.
Anna Magnani, anche se poi questo cinema si nutrirà dei cosiddetti "attori presi dalla strada", del neorealismo rimarrà il simbolo, con il suo volto vero e sofferto, pronto a illuminarsi in una risata liberatoria come a incupirsi nella collera o a disfarsi nel dolore.

Il nome di Anna con questo film varcò l'oceano e di trionfo in trionfo arrivò anche a conquistare lei stessa l'America dove fu premiata addirittura con l'Oscar, prima italiana a ricevere l'ambita statuetta.

Una mimosa per te, Anna..


 

Buon 8 marzo a tutte le donne che ogni giorno urlano in silenzio a quelle che non possono vivere la propria femminilità, alle donne che dedicano la loro vita alla famiglia e alla cura degli altri, alle donne intrappolate dai preconcetti e dalle ipocrisie.

 

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La formula segreta..

Post n°7466 pubblicato il 07 Marzo 2016 da nina.monamour

Dall’8 maggio 1886, quando il Dr. John Stith Pemberton


Dr. Pemberton


inventò la Coca-Cola e la fece assaggiare per la prima volta ai clienti della farmacia Jacobs di Atlanta, in tanti hanno cercato di imitarla, ma nessuno c’è mai riuscito, anche perché la sua formula è ancor oggi segreta e custodita gelosamente in una cassaforte nel World of Coca‑Cola di Atlanta.

La ricetta segreta fu trasferita nell’attuale sede nel 2011, in occasione dei festeggiamenti del 125°anniversario, fino ad allora era rimasta 86 anni nello stesso luogo, un caveau della SunTrust Bank, nel centro di Atlanta.



Dopo l’invenzione di Coca-Cola nel 1886, la formula fu comunicata solo a un gruppo ristretto di persone e mai messa nero su bianco.

Nel 1891, Asa Candler divenne l’unico proprietario di Coca‑Cola, acquisendone i diritti. In seguito, nel 1919, Ernest Woodruff rilevò l’azienda da Candler e famiglia con un gruppo di investitori. Per finanziare l’acquisto, Woodruff contrasse un prestito e diede a garanzia la formula, dopo aver chiesto al figlio di Candler di metterla per iscritto.

Il documento venne posto, come ho già scritto, in un caveau della Guaranty Bank di New York fino all’estinzione del mutuo, nel 1925, quando Woodruff riscattò la formula segreta e la riportò ad Atlanta.

Nel 2011, in occasione del trasferimento nel World of Coca‑Cola di Atlanta, per la prima volta nella storia, la cassaforte contenente la formula è diventata visibile al pubblico. Naturalmente nessuno può entrare, ma a dividere i visitatori dalla mitica ricetta ora c’è "soltanto" una porta di massima sicurezza.


Buon inizio di settimana


 
 
 

Il primo matrimonio gay in una tribu'...

Post n°7465 pubblicato il 06 Marzo 2016 da nina.monamour

IN SUD AFRICA IL PRIMO MATRIMONIO GAY IN UNA TRIBU' ZULU


Si è svolto in Sud Africa secondo le usanze tribali il primo matrimonio gay secondo la cerimonia tradizionale Zulu.

I due novelli sposini sono Tshepo Cameron Modisane e Thoba Calvin Sithol, entrambi di 27 anni, ed hanno fortemente voluto un matrimonio tradizionale secondo le usanze della propria tribù per mostrare al mondo che la cultura africana non è contro i matrimoni gay.


IN SUD AFRICA IL PRIMO MATRIMONIO GAY IN UNA TRIBU' ZULU


Certo la cerimonia tradizionale Zulu ha previsto al posto del trenino A E I O U "IPSILON" i tipici balli tribali e invece del lancio del bouquet c'è stato il sacrificio rituale di una capra per propiziarsi gli avi, ma tant'è, tribù che vai usanze che trovi!


IN SUD AFRICA IL PRIMO MATRIMONIO GAY IN UNA TRIBU' ZULU


Le famiglie dei due sposi, i parenti e gli amici erano felici e partecipi, in fondo in Sud Africa i matrimoni gay sono legali da sei anni!

Sei anni in Sud Africa..

 

 
Sono passati due anni da quando Silvio Berlusconi dichiarò che "Se l'Italia oggi non ha l'eutanasia legale, il matrimonio gay, la fecondazione eterologa, come avviene in tanti paesi europei, il merito è nostro". È passato tempo, il suo partito si è spaccato e alcuni parlamentari sono confluiti nel Nuovo Centrodestra, ma l'aria non pare cambiata.
 

Giusto tempo fa Angelino Alfano, il leader dell'Ncr, con un messaggio mostra chiaramente come non ci sia nulla di nuovo sotto il sole. "Se al Governo non ci fossimo noi, si legge,  si riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni gay e spalancherebbe frontiere".

Insomma, ancora una volta la negazione del diritto al riconoscimento giuridico dei gay diviene un motivo di vanto elettorale. Ma non solo, Alfano ha rilanciato il concetto su Facebook, scrivendo che "La famiglia è composta da un uomo e da una donna, quella descritta dalla Costituzione è la famiglia in cui continuare a credere. E merita di essere difesa contro i tentativi di smontarla".

Un concetto di chiusura molto chiaro (per non dire un vero e proprio appoggio alle tesi vaticane), basato sulla solita bugia che viene tutt'oggi sventolata all'elettorato nonostante la Corte Costituzionale e la Commissione Giustizia al Senato abbiano ampiamente chiarito che la carta fondamentale non contiene alcun divieto o impedimento alle unioni gay (limitandosi a segnale un vuoto legislativo in merito).

Ed ancora, durante la presentazione del libro "I moderati" ha minacciato.."Se propongono il matrimonio gay, ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all'opinione pubblica".

Quindi non solo Renzi non si sogna neanche di proporre i matrimoni gay (preferendo parlare di unioni/ghetto che non infastidiscano troppo i cattolici), ma la limitazione dei diritti individuali pare il cardine su cui si vuole reggere l'attuale governo.

Che bravi questi politici, predicano bene ma razzolano male!!

 

 

Signor Presidente..

ma il bunga bunga è pure vietato?

 

 
 
 

❀(¯`*•

Post n°7464 pubblicato il 06 Marzo 2016 da nina.monamour

Tutti i lavoratori, e non solo, non vedono l'ora che arrivi il fine settimana per poterlo dedicare alle proprie passioni, alla propria famiglia o anche solo per riposarsi dalle fatiche quotidiane. La Domenica è il giorno più atteso da parte di tutti quei lavoratori (come me) che sono impegnati per l'intera settimana e che non hanno molto tempo libero.

Giorno che si dedica al riposo, al relax, oppure si organizzano incontri e pranzi con amici e parenti per stare in compagnia. C'è però una bella differenza tra le Domeniche invernali e quelle estive.

Col freddo, infatti, si nota ben poco se la Domenica piove o no, ma in Estate? Ecco quindi come organizzarci per trascorrere una Domenica di pioggia, utili consigli su come trascorrere il tempo quando la giornata ci costringe a casa, per poterci divertire ugualmente.

Vediamo quindi cosa fare.

 


Oggi, grazie alle previsioni meteo molto dettagliate e precise, è praticamente quasi impossibile non sapere con largo anticipo che tipo di Domenica ci aspetta. Proprio per questo motivo è molto più semplice potersi organizzare al meglio per trascorrerla nel migliore dei modi. Se le previsioni non dicono nulla di buono, ovvero, per tutto il giorno pioverà, possiamo affrontarla in mille modi diversi per evitare di annoiarci maledettamente.


 

Come già accennato, c'è una bella differenza tra le Domeniche invernali e quelle estive.

Ecco però come combattere la noia.

Se in inverno, è chiaro che le giornate sono più lunghe, più nere e, nello stesso tempo, più difficili da sopportare, soprattutto se non abbiamo nulla da fare. Stare davanti alla televisione a guardare programmi uno dietro l'altro non è per nulla una buona abitudine, a meno che non abbiamo scelto una serie di film che desideriamo guardare e ce li siamo programmati tutti per l'unico giorno libero che abbiamo per goderceli al meglio.

In alternativa, considerato che in inverno è sempre meglio stare al calduccio di casa, possiama scegliere un hobby che ci impegna sia a livello manuale che creativo.

Il tempo passerà in fretta e ci sentiremo appagati di avere creato qualcosa con le nostre mani.

 


Buona Domenica a tutti..

 
 
 

I professionisti dell'eros..

Post n°7463 pubblicato il 05 Marzo 2016 da nina.monamour

Secondo l’indagine condotta dall’associazione Donne e qualità della vita almeno due donne su dieci si sono rivolte a un gigolò, l’accompagnatore maschile a pagamento. Il 24% cerca un uomo sensibile, il 22% non bada a spese e il 18% cerca un grande amatore. Le indecise non arrivano a tanto ma un pensierino, nemmeno troppo casto ce l’hanno già fatto.

E da una ricerca Roma non se la passa male a numero di professionisti dell’eros che in parallelo con le escort femminili, sono riusciti a creare un vero e proprio business del sesso. In modo più ricercato certo, ma sempre sesso a pagamento è. Attraverso siti specializzati e dai nomi facilmente riconducibili come Gigolò 5 Stelle, Escort Net Parade e Gigolò.it. se ne  contano all’incirca 100 di base nella capitale. Dieci dei quali addirittura rientrano nella Top Ten del "Miglior Gigolò".



Andiamo a capire come funziona "il mestiere più antico del mondo" versione maschile. Gladio ad esempio. Trentaseienne, romano doc che già dal suo personale profilo "professionale" indica come pezzi forti il suo savoir fair, eleganza e i prezzi, definiamoli abbordabili, 600 euro per stare dal tramonto all’alba e 300 euro per un'ora di sesso take away o una cena dal sapore piccante. Per le più caste Gladio si offre anche come semplice personal shopper.

Poi c'è Gabriel, 24 anni anche lui romano. Data forse l’età, il suo onorario è più basso, 350 euro per un’ora, per tutta la notte invece si oscilla tra i 500/600 euro. Ti raggiunge lui, disposto ad essere chiunque tu voglia. Perché lui, tende a precisare è un accompagnatore professionale che non si limita alle semplici cose. Potete chiedergli tutto quello che volete, tenero amante, partner di una notte di fuoco o distinto compagno di viaggio. E se Gabriel ha modici prezzi, di certo non li ha Luca.

Sarà per l’ottima pubblicità che lo stesso sito gli offre presentandolo fra i migliori gigolò di Roma, nella sopracitata Top Ten. Ma conti alla mano il ragazzo risulta troppo oneroso. Pensate 2.000 euro per una notte e 800 euro per un'ora; e la superbia con cui si descrive nell’annuncio del sito aggrava ancora di più il giudizio nei suoi riguardi: “Sono il vostro uomo. Il mio obiettivo è soddisfarvi nel modo migliore, basta escort improvvisati". Una cosa però gliela riconosco, la fantasia.

Luca infatti usa termini come “richiesta vanilla”, “rouge sex” e haute cuisine del servizio. Insomma superbo sì, ma originale. A chi piace è ovvio.




Con Roy si entra più nel personale, non solo sui costi e prestazioni. A colpire è il modo diverso di presentarsi sul sito di escort maschili. Nessun rozzo tricipite in evidenza,ma solo il viso, in primo piano, di un uomo raffinato ed elegante. Per una notte di passione con lui sono 700 euro e per un’ora 400. Sarà perché è laureato e parla tre lingue? Inglese, francese e spagnolo. Qualcosa di più sulle sue clienti, chi sono, come interagiscono e perché decidono di rivolgersi a lui. Molte delle donne che lo chiamano lo fanno per ragioni di privacy, sicurezza.

Un gigolò, un uomo a pagamento è sicuramente più sicuro di un amante che all’improvviso può chiedere di più. Le donne che si rivolgono a lui non sono, come si potrebbe pensare, così trasgressive o affamate di sesso. La maggior parte vogliono anche solo una serata diversa, parlare con un uomo affascinante che le faccia sentire apprezzate e quando sono avanti con l’età, ancora desiderate.

E alla domanda se ci siano più casalinghe o libere professioniste, risponde che in minor numero sono le casalinghe, soprattutto quelle trascurate dal marito.

 


Sono molto di più le libere professioniste anche per via del prezzo delle mie prestazioni. Sono quelle che lo contattano di più. Malate del proprio lavoro non hanno tempo, né voglia di avere una relazione, fissa, tantomeno di perdere tempo in socializzazione. Con loro non è solo un corpo, il più delle volte lo fa esclusivamente da accompagnatore a cene o pranzi di lavoro dove vogliono dare un'immagine di loro felice, appagata e concreta.

Può essere il migliore amante del mondo ma anche il perfetto fidanzato, compagno di viaggio, personal shopper o intimo confidente, per questo chiede (solo) 500 euro, perché ha un obiettivo, "renderle felici”. A questo punto lascio a voi le considerazioni.

Una cosa è certa il mestiere più antico del mondo, praticato da uomini o donne non conosce la parola, crisi.

 


A tutti Voi..



 
 
 

La nuova cultura della responsabilità..

Post n°7462 pubblicato il 04 Marzo 2016 da nina.monamour

Ha ricevuto un premio importante per la sua ultima missione, un anno in India per migliorare la condizione femminile con aiuti concreti. E perché "sa trasmettere una nuova cultura della responsabilità".

Vediamo insieme chi è questa ragazza speciale, normale, viaggia, ascolta musica, e sogna di metter su famiglia!

Ancora una giovane donna di cui essere orgogliose, si chiama Enrica Miceli, ha 32anni, siciliana di Scicli in provincia di Ragusa, ed è stata nominata da Focsiv "Giovane volontario europeo" per il suo impegno nella cooperazione internazionale. E' stata premiata, in particolare, per un progetto con le mamme e i bambini vulnerabili del Kerala, in India, dove è stata per un anno, e non era la prima volta.

Già prima aveva vissuto a Mumbai, per oltre un anno, per lavorare ancora una volta con le donne.



Le aiutava facendo dei corsi per riconoscere e combattere la violenza domestica, oppure insegnando a mettere da parte dei soldi, ad aprire un libretto di risparmio, a fare dei piccoli investimenti di microcredito. Enrica ha reso orgogliosi mamma Anna, operatrice socioassistenziale in una casa di riposo, e papà Guglielmo, impiegato al Consorzio di bonifica di Ragusa, felicemente rassegnati a farle seguire la sua strada.

Ha preso la laurea triennale a Catania in "Relazioni internazionali", dopo ha proseguito con la specialistica a Bologna. E' stata a Gerusalemme per quattro mesi, al Consolato generale d'Italia, dove ha dato continuità alla sua tesi sul conflitto idrico israelo-palestinese. Da lì è andata a Roma per frequentare la Scuola di politica internazionale e cooperazione allo sviluppo ed è quindi partita per l'India, per quasi tre anni, seguendo due progetti dell'Auci, l'Associazione universitaria per la cooperazione internazionale.

Non immaginatela, però, come una "secchiona", nei gusti e nelle passioni assomiglia alle sue coetanee, ama le canzoni di Emma e di Carmen Consoli, i cantautori italiani piu' classici, come De André, De Gregori o Rino Gaetano. Non ha mai avuto paura di viaggiare o di confrontarsi con gli altri, e basta guardarla sulle foto che documentano le sue trasferte per riconoscere la sua passione.

Attualmente lavora a Roma, è Segretaria Generale dell'Associazione Prospettive Mediterranee, e sogna di mettere su famiglia con il fidanzato Enrico, impegnato come lei nella cooperazione.

Nella motivazione del premio che le è stato assegnato, c'è scritto.."Perchè è un esempio dell'impegno dei giovani volontari in aree complesse e perchè in lei, sempre alla ricerca di ciò che unisce piuttosto che di ciò che divide, vediamo la possibilità di seminare una nuova cultura della responsabilità verso il bene comune e verso la vita. A Enrica, germoglio di una nuova primavera europea".

 Viva Enrica, dunque, e viva tutti quelli che si adoperano per portare un pò di bene partendo dai gesti concreti, un libretto di risparmio, principio di indipendenza per le donne indiane; il doposcuola ai bambini,

Da Scicli all'India, Enrica Giovanna premiata al Quirinale

punto di partenza per un futuro migliore.

Brava, brava..

Buona giornata e buon lavoro a tutti

 
 
 

Maturazione femminile..

Post n°7461 pubblicato il 03 Marzo 2016 da nina.monamour

Può sembrare una violenza, una menomazione, ma per le donne della tribù dei Mursi,


 

popolazione dell’ Etiopia, il disco labiale è un rito di passaggio, segno di maturità sessuale. Ma per noi occidentali le strane usanze delle tribù africane rappresentano un rito o una violenza fisica?

La tribù dei Mursi è composta da diecimila persone che vivono a sud dell’Etiopia, a confine con il Sudan, nel cuore dell'Africa nera, per questa etnia la donna ha un ruolo fondamentale. Infatti la diffusa pratica del disco infilato nella parte inferiore del labbro è segno di maturazione femminile, che viene raggiunta, dalle donne, non senza sofferenza, anche fisica.


 

Dall’età di 15 anni alle femmine della tribù viene praticata un’incisione sul labbro inferiore, all’interno della quale è inserito un disco di misure differenti. All’inizio è di piccole dimensioni, ma può raggiungere anche i 10 centimetri di diametro. Questo ingombrante gioiello serve alle donne per trovare marito.


 

 

Per gli Antropologi le differenti dimensioni del disco rappresentano un rito di passaggio della donna, dall’età adolescenziale a quella adulta. Se il disco è di 10 centimetri circa vorrà dire che la donna ha raggiunto la sua piena maturità sessuale.

Pratica simile la si può ritrovare anche presso la tribù Suya del fiume Xingu, zona del Brasile. Ma in questo caso il disco labiale è un abbellimento del corpo degli uomini.
Per comprendere l’importanza che viene data alle donne Mursi bisogna ricordare che questa è l’unica tribù africana ad affidare un’arma, il kalashnikov,


 

nelle mani di una donna.

 
 
 

°ღ•©

Post n°7460 pubblicato il 03 Marzo 2016 da nina.monamour


Buongiorno a chi ha freddo
perchè
 non c'è nessuno a riscaldarlo. 
 

 

Buongiorno alla solitudine 
che fa sentir freddo molto più della neve.






Stamattina piove..

 


Il proverbio del giorno..

"Non importa quante volte cadi ma quante volte cadi e ti rialzi".


cade


 

 

 
 
 

La vera storia della pasta alla carbonara..

Post n°7459 pubblicato il 02 Marzo 2016 da nina.monamour

pasta alla carbonara

 

Per un italiano è un motivo di culto, per gli stranieri una ricetta misteriosa, spesso "maltrattata" con ingredienti che non hanno nulla a che vedere con la sua ricetta originale, stiamo parlando della pasta alla carbonara, uno dei piatti più famosi in Italia e all'estero.

Come spesso accade, la storia della pasta alla carbonara non è certa, ci sono alcune ipotesi che sono più accreditate di altre. Davide Enia, scrittore palermitano ne parla all'interno del suo libro "Uomini e Pecore".

Quello che ci racconta l’origine di un piatto sono i ricettari, che sono l’unica cosa a cui possiamo aggrapparci. Dovete sapere che la famosa Ada Boni ad inizio secolo (intorno al 1930) scrisse “una Bibbia” dei ricettari più famosi della cucina romana. Ecco al suo interno, la carbonara non esiste!

 

Andiamo un decennio più avanti, inizia la seconda guerra mondiale e viene fondata dai Nazifascisti la linea Reinhard, che serve a bloccare l’avanzata degli alleati. La guerra è davvero mondiale in quella zona, ci sono uomini da diverse nazioni, tra cui, ovviamente, gli americani. L’età media dei soldati era di 19 anni, e a 19 anni, quando attorno ti urla l'orrore di un mondo sconvolto dalla guerra, ti manca casa.

 

Risultati immagini per soldato giovane americano

 

Cosa successe?

In questo contesto loro hanno trovato la pasta cacio e uova abruzzese e, guardandosi attorno, hanno visto anche il guanciale e la pancetta affumicata; questo provoca un sentimento di nostalgia profonda per il focolare domestico, visto che questi sono gli stessi ingredienti della tipica colazione americana!
Così, unendo tutti questi ingredienti, nasce la pasta alla carbonara.

Non è un'invenzione italiana, come comunemente si crede!

E perché si pensa che sia un piatto romano? Per lo stesso motivo, questi soldati erano sugli Appennini e, tramite la strada, questa ricetta arriva fino a Roma, dove viene subito accettato e tramandato di famiglia in famiglia, fino a diventare tradizione.

La ricetta originale prevede l’utilizzo del guanciale (e non della pancetta, anche se ci sono ancora discussioni tra esperti e appassionati), tagliato a listarelle non troppo fini e messo a rosolare fino a che non diventa croccante.

Poi bisogna mettere in una ciotola e sbattere quattro tuorli d’uovo, un uovo intero, il pecorino (attenzione, non il grana!) grattugiato, il sale e il pepe, aggiungere il guanciale appena fatto e mettere a riposare il composto in una ciotola.

Dopo avere cotto la pasta (meglio gli spaghetti), metterla nella ciotola con un pò di acqua di cottura, per non avere un composto troppo denso, visto che il calore della pasta appena scolata farà addensare il tutto. Attenzione però a non farlo troppo liquido, la vera pasta alla carbonara vuole un condimento della densità giusta!

Il tocco finale è l'aggiunta di altro pecorino grattugiato a fresco e un ulteriore pizzico di pepe.

 

 

 

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Donne in viaggio..

Post n°7458 pubblicato il 01 Marzo 2016 da nina.monamour

Nell'immagine comune il turismo sessuale è rappresentato dal viaggio organizzato prevalentemente da uomini, benestanti, di mezza età, che per soddisfare le loro voglie sessuali si dirigono verso l’Eldorado del sesso facile e a buon mercato. Ma negli ultimi anni c’è stata una forte inversione di tendenza, a praticare l’esperienza del turismo sessuale sono anche le donne.

La meta preferita è il Senegal, lo stato africano vanta la frequentazione di un gran numero di donne, che scelgono di "divertirsi" con prestanti accompagnatori del posto.

 

 

E’ un fenomeno in continua crescita che però può essere ricondotto alle condizioni di vita della popolazione africana.

Guai a parlare di prostituzione, gli uomini che si concedono alle donne in cerca di sesso e divertimenti si definiscono degli accompagnatori. Un senegalese di nome Moussa dice "Io non mi prostituisco, faccio compagnia a donne che gradiscono la mia presenza.

Le porto al ristorante o in discoteca. Alla fine della vacanza le donne, prima di andare via, mi lasciano dei soldi per vivere".

La percentuale di disoccupazione in Senegal è altissima, il 3% degli uomini non lavora, lo stipendio dei senegalesi è di 3 dollari al giorno. Le stime sono dell’Organizzazione nazionale del lavoro e della Banca mondiale.

Gli istituti segnalano il fenomeno del turismo sessuale al femminile come una disperata alternativa per gli abitanti del Senegal, poveri e in cerca di lavoro.


 

E’ una questione di sopravvivenza.
Anche dall’Italia sono molte le donne che intraprendono viaggi verso i paradisi del sesso. La città più predisposta a questo fenomeno è Brescia, sono molte le donne lombarde che si dirigono verso mete conosciute come la patria del turismo sessuale.


 

Le italiane preferiscono Capo Verde, punta estrema dello stato africano. Lì donne di mezza età appagano i loro desideri sessuali con aitanti giovani che concedono prestazioni in cambio di pochi dollari.

 
 
 

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