Creato da nina.monamour il 11/06/2010
 

Il Diavolo in Corpo

Di tutto e di piu'.....

 

Messaggi del 20/03/2014

Il grande Paulo Coelho..

Post n°6261 pubblicato il 20 Marzo 2014 da nina.monamour

Ho molte cicatrici,

ma porto con me anche il ricordo di momenti che non

sarebbero mai accaduti se io non avessi osato

spingermi al di là dei limiti.

Notte...

 
 
 

Chi dorme solo dorme peggio..

Post n°6260 pubblicato il 20 Marzo 2014 da nina.monamour

Avete un lettone comodo nel quale dormire, tutto per voi?

Attenzione, potreste non dormire bene quanto credete. Soprattutto se sentite su di voi il peso della solitudine e dello stress. Secondo uno studio statunitense infatti, le dormite più corroboranti avvengono quando non ci sentiamo soli e se abbiamo al nostro fianco nel letto la persona amata, il sonno risentirebbe di tale mancanza.

Al contrario di quando ci sentiamo esclusi dalla società o particolarmente depressi. Questo stato di cose infatti ci segue nel sonno, portandolo a frammentarlo in maniera cospicua anche se poi dormiamo lo stesso numero di ore e ci sembra di aver riposato pienamente.

Riposo ristoratore?

Sembra proprio che sia tale solo se riusciamo a tenere fuori lo stress dalla nostra testa prima di poggiarla sul cuscino.

A raccontarci il funzionamento reale del nostro sonno ci pensa uno studio dell’Università di Chicago, il quale per entrare nello specifico della questione ha deciso di prendere un campione specifico in particolare: gli anabattisti Hutteriti del Sud Dakota.

Parlo quindi di una comunità agricola e decisamente chiusa. Il gruppo era formato da 95 persone aventi l'età media di 39,8 anni il cui 55% era formato da donne.

Prima di tutto è stata eseguita una valutazione psicologica sui livelli di solitudine percepita, depressione, ansia e stress, e sulla soggettiva qualità del sonno. Poi per una settimana il sonno dei partecipanti è stato controllato tramite un actigrafo da polso, una sorta di macchina analizza/sonno portatile.

Una volta eliminati i fattori che potevano confondere come l’età, il sesso, apnea notturna e depressione conclamata in precedenza, l’unico parametro significativo è risultato essere lo stato di solitudine percepita, fattore che non influenza la durata totale del sonno né la percezione di tipo soggettivo.

La spiegazione trovata dagli Scienziati è di tipo evoluzionistico. Quando si ha la sensazione di essere soli, istintivamente il nostro organismo allerta i suoi sistemi di “attenzione” al fine di sopravvivere ad eventuali pericoli.

(fonte: Web) 

 
 
 

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