Il Diavolo in Corpo

La lunga e sofferta strada degli schiavi..

Ho visto ieri e fa anche discutere il film "12 anni schiavo ", candidato a nove premi Oscar. Ma, al di là dei premi, va sottolineato che il cinema di Hollywood

da un pò di tempo sta riportando alla ribalta la tragedia della schiavitu' con un grande successo di critica e di pubblico. E mi pare comprensibile, ora che gli Stati Uniti d'America hanno un Presidente di colore, piace mostrare e vedere la lunga e sofferta strada che gli schiavi hanno percorso per arrivare a quello che, con la conquista della Casa Bianca, è stato il loro riscatto.

I titoli dei film, sulla loro storia, in questi ultimi mesi, sono Lincoln, Django Unchained, The Butler-Un maggiordomo alla Casa Bianca e, appunto, "12 anni schiavo". Eppure, al di là dei film e dei libri, non si può capire davvero, cosa sia stata la tragedia di queste persone se non vai in Senegal, a Gorée, quel pezzetto di terra che chiamano "l'sola degli schiavi".

Partendo da Dakar, la capitale, ci impieghi un quarto d'ora di vaporetto in un mare limpidissimo e una volta lì, dai grattacieli che costeggiano il porto della città, in un'Africa da cartolina illustrata, Gorée controlla la strozzatura dell'Oceano Atlantico tra l'Africa e il Brasile.

Dal vaporetto appare come una piccola pianura in mezzo al mare, dove sull'estremità destra un fortino antico e poi tante piccole case bassre. In una giornata di sole, il fortino e le case li scorgi nitidi anche restando in piedi sul molo del porto di Dakar, ma non riesci a renderti conto della superficie limitata dell'isola.

Avvicinandosi al vaporetto, capisci subito che il posto è piccolo, i ragazzini si tuffano dal molo e nuotano intorno al vaporetto, salutando e sorridendo; attendono che tu butti in mare una monetina e fanno a gara per acciuffarla. Poi, quando scendi a terra, ti circondano proponendo di farti da guida.

Se non vedi Gorée, non capisci che cosa sia stata veramente la schavitu'; è stata infatti questa isola nei secoli passati ad essere la protagonista della pagina piu' drammatica della storia africana.

Era il centro del mercato dell'avorio nero, dove anche i mercanti di schiavbi radunavano quì uomini, donne e bambini di colore catturati nell'interno del Paese e li trattenevano in attesa di imbarcarli sulle navi dirette in Europa e in America.

"Il popolo africano" diceva Léopold Senghor quando era Presidente del Senegal, "è stato protagonista del piu' grave salasso umano della storia, venti milioni di persone massacrate dai mercanti di schiavi".

Adesso a Gorée tutto è rimasto come prima, la casa degli schiavi, le carceri, le catene sono ancora là, l'isola è divenuta monumento storico e fa sopravvivere gli abitanti con il turismo, anche se di turisti ne arrivano pochi, con piacere quasi sadico, si soffermano a guardare i luoghi in cuigli africani venivano torturati, si fanno fotografare nei buchi in cui, a decie, i neri stavano ammucchiati e questo agli Africani non importa, per loro, la schiavitu' è Africa vecchia, il turismo è Africa nuova.

 L'isola si trova in una posizione startegica ed è stata al centro di numerose guerre tra i Governi che volevano assicurarsene il controllo. Gorée era stata scoperta dagli Olandesi nel 1580 e l'occuparono fino al 1677. Poi si installarano gli Inglesi fino al 1787, allorché i Francesi ne fecero la loro roccaforte per i commerci navali; non fu facile difenderla.

Le tracce delle guerre sono evidenti ovunque, il fortino, ci sono cannoni ed esistono ancora delle trincee sugli scogli che circondano l'isola e i libretti turistici la illustrano come tappa obbligatoria.

Un film intenso, che lascia senza parole e non concede nemmeno per un attimo, un sorriso o un'emozione piacevole, purtroppo.

Buon inizio di settimana..