Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 23/05/2015
Post n°7079 pubblicato il 23 Maggio 2015 da nina.monamour
Erano quasi le 17:58 del 23 maggio 1992. Il giudice Giovanni Falcone, direttore degli affari penali del Ministero della Giustizia, era da poco atterrato all'aeroporto di Punta Raisi con la moglie Francesca Morvillo anche lei Magistrato. Si dirigeva a Palermo con la sua solita scorta e il suo solito sorriso sul volto. Tutto era tranquillo sull'autostrada Trapani/Palermo. Ma in un istante la croma marrone guidata dagli agenti della scorta salta in aria, investita da un'esplosione di 5 quintali di tritolo, e subito dopo anche l'auto del Magistrato con accanto la moglie Francesca e dietro l'autista Giuseppe Costanza, rimasto vivo quasi per miracolo. Un'esplosione radiocomandata da Cosa Nostra per uccidere 5 persone di grande coraggio e spessore. Nell'attentato di Capaci, insieme al Giudice siciliano da tanti anni impegnato nella lotta alla mafia e alla moglie, rimasero uccisi anche tre dei sei agenti della scorta.. Antonio Montinaro 30 anni di Calimera (Le), arruolato in Polizia nel 1981 e assegnato al servizio scorte nel 1991 dopo essere stato in forza per alcuni anni alla squadra mobile. Lascia la moglie e due figli. Vito Schifani 27 anni di Palermo, arruolato dal 1989 e assegnato al reparto scorte nel dicembre del 1991. Lascia la moglie e un figlio di pochi mesi.. La ricomposizione e l'identificazione dei loro corpi, estratti dopo un lungo lavoro dei Vigili del Fuoco, è stata uno degli aspetti più difficili e penosi. Subito dopo l'attentato l'autostrada sembrava il "cratere di un vulcano" e nelle prime comunicazioni radio, Falcone veniva indicato con l'iniziale "Foxtrot", con la sigla "Monza 500" e con la qualifica di "nota personalità". Altri tre Poliziotti si trovavano sull'auto che chiudeva la scorta e sono scampati alla strage. Questi i loro nomi, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Quel giorno, come accadeva spesso per il week-end, Falcone è di ritorno da Roma, il suo jet arriva a Punta Raisi attorno alle 16:45 e ad attenderlo ci sono tre fiat Croma blindate. Falcone ha voglia di guidare e si sistema alla guida della Croma Bianca, sulla vettura assieme a lui c'è la moglie e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza. Sulla Croma marrone che precede l'auto di Falcone ci sono Vito Schifani alla guida con accanto l'agente scelto Antonio Montinaro e sul retro Rocco Dicillo; in quella azzurra, che segue la vettura di Falcone, ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. Le auto lasciano l'aeroporto e partono in direzione di Palermo. Su una strada parallela all'autostrada, però, una macchina segue tutti gli spostamenti delle tre Croma e tiene informati i killer. Sono le 17:58 quando al Km 5 dell'autostrada A29 all'altezza dello svincolo di Capaci, Giovanni Brusca aziona con un telecomando l'ordigno posizionato in una galleria scavata sotto la sede stradale, 500 Kg di tritolo sventrano la strada e investono in pieno la Croma marrone, la prima delle tre. I tre Agenti a bordo della vettura muoiono sul colpo. La Croma bianca, quella guidata da Falcone, si schianta contro il muro di cemento e di detriti che si è innalzato per via dello scoppio. Falcone muore un'ora dopo l'incidente a causa delle ferite riportate; qualche ora dopo muore anche sua moglie. Gli agenti della Croma azzurra restano invece feriti. L'Italia resta attonita e incredula. Già, le nostre, le mie idee, le loro idee andranno sempre avanti, nel bene e nel male....
fonte gazzetta della sicilia |
Post n°7078 pubblicato il 23 Maggio 2015 da nina.monamour
In famiglia, può capitare a tutti di perdere la pazienza, ma alzare la voce è dannoso, mortifica i bambini e non li aiuta a crescere. Impariamo a dialogare in modo efficace. Non è facile ammetterlo, ma i figli sono capaci di tirare fuori il peggio di noi! Ci conoscono bene, intercettano i nostri stati d'animo, scoprono subito i nostri punti deboli e riescono a metterci in situazioni imbarazzanti. Così, perdiamo la pazienza, ci arrabbiamo e li rimproveriamo duramente, ma non è questa la strada giusta, gridare non serve a nulla, le urla spaventano e non educano, ecco allora le strategie per non oltrepassare il limite oltre il quale si rischia di compromettere il rapporto con i nostri figli e, soprattutto, di minare la loro autostima. Stabilire regole chiare, andare al supermercato con tuo figlio è una tragedia perchè lui vuole comprare tutto. La sera è impossibile farlo sedere a tavola se non gli permetti di guardare la tv mentre mangia. E come finisce? Che, dopo l'ennesivo tentativo di farlo ragionare, esplodi. Per prevenire le tensioni, però, non devi dimenticare che i bambini hanno bisogno di regole chiare. Prima di andare al supermercato, per esempio, dirgli chiaramente che potrà comprare solo una piccola cosa e stabilisci un orario entro il quale spegnere la tv, se fissi dei paletti, e li rispetti tu per primo, eviti tante arrabbiature. Impariamo a gestire le emozioni! Nella relazione con i figli entrano in gioco molte variabili emotive; a volte si è così stanchi o preoccupati, altre si prova rabbia e dolore. Questi sentimenti rendono i conflitti ancora piu' difficili da gestire perchè scatenano l'aggressività. A questo cosa fare? Per esempio, è importante non correggere immediatamente il comportameto sbagliato di tuo figlio. Prendi tempo e conta fino a 10 prima di ribattere, poi fissa un appuntamento per affrontare la questione dicendo "ne riparleremo piu' tardi". Cerchiamo di non giudicare, quando tuo figlio fa un errore, non considerare il suo gesto l'ennesima conferma che è problematico; non condannarlo con frasi tipo "sei sempre il solito bugiardo". Accetta che lui possa commettere errori, senza farlo sentire sbagliato o inadeguato. Per riuscirci adotta la tecnica del precedente positivo, pensa a un'occasione in cui il bambino si è comportato nel migliore dei modi. Così, valuterai il suo comportamento in maniera meno rigida e questo ti permetterà di tranquillizzarti e abbassare i toni della discussione. fonte web |
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