Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 21/09/2015
Post n°7212 pubblicato il 21 Settembre 2015 da nina.monamour
Ieri sera mi ha particolarmente stupita una lunga lettera d'amore che non avevo mai letto prima di Oriana Fallaci al suo uomo (il Giornalista Alfredo Pieroni) pubblicata recentemente. Una lettera che contrasta con l'immagine di donna indipendente, anarchica, autonoma alla quale, la Giornalista scrive: "Darei vent'anni della mia vita (se ancora tanti me ne restassero) per stare lì con te a pulirti le scarpe.." Quelle parole, così tenere, spiazzanti, indifese riflettono bene la nostra vulnerabilità, la nostra fragilità nei confronti dell'amore. Ogni nostra certezza, ogni nostra conquista viene rimessa in discussione quando si ama? Sembrerebbe di sì, lo avevano capito già gi antichi, "Odi et amo" cantava Catullo, ti odio per la crudele tirannide alla quale mi costringi, ma non posso fare a meno di amarti! Chissà quanti uomini, quante donne che vediamo camminare per strada sicuri di sé, padroni della loro quotidianità, darebbero la vita per amare davvero, per provare, fosse solo per qualche istante, quel vortice di emozioni che la passione trascina con sé. Mi viene in mente in questo momento una bella lettera che Marilyn Monroe
scrisse al suo Artur Miller alla fine della loro turbolenta storia: "In fondo sono stata viva solo quando ti ho amato..". Lei, il sogno erotico di milioni di uomini, icona di spensierata leggerezza, aveva scoperto la bellezza e il sorriso che la vita porta con sé solo annullandosi in un'altra persona! Qualcuno di fronte a tanto abbandono storcerà sicuramente il naso! Molto meglio amare se stessi o amare qualcun'altro con qualche riserva, senza abbandono? Per rispetto verso se stessi! E' l'amore prudente, quello che avrebbe fatto dire alla grande Fallaci.. "Ti amo, ma le scarpe te le pulisci da solo". Questione di punti di vista, se penso a me, beh...non ho mai incontrato qualcuno disposto a tanta abnegazione, ma la colpa è solo mia, si è amati davvero solo se si è capaci di amare! E amare sul serio per me resta la cosa piu' difficile che esista... |
Post n°7211 pubblicato il 21 Settembre 2015 da nina.monamour
Una ricerca americana dice che dormire di più la mattina migliora la produttività sul lavoro e che gli orari flessibili possono essere una soluzione. Sapete già che dovreste dormire tra le sette e le nove ore a notte. Ma lo fate? Probabilmente no. Fortunatamente Mathias Basner, della University of Pennysilvania Perelman School of Medicine, potrebbe avere una soluzione. Dopo aver analizzato le abitudini lavorative e del sonno di 124.517 americani adulti, come registrato nella ricerca "American Time Use Surveys" condotta dal 2003 al 2011, Lui e i suoi Colleghi hanno concluso che tutto quello di cui abbiamo bisogno è cominciare la giornata piu' tardi, o almeno renderne l'orario di inizio piu' flessibile. La ricerca è stata pubblicata online sulla rivista Sleep. I risultati mostrano che per ogni ora in cui il lavoro o l’apprendimento iniziano più tardi nella mattinata, il sonno aumenta di venti minuti. Le persone intervistate hanno detto di dormire per una media di sole sei ore, quando iniziano a lavorare alle 6 di mattina o prima, e 7 ore e mezza quando cominciano a lavorare tra le 9 e le 10. I lavoratori autonomi intervistati se la cavano ancora meglio, dormendo "abbondantemente di più dei lavoratori del settore privato" e hanno il 17 per cento di probabilità in meno di essere uno short sleeper, una di quelle persone che hanno bisogno di poche ore di sonno. Evidentemente degli orari flessibili potrebbero far sentire meglio le persone al lavoro, anche se non tutti sono convinti della loro efficacia. È stato provato che permettere a chi lavora in gruppo una certa libertà sul quando (e il dove) deve lavorare attira e trattiene i talenti migliori. Ma non serve a molto se i Dirigenti non sono a loro volta coinvolti, secondo la società di ricerca Mercer. Uno studio pubblicato sull’Academy of Management Journal propone una spiegazione: "i Manager spesso interpretano l'approfittare della possibilità di avere orari di lavoro flessibili da parte di una persona come un segnale di poca o tanta dedizione al lavoro.
Eppure, chi può non essere d'accordo con migliori prestazioni sul lavoro? Una cultura pro-sonno è salutare pe tutti.
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