Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 13/04/2016
Post n°7510 pubblicato il 13 Aprile 2016 da nina.monamour
Farfalle nello stomaco, campane che suonano, occhi a forma di cuore. Ma soprattutto lacrime, sorrisi, emozione.
Quanti di noi sono davvero capaci di provare tutto questo? Tutti. L'essere umano è l’animale perfetto (non tollero chi dice che sia la "macchina" perfetta), e ogni esponente di questo grande insieme di esseri umani è in grado di provare ogni qualsivoglia emozione, sovrana fra tutte l’amore. Vi ripeto, tutti sono in grado, tutti, dal primo all'ultimo, dai grandi sovrani all'ultimo degli straccioni. Tutti. Infatti la domanda non è "quanti di noi sono capaci di provare amore", bensì: Quanti di noi sono in grado di ammettere di provare amore? E qui la risposta si differenzia notevolmente da quella che ho dato prima, pochi, anzi pochissimi. Perché? Partiamo dal fatto che tutti siate d’accordo con me nel dire che l’amore sia la somma delle emozioni. Detto ciò, ci troviamo a dover affrontare l’emozione con la E maiuscola, la sua più alta manifestazione. Sapete da dove deriva il termine emozione? Deriva dal latino emotionem, che a sua volta deriva da emotus, che è il participio passato di emovere. Emovere, il cui significato più letterale è "portare fuori". Allora io mi chiedo quante siano in realtà le persone che sono in grado di portare fuori appunto quello che sentono, di emozionarsi dunque, e di emozionare. Ora fate un calcolo, guardatevi intorno, guardate la società in cui viviamo, e sono sicura che converrete con me nel rispondere che di queste persone ce ne sono veramente poche. Viviamo nella società della vergogna, una società nella quale i sentimenti vengono nascosti dietro un nickname, nella quale ogni forma di esposizione personale, anche la più romantica tra tutte, viene etichettata come un atto da canzonare e, quasi, da condannare. Ma che male c'è ad aprire il proprio cuore, a urlare al mondo che si ama e che si vuole amare? Che male c'è a dedicare una canzone al proprio amore, a fare l’idiota solo per farla o farlo ridere, a fare delle grandi piazzate, dei grandi litigi, qualsiasi cosa abbia a che fare con l’amore che si prova e che provi, appunto, che lo si sta provando? Nulla. Ma a quanto pare in troppi non lo capiscono.
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