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Messaggi del 29/05/2016

Vite alla deriva..

Post n°7567 pubblicato il 29 Maggio 2016 da nina.monamour

Il barcone affondato a largo della Libia, la nuova ondata di profughi e il racconto delle immagini. A partire dalla foto dei migranti aggrappati all’imbarcazione, uno scatto che parla anche per tutte quelle foto mai state scattate e che nessuno potrà mai scattare.



È così che si mettono le cose, letteralmente di traverso, spazzando via le volontà più ostinate e disperate, inghiottendo le vite nell’abisso indifferente. Se vediamo una fotografia, la nostra angoscia si attenua al pensiero che dove c’è un fotografo, presumibilmente ci sono anche i salvataggi.

Ma non è detto, non possiamo dire più nulla di certo, perché queste immagini dei profughi in balìa delle correnti e dei venti del Mediterraneo, dopo tanti anni, finiscono col produrre uno strano effetto unificante.

La ragione continua a dirci che i viaggi sono innumerevoli, aumentano con la bella stagione, e in ognuno di quegli esseri umani alla deriva c’è una tragedia e una forza d’animo diverse da ogni altra. Ma nella nostra sensibilità queste fotografie sono diventate come le tessere di un puzzle.

Come se quella che vediamo accadere fosse una sola traversata, e l'equipaggio di disperati non fosse ogni volta diverso, ma sempre lo stesso, sempre in procinto di essere salvato oppure sull’orlo della catastrofe, e le due cose non sono in contraddizione, perché questa tragedia storica è così assurda da assomigliare molto ai sogni, dove non vale il principio di contraddizione, e le cose si mettono male e si mettono bene nello stesso momento.


Anche gli scatti che rappresentano l’individuo nella sua più assoluta irripetibilità ci danno l’idea di qualcuno che si carica sempre il destino di tutti. Ad esempio un uomo che prega in quelle condizioni sarà anche fedele di una religione in particolare ma in realtà sembra rivolgersi a tutti gli dei e a tutte le potenze venerate. Tra tutte le istantanee delle ultime ore, questo scafo rovesciato, sul punto di inabissarsi scuotendosi di dosso il suo equipaggio, merita il massimo dell'attenzione. Fragilissimo surrogato della terra sotto i piedi, il fondo della barca si è impennato come una bestia imbizzarrita.

 


È così che in tantissimi sono morti, senza più nulla a cui aggrapparsi, che indossassero o meno quei salvagenti buoni solo ad affondare più in fretta, costruiti e venduti da gente ancora più malvagia degli scafisti. Può accadere in alto mare oppure quando la costa tanto sperata si disegna netta all’orizzonte, bastano un cambio di vento, una raffica improvvisa, un’onda appena più lunga o più alta di tutte quelle che l’imbarcazione ha sopportato fino a un attimo prima. E la maggior parte delle volte, non ci sarà nessun fotografo a immortalare il nuovo Titanic dei derelitti.

Siamo abituati a pensare che ormai ci siano troppe immagini, che abbiamo visto tutto, che non c’è più nulla da vedere. Sarà pure vero, ma una fotografia così parla anche per tutte quelle che non sono mai state scattate e che nessuno potrà mai scattare.

Buona Domenica

 
 
 

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