Creato da nina.monamour il 11/06/2010 |
L'INFERNO CHE HO SCELTO..
Lei gli sussurrò
"Sono il tuo inferno"
e lo guardava con occhi densi di desiderio.
Lui la attirò prepotentemente a sé...
e mentre la spogliava con gli occhi e con le mani rispose...
"TU.. sei l'Inferno che mi sono scelto..."
il resto....è storia...
CARPE DIEM..
Ci sono persone che non vivono la vita presente, ma si preparano con grande zelo come se dovessero vivere una qualche altra vita e non quella che vivono e intanto il tempo si consuma e fugge via..
"Carpe diem, quan minimun credula postero"
Messaggi del 18/02/2019
Post n°8634 pubblicato il 18 Febbraio 2019 da nina.monamour
Voglio parlarvi di uno dei libri più interessanti che ho letto sul silenzio, è scritto da Kankyo Tannier, una monaca francese che vive nei paraggi di Strasburgo. Nel suo libro La cura del silenzio, racconta una serie di aneddoti legati al silenzio, accaduti in anni di studio e pratica . Secondo Tannier siamo costantemente distratti da noi stessi, nel tentativo di ricolmare una mancanza primordiale, un bisogno inesauribile di sapere che ci siamo, che esistiamo, che siamo amati, che siamo utili, che siamo vivi. Per farlo mettiamo in atto tutta una serie di strategie che non fanno altro che andare nella direzione della dispersione, dell’allontanamento, della separazione da noi stessi. Buddha sosteneva che tutti noi siamo colpiti da una sorta di insoddisfazione cronica, che cerchiamo di placare con tutto quello che là fuori, fuori da noi, ci sembra possa funzionare. Lavoro, relazioni, dipendenze varie, moto perpetuo. Allora l'unica soluzione appare essere quella di rifugiarsi in noi stessi e nella nostra presenza mentale attraverso il silenzio e suggerisce di dedicare un’ora o due, o anche tutto un giorno, al silenzio. Deve essere un silenzio programmato in modo da essere sicuri di non essere disturbati. Si tratta di un tempo tutto nostro in cui mangiare in silenzio, meditare, camminare in silenzio e guardare fuori dalla finestra. Il mondo ci apparirà diverso, semplificare, tornare a respirare. Addestriamoci alla mancanza, capiamo che non è nè urgente, nè inevitabile, nè tantomeno fondamentale colmare tutti gli spazi vuoti. Semplicemente, facciamo pace con noi stessi.
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