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Metamorfosi di una farfalla - Mindfulness & Love Coaching

 

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La felicità credo che non andrebbe subordinata a niente....
Inviato da: irene.74
il 19/06/2024 alle 14:24
 
La felicità è un concetto generale. Ognuno è felice a modo...
Inviato da: Anonimo11dgl
il 19/06/2024 alle 14:09
 
Esattamente &#9786;&#65039;
Inviato da: irene.74
il 17/06/2024 alle 22:58
 
Grazie &#128591;&#127995;
Inviato da: irene.74
il 17/06/2024 alle 22:57
 
Lei con questo blog meriterebbe ben altri palcoscenici....
Inviato da: Blogger0dgl
il 17/06/2024 alle 22:52
 
 

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Messaggi di Giugno 2024

Scompari per sei mesi

Post n°616 pubblicato il 25 Giugno 2024 da irene.74

... lavora duramente e il 99% dei tuoi problemi si risolveranno. Accetti la sfida?

Verrebbe spontaneo rispondere di sì. Cosa sono, in fondo, sei mesi al cospetto di anni in cui non toccherà più fare i conti coi problemi che ci affliggono da troppo? Eppure posso garantirti che la risposta non è così scontata... Prova a fare questa domanda alle persone che conosci e te ne renderai conto.

Inizialmente ti scontrerai con la diffidenza delle persone che tenderanno a dirti che non accetterebbero semplicemente perché reputano impossibile la cosa.

Poi ti imbatterai in quelli che accamperanno mille scuse differenti pur di fornire a loro stessi un alibi che li faccia sentire legittimati a dire che no, non possono accettare.

Perchè accade tutto ciò? Probabilmente perché siamo adagiati da troppo sull'insoddisfazione e, come fosse un odore nauseante, a furia di respirarlo non ci fa poi neppure troppo schifo. Per renderci conto di come ci avvelena la vita dovremmo avere il coraggio di "cambiare aria". Ma ti assicuro che son pochi quelli che lo fanno realmente.

Il cambiamento spaventa. E, a volte, persino la felicità ci può terrorizzare. Succede quando per troppo tempo ci siamo ritrovate ad elemosinare le briciole. Succede quando adottiamo la logica del c'è chi sta peggio di noi, accontentiamoci. Succede, più banalmente, quando la nostra vita piatta e scarsamente soddisfacente diventa un tunnel che abbiamo scelto di arredare piuttosto che percorrerlo in fretta per accelerare la nostra uscita...

Quante persone insoddisfatte consoci? Io parecchie.
Quante di queste credi che sarebbero pronte ad investire sei mesi della loro vita esclusivamente in un progetto in grado di cambiargliela?
Quante di queste pensi che la stiano cercando un'opportunità simile?

E allora dovremmo allargare lo sguardo e chiederci se davvero una vita felice è tra le nostre priorità. Se la sogniamo la felicità e siamo pronti ad andarcela a prendere.

C'è troppa rassegnazione in giro e non va mica bene... Stiamo facendo la fine delle aquile che vivono convinte di essere polli!?

Quante volte l'abbiamo detto che nella vita solo il 10% è ciò che ci accade mentre il 90% dipende dal nostro modo di reagire? Ed è realmente così... Eppure di fronte all'impegno ed ai sacrifici ci dileguiamo, mentre sarebbe sufficiente ritornare con la mente ai racconti dei nostri nonni. Quante volte ci hanno parlato delle sfide che hanno dovuto affrontare? Dell'entusiasmo provato nell'averle superate? Fallire, per loro, non era assolutamente tra le opzioni. Dovremmo riscoprire quella forza, guardare alla vita dalla prospettiva giusta. Smetterla di sentirci condannati in attesa di giudizio.

Quante porte scopriremmo che oggi ignoriamo? Oltre le quali ci aspetta la felicità. Ma siamo pronti a volerla davvero?

 

 
 
 

Chiediti con brutale onestà: sono felice?

Post n°615 pubblicato il 18 Giugno 2024 da irene.74

Non siamo più abituati a sentirci chiedere: "Come stai?" E' una domanda bellissima perché manifesta il reale interesse che l'altro ha nei nostri confronti. E forse è proprio per questo che sta scomparendo...

Presi come siamo dal pensare ai nostri problemi ed alle nostre situazioni difficili, abbiamo meno spazio (ed ancor meno energie) da dedicare a quelli degli altri. E ci si ritrova a vivere nella più totale indifferenza. Estranei, nel vero senso della parola.

Questo ci condiziona a tal punto che, sempre più di frequente, smettiamo di chiedercelo anche tra noi e noi. In questo caso non per indifferenza ma piuttosto perché ci appare come una domanda retorica. In quanto tale, imbarazzante.

Finiamo quindi col procedere per forza d'inerzia. Andiamo avanti come se avessimo il pilota automatico innescato. E riusciamo a prendere contatto col nostro vero stato di benessere solo nei rari momenti in cui ci assale quell'inspiegabile senso di frustrazione (misto ad una generosa dose di insoddisfazione) che ci fanno sorgere qualche legittimo dubbio su come realmente possiamo sentirci...

Oggi però ti chiedo di fare un ulteriore passo in avanti e di andare ancora oltre. Vorrei tu potessi esplorare quella dimensione che per sua natura ci apparteneva di diritto quando eravamo bambini: la felicità.

Hai mai fatto caso che i bambini sanno perfettamente se son tristi o meno? Quando sono concentrati sulle loro cose e tutto il resto scompare, quando giocano con gli amichetti, quando trascorrono del tempo coi genitori, i nonni, i pelosetti a quattro zampe, sanno perfettamente di essere felici. Lo sanno perché è tutto perfetto. Perchè sono esattamente in quella dimensione che sentono loro. Allo stesso modo quando si stanno annoiando a casa di persone tristi e lamentose, quando non possono giocare perché messi in castigo, quando salta la gita fuori porta o la passeggiata al parco perché diluvia, sanno perfettamente di essere tristi. Ed insofferenti. Quella condizione non gli piace per niente. E che fanno? Si ingegnano a trovare qualcosa di alternativo che li riallinei alla loro felicità. Ecco che si fanno dare fogli e colori e si immergono in un disegno che li estranea dal contesto triste. Si fanno leggere una favola che permetta alla loro fantasia di volare in alto. Si mettono a giocare con un cucciolo che gli faccia dimenticare tutto il resto...

Evidentemente crescendo c'è qualcosa che smarriamo... Oltre all'abitudine di chiederci se siamo felici (e alla consapevolezza di dovercelo chiedere per sapere se lo siamo o meno...) In qualche modo finiamo col credere che non ci sia più posto per la felicità in un mondo di adulti caratterizzato da responsabilità, doveri, fatica... Quasi fosse una cosa da bambini, un gioco a cui devi rinunciare se vuoi deciderti a crescere. Ci sembra strano poi che i bambini ci additino per persone spesso noiose e pesanti? Forse lo diventiamo davvero...

E qual è la conseguenza del dimenticarsi della felicità? Che si ritiene sia normale una vita che ruota in una dimensione che ne segnali la totale assenza. Pensa alle relazioni di coppia infelici che vanno avanti da anni per abitudine, pensa a quei rapporti che trasmettono noia solo a guardarli. Sono all'insegna dell'"importante è stare insieme". Ma può bastare davvero così poco? Oppure pensa a chi è costretto a svolgere un lavoro che non gli piace per niente. Quante di queste persone hai incontrato nei vari uffici, studi, negozi in cui ti sei imbattuto in gente acida e seccata pronta a darti risposte maleducate senza scrupolo alcuno... E potrei continuare con altri esempi simili.

Non è vero che la felicità sia una cosa secondaria che se c'è, bene. Se non c'è, è uguale. La felicità è davvero quell'energia in grado di cambiare radicalmente una realtà. E' quella spinta vitale che trasforma in piacere cose che, diversamente, verrebbero svolte nella più totale indifferenza e mancanza di entusiasmo (con le conseguenze che si possono facilmente immaginare).

Chiediti con brutale onestà: sono felice? Ed abbi il coraggio di darti una risposta quanto più onesta possibile. Non importa se magari all'inizio potrà disorientarti, quando non spaventarti, la consapevolezza di non esserlo per niente. La buona notizia è che possiamo sempre correggere il tiro. Come? Tornando con la mente indietro nel tempo a quando, da bambini, felici lo eravamo davvero. Per poi recuperare quel che abbiamo smarrito, ciò che è andato perso e ci ha portato fin qui.

Abbiamo diritto alla felicità per stare bene. Non dobbiamo legarla a cose, persone, situazioni esterne, ma riscoprirla in noi e in tutto ciò che riesce a farci sorridere spontaneamente. Che si tratti di trascorrere più tempo con le persone che amiamo, o di tornare a dedicarci ad attività che per noi sono importanti, o di spezzare le noiose catene dell'abitudine per dare nuova vita a quegli aspetti della nostra esistenza che non ci è più possibile cambiare. Non sottovalutare mai l'importanza della felicità. E rifiutati di credere che sia un privilegio esclusivo dei bambini e delle persone senza problemi. Perchè la felicità è realmente a portata di mano. Magari abbiamo solo perso l'abitudine di coglierla e la voglia di ricercarla. Correggiamo il tiro 

 

 

 
 
 

Al primo posto metti sempre gli altri?

Post n°614 pubblicato il 11 Giugno 2024 da irene.74

E' un errore che commettiamo in tanti. Sì, hai letto bene, ho parlato volutamente di errore. Ovviamente lo facciamo con le migliori delle intenzioni, partendo dai più lodevoli presupposti. Ma un errore resta, credimi.

Innanzitutto perché viviamo in un mondo in totale disequilibrio. Prendiamo ad esempio le relazioni interpersonali. Non mi riferisco esclusivamente a quelle sentimentali. Ma anche ai rapporti con gli amici, i familiari, i colleghi, i vicini di casa... Fino a non troppo tempo fa c'era quel senso di responsabilità che spingeva a contraccambiare di cuore quel che ci veniva fatto. Se un collega ci salvava da una situazione spinosa, ci sentivamo "in debito" con lui ed eravamo pronti a restituire la cortesia non appena le parti si fossero, per volere della sorte, invertite. Stesso discorso nei rapporti con gli amici, i familiari, i vicini di casa. Se ci riservavano una gentilezza, se ci risolvevano un problema, ci veniva spontaneo sentirsi in dovere di restituire il favore appena possibile. Ma se ci guardiamo bene intorno, ormai, non è mica più così...

Sembra che i gesti che facciamo siano dovuti. Ricevere in cambio un "grazie" quasi ci commuove. Quando non si arriva alle folli esagerazioni del ritrovarsi a fare i conti coi furbetti che ritengono che quella gentilezza che hai fatto una volta ora automaticamente spetti di dovere in eterno. Questo intendevo prima parlando di un mondo in totale disequilibrio...

La prova del nove? Quando in difficoltà ci ritroviamo noi, intorno spesso abbiamo il vuoto o quasi. Noi che abbiamo sempre messo gli altri e le loro necessità al primo posto. Noi che abbiamo già fatto del bene chissà quante volte. Noi che magari, anche per questo, siamo più stanchi del dovuto. E quando dobbiamo affrontare le nostre prove personali, partiamo già mezzi scarichi (e magari ci chiediamo pure il perché?!)

Non è un reato prendersi cura di se stessi e inserirsi a pieno titolo tra le priorità. Anzi, è un vero e proprio gesto d'amore. Che meritiamo. Che può sicuramente migliorare la qualità della nostra vita. Perchè smettiamo di coltivare aspettative che dipendano dall'esterno, di sentirci inconsciamente meno importanti, "costretti" (da chissà cosa, poi...) a stare sempre un passo indietro.

Per poter cambiare qualsiasi realtà nella nostra vita, dobbiamo necessariamente averne consapevolezza. Ed è per questo che credo sia necessario decidersi ad aprire gli occhi. Forse l'educazione ricevuta in famiglia ci ha portati a ritenere che le questioni altrui siano sempre e comunque più importanti e più meritevoli di attenzione. Forse ci fa sentire bene essere sempre tanto disponibili verso tutti.

Ma se ti chiedo come stai in quei momenti di prova in cui ti ritrovi a dover fare i conti con la solitudine più assoluta, tu, cosa mi rispondi? Ha senso continuare a farsi in quattro per persone e situazioni altrui che ti vengono generosamente delegate da chi vede in te l'occasione giusta per avere un problema in meno? Magari anche consapevole di crearne uno in più a te?

Pensa a quante cose potresti fare se scegliessi di rivedere un po' queste dinamiche pericolose. Quanti sogni potresti tirar fuori dal cassetto? A quanti progetti potresti dedicarti? E quante persone potresti coinvolgere in queste iniziative che sicuramente renderebbero più bella la tua vita?

Il tempo è il dono più prezioso che riceviamo ogni giorno, non mi stancherò mai di ripeterlo. Basta sprecarlo, facciamone buon uso. Partendo proprio dal cambio di prospettiva che può finalmente liberarci da un'inutile zavorra e restituirci a noi stessi. Non ti sto suggerendo di diventare egoista, semplicemente di rivedere le priorità. La verità è che non vali meno degli altri. E non meriti di essere dato per scontato, mai.

Al primo posto hai sempre messo gli altri? Correggi il tiro: sii priorità!

 

 
 
 

Hai mai cronometrato le perdite di tempo?

Post n°613 pubblicato il 04 Giugno 2024 da irene.74

A tutti capita di attraversare periodi in cui ci si riscopre particolarmente improduttivi. Se è vero che il tempo è democratico (le giornate son di 24 ore per tutti), c'è però da dire che non tutti riusciamo sempre a farne buon uso. Magari ne prendiamo coscienza quando ci confrontiamo con persone che sembrano essere attrezzate pure per i salti mortali! Mentre ci raccontano le innumerevoli cose che hanno fatto in una giornata tipo, ci rendiamo conto che il nostro elenco personale potrebbe essere letto in molto meno tempo...

Ma com'è possibile che certi periodi si rivelino così fallimentari ed inconcludenti? Che fine hanno fatto le nostre 24 ore??

C'è un'esperienza semplicissima che potrà aiutarti a comprendere meglio la situazione. Prova a cronometrare le perdite di tempo di una giornata X. Ti siedi sul divano giusto cinque minuti per riposare le gambe stanche? Annota a che ora ti sei seduto e a che ora realmente hai abbandonato il divano. Vuoi concederti giusto cinque minuti di sano svago sui social? Annota a che ora hai iniziato a scrollare il telefonino e a che ora hai finito. Ti fermi solo cinque minuti con la vicina a fare due chiacchiere? Guarda a che ora avete cominciato a parlare e a che ora avete finito.

Scoprirai che quei famosi cinque minuti, durano molto ma molto di più! E che sommati raggiungono un tempo impensabile. Fai quest'esperimento e scoprirai perché fatichi a raggiungere gli obiettivi.

Ogni volta che scegliamo di fare qualcosa stiamo sottraendo tempo ad altro. Quante volte hai allontanato persone che ti caricavano di negatività perché hai preso coscienza di come sarebbe stato meglio dedicare quello stesso tempo ad altre che invece ti avrebbero trasmesso positività?

Tutte le cose che facciamo son soggette alla stessa logica. Solo che non sempre ne abbiamo consapevolezza. Ecco perché ti suggerisco di fare questo semplicissimo esercizio.

Quando vedrai il totale del tempo sprecato in una giornata non dovrai far altro che chiederti: non avrei forse potuto investirlo meglio? Due ore sprecate tra divano, social e chiacchiere di circostanza, ti avrebbero invece permesso di rivedere quell'amico con cui non parli da troppo semplicemente per mancanza di occasione.

Ecco... il tempo che sprechiamo potrebbe trasformarsi nella risorsa preziosa che ci permette proprio di creare le occasioni giuste! Oppure nella possibilità di smetterla con le corse continue per cominciare a ridimensionare il passo delle nostre giornate.

Il tempo è il dono più prezioso che riceviamo ogni giorno. Sprecarlo è davvero un grosso errore, correggiamo il tiro

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: irene.74
Data di creazione: 30/09/2013
 
 

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