Siamo nell’anno in cui all’età di sette anni, per la prima volta i miei genitori mi fecero vivere il fascino del viaggio in Traghetto.
In quegli anni, dal porto della città s’imbarcavano sia treni che persone, che per lavoro, o per le loro vacanze, vi transitavano. Per me, piccolo, era attraente seguire le manovre, svolte per introdurre i treni sulle navi, respiravo così l’odore del treno che si confondeva con quello che il mare faceva salire, a seconda la stagione con il profumo dell’estate o il salmastro, delle onde agitate del nostro inverno.
L’attraversamento durava circa un’ora e non sempre l’orario di partenza e quindi di arrivo veniva rispettato,causa ritardo dei treni a cui la nave faceva da coincidenza, e che portavano soprattutto d’estate i tanti emigranti che facevano rientro alla loro terra.
Oltre l’incanto della navigazione, il compiacimento di solcare il mare,il seguire con gli occhi estasiati la scia di schiuma che i motori lasciavano dietro, la magnificenza dei toni delle acque, che da trasparenti assumevano sempre più nell’andare il blu profondo, era piacevole, per me ragazzino, seguire le manovre di sbarco o d’imbarco, infatti una passerella veniva attraccata per poter transitare, manovra che a seconda della forza del mare richiedeva un certo tempo, interminabile per chi doveva subito sbarcare, per me avvincente seguire queste operazioni manuali dei marinai, che il mio tempo riuscivano ad ingannare
In entrambe le stazioni scoprivo le carrozze, che i cocchieri usavano come il taxi di oggi, carrozze che si differenziavano da quelle scoperte a quelle folcloristiche, a quelle chiuse ed eleganti, trainate da cavalli ammantati di drappi dai colori particolari, da piume che ornavano le loro criniere, che sostavano nei pressi di queste stazioni
Mi incupisce considerare che si perda questo loro tranquillo cullarti e finanche il loro ondeggiare su onde stranamente impetuose, lo spazio di sensazioni, che si fondono su questo mare ancora cristallino, nell’assaporare il bacio di questo sole, sui sedili delle stesse navi, il respirare l’aria di casa nel momento stesso in cui vedi apparire come saluto ai suoi stessi figli, la madonnina che con la sua mano alzata benedice chi intorno le passi.
dirck
reggio calabria,1964
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